N. Stacoffe , E. Massy , E. Massardier , M. Proriol , A. Fontana , P. Chaudier , J.-B. Pialat , C.B. Confavreux
{"title":"Tumori ossei primitivi e secondari","authors":"N. Stacoffe , E. Massy , E. Massardier , M. Proriol , A. Fontana , P. Chaudier , J.-B. Pialat , C.B. Confavreux","doi":"10.1016/S1634-7358(24)49440-0","DOIUrl":"10.1016/S1634-7358(24)49440-0","url":null,"abstract":"<div><p>I tumori ossei corrispondono allo sviluppo di un tessuto patologico che ha come punto di partenza la matrice ossea. Queste lesioni possono essere benigne o maligne. Il clinico si trova di fronte ad essi il più delle volte nel contesto di una scoperta casuale a seguito della prescrizione di esami paraclinici per un altro motivo o per la comparsa di un segnale di allerta clinico. L’approccio diagnostico deve essere sistematico, perché le eziologie sono numerose. Le lesioni ossee benigne (tumori benigni o pseudotumori) sono più frequenti delle lesioni maligne. Le lesioni maligne possono essere primitive o secondarie nel contesto di metastasi ossee di un altro cancro primitivo. Alcune lesioni ossee maligne primitive richiedono una gestione esclusivamente in un centro specializzato. La diagnosi eziologica e la gestione sono multidisciplinari e implicano un rigore di analisi che può arrivare fino a discussioni collegiali in riunioni di concertazione pluridisciplinare in patologia ossea. L’obiettivo di questo capitolo è passare in rassegna le diverse fasi dell’analisi delle lesioni ossee e i principali orientamenti eziologici a cui il clinico può trovarsi di fronte.</p></div>","PeriodicalId":100408,"journal":{"name":"EMC - AKOS - Trattato di Medicina","volume":"26 3","pages":"Pages 1-14"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-08-29","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"142089264","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
F. Pousset (Docteur, praticien hospitalier), L. Legrand (Docteur, praticien hospitalier), P. Devos (Docteur, praticien hospitalier), R. Isnard (Professeur des Universités, praticien hospitalier)
{"title":"Insufficienza cardiaca cronica","authors":"F. Pousset (Docteur, praticien hospitalier), L. Legrand (Docteur, praticien hospitalier), P. Devos (Docteur, praticien hospitalier), R. Isnard (Professeur des Universités, praticien hospitalier)","doi":"10.1016/S1634-7358(24)49436-9","DOIUrl":"10.1016/S1634-7358(24)49436-9","url":null,"abstract":"<div><p>L’insufficienza cardiaca è una malattia la cui frequenza è in aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione e del miglioramento nella gestione delle cardiopatie, la maggior parte delle quali può portare all’insufficienza cardiaca. La diagnosi della malattia è clinica ed è confermata da semplici esami non invasivi: ecocardiografia e peptidi natriuretici. L’insufficienza cardiaca con funzione sistolica conservata rappresenta quasi la metà delle insufficienze cardiache congestizie, ma il suo trattamento rimane scarsamente codificato, a differenza dell’insufficienza cardiaca con funzione sistolica compromessa, per la quale le raccomandazioni terapeutiche sono robuste. La prognosi della malattia resta grave e i ricoveri ospedalieri sono frequenti. Il medico curante svolge un ruolo importante nella gestione e nel monitoraggio dei pazienti con insufficienza cardiaca cronica.</p></div>","PeriodicalId":100408,"journal":{"name":"EMC - AKOS - Trattato di Medicina","volume":"26 3","pages":"Pages 1-11"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-08-29","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"142089259","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
A. Saraux, G. Carvajal Alegria, V. Devauchelle-Pensec
{"title":"Pseudopoliartrite rizomelica e arterite a cellule giganti","authors":"A. Saraux, G. Carvajal Alegria, V. Devauchelle-Pensec","doi":"10.1016/S1634-7358(24)49442-4","DOIUrl":"10.1016/S1634-7358(24)49442-4","url":null,"abstract":"<div><p>La pseudopoliartrite rizomelica (PPR) e l’arterite a cellule giganti (ACG) possono essere isolate o associate, per cui qualsiasi sintomatologia di poliartropatia rizomelica deve indurre a ricercare clinicamente un’arterite a cellule giganti, che è più grave. Esse colpiscono solo soggetti di età superiore ai 50 anni. La PPR si manifesta con dolori infiammatori a livello dei cingoli, mentre l’ACG può presentarsi come una patologia arteritica cranica, soprattutto con cefalee, o extracranica (lesione dell’aorta o dei suoi rami). In entrambi i casi si nota una sindrome infiammatoria (innalzamento della proteina C reattiva). Fino agli ultimi anni erano principalmente l’esclusione delle diagnosi differenziali (che vanno ricercate sistematicamente), la sensibilità ai corticosteroidi nella pseudopoliartrite rizomelica e la biopsia dell’arteria temporale nell’arterite a cellule giganti che permettevano di affermare la diagnosi, ma oggi esami complementari (ecografia delle spalle e delle anche nella pseudopoliartrite rizomelica, l’ecografia delle arterie temporali o la tomografia a emissione di positroni nell’arterite a cellule giganti) contribuiscono alla diagnosi di certezza. Il trattamento di entrambe le malattie si basa sulla terapia corticosteroidea, sapendo che molti pazienti ne ricevono più del necessario e che le complicanze che ne derivano (osteoporosi, diabete, ipertensione, ecc.) non sono sufficientemente prevenute. In caso di corticodipendenza, si possono proporre prodotti risparmiatori di corticosteroidi, come il metotrexate o il tocilizumab (anti-IL6).</p></div>","PeriodicalId":100408,"journal":{"name":"EMC - AKOS - Trattato di Medicina","volume":"26 3","pages":"Pages 1-7"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-08-29","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"142089263","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
J.-C. Roy (Chef de clinique des universités, assistant hospitalier) , G. Robert (Professeur des universités, praticien hospitalier)
{"title":"Sintomi psichiatrici più frequenti negli anziani","authors":"J.-C. Roy (Chef de clinique des universités, assistant hospitalier) , G. Robert (Professeur des universités, praticien hospitalier)","doi":"10.1016/S1634-7358(24)49438-2","DOIUrl":"10.1016/S1634-7358(24)49438-2","url":null,"abstract":"<div><p>La diagnosi e il trattamento dei disturbi psichiatrici nell’anziano richiedono un metodo sistematico a causa della variabilità della loro espressione clinica, della frequente presenza di patologie mediche croniche intercorrenti e dell’aumentato rischio che si instauri un deficit cognitivo. La valutazione medica comprende una diagnosi clinica rigorosa sia dei disturbi presentati che dei fattori di rischio associati, generalmente inseparabili dai sintomi psichiatrici. La gestione si concentra poi sull’eziologia dei disturbi, sulla risoluzione dei fattori precipitanti e di mantenimento, ma anche sull’azione sull’ambiente fisico e umano del paziente. In questo articolo, affrontiamo segni e sintomi psichiatrici frequenti negli anziani al fine di illustrare l’approccio medico che consenta di ottenere una gestione adeguata di questi disturbi.</p></div>","PeriodicalId":100408,"journal":{"name":"EMC - AKOS - Trattato di Medicina","volume":"26 3","pages":"Pages 1-7"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-08-29","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"142089261","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
P. Friocourt (Ancien chef de pôle et chef de service)
{"title":"Dislipidemie del grande anziano","authors":"P. Friocourt (Ancien chef de pôle et chef de service)","doi":"10.1016/S1634-7358(24)49439-4","DOIUrl":"10.1016/S1634-7358(24)49439-4","url":null,"abstract":"<div><p>I dati sull’iperlipidemia e sull’ipercolesterolemia negli anziani e nei grandi anziani sono rari e attualmente non disponiamo di studi di intervento né di raccomandazioni basate sull’evidenza relativi alla gestione dell’iperlipidemia in questa fascia d’età. Il valore predittivo del colesterolo <em>low density lipoprotein</em> (LDL) diminuisce negli anziani e l’effetto protettivo dei livelli elevati di colesterolo <em>high density lipoprotein</em> diminuisce con l’età. Il rischio assoluto di accidente vascolare aumenta con l’età e i metodi per la sua valutazione non sono adatti ai soggetti molto anziani. La decisione di trattare si basa sul tipo di prevenzione (primaria o secondaria), sui fattori di rischio associati, sull’aspettativa di vita e sui desideri del paziente. La gestione prevede attività fisica, dieta e trattamenti farmacologici, che sono dominati dalle statine, che riducono globalmente la mortalità di circa il 10% e il rischio di un evento cardiovascolare del 15-20%: il beneficio dipende dal livello di rischio iniziale del paziente. L’efficacia delle statine sull’abbassamento dei livelli di colesterolo non è influenzata dall’età e la riduzione del rischio assoluto è maggiore nei soggetti anziani. La tolleranza delle statine è valutata su basi cliniche (crampi muscolari) e laboratoristiche (creatinfosfokinasi, transaminasi, glicemia, tasso di emoglobina glicata) e le dosi elevate non sono raccomandate nei soggetti anziani. Le raccomandazioni europee del 2012 non fanno distinzioni in base all’età. Il trattamento con statine è raccomandato in prevenzione secondaria, iniziando con basse dosi e poi realizzando una titolazione. In prevenzione primaria il trattamento può essere discusso, soprattutto se sono presenti fattori di rischio diversi dall’età. Esse considerano che il colesterolo LDL deve essere inferiore a 2,6 mmol/l (100 mg/dl) e che i valori bersaglio devono essere più bassi nei soggetti a rischio. Nei soggetti a rischio molto elevato, il valore bersaglio del colesterolo LDL è inferiore a 1,4 mmol/l (0,55 mg/dl) o, in mancanza di questo, una riduzione superiore o uguale al 50% del valore del colesterolo LDL. In pratica, nei soggetti anziani, i livelli di colesterolo devono essere analizzati in un’ottica di gestione globale del paziente e il trattamento deve essere individualizzato.</p></div>","PeriodicalId":100408,"journal":{"name":"EMC - AKOS - Trattato di Medicina","volume":"26 3","pages":"Pages 1-17"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-08-29","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"142089262","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
M.-J. Challamel , A. Guyon , F. Lecuelle , P. Franco
{"title":"Insonnia e disturbi dell’installazione del ritmo giorno/notte del bambino piccolo (0-6 anni)","authors":"M.-J. Challamel , A. Guyon , F. Lecuelle , P. Franco","doi":"10.1016/S1634-7358(24)49441-2","DOIUrl":"10.1016/S1634-7358(24)49441-2","url":null,"abstract":"<div><p>Difficoltà di addormentamento e risvegli notturni multipli sono molto frequenti nel bambino piccolo, poiché il 25-60% dei bambini sotto i 5 anni ha o ha avuto difficoltà nel sonno per più di 3 mesi. Le cause possono essere ambientali, psicologiche o mediche. Il 70-80% delle insonnie del bambino ha un’origine comportamentale (condizionamento all’addormentamento, sindrome da assunzione di cibo notturno, scarsa igiene del sonno, esposizione a schermi). Ascoltare le lamentele dei genitori e proporre regole di igiene del sonno molto semplici e adatte al contesto socioculturale del bambino consentono, nella grande maggioranza dei casi, una risoluzione molto rapida dei disturbi. Le difficoltà del sonno che resistono alla gestione comportamentale e la presenza di segni di privazione del sonno devono portare a sospettare una causa medica.</p></div>","PeriodicalId":100408,"journal":{"name":"EMC - AKOS - Trattato di Medicina","volume":"26 3","pages":"Pages 1-7"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-08-29","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"142089265","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
J.-L. Wémeau (Professeur émérite) , C. Do Cao (Praticien hospitalier) , M. Ladsous (Praticien hospitalier)
{"title":"Nodulo tiroideo","authors":"J.-L. Wémeau (Professeur émérite) , C. Do Cao (Praticien hospitalier) , M. Ladsous (Praticien hospitalier)","doi":"10.1016/S1634-7358(24)49437-0","DOIUrl":"10.1016/S1634-7358(24)49437-0","url":null,"abstract":"<div><p>Molto frequenti, i noduli si sviluppano progressivamente nel corso di decenni e costituiscono un indicatore dell’invecchiamento della tiroide. Tuttavia, un certo numero di essi (circa il 10%) è funzionale, capta lo iodio e rischia di provocare ipertiroidismo quando il volume supera i 2-3 cm. Un piccolo numero di essi corrisponde a cancri, generalmente ben differenziati, lentamente evolutivi e con una buona prognosi, ma che devono essere riconosciuti in questo stadio nodulare. Alcuni fattori clinici forniscono indicazioni sulla diagnosi e sulla prognosi dei noduli tiroidei. Tuttavia, la maggior parte dei noduli clinicamente isolati merita un’indagine, che orienta la determinazione iniziale del <em>thyroid stimulating hormone</em>, completata il più delle volte dall’ecografia e, se necessario, dallo studio citologico. L’indagine ecografica si basa sulla stratificazione prognostica EU-TIRADS (European Thyroid Imaging Reporting and Data System, in 5 stadi), che definisce l’opportunità della citopuntura. Le informazioni citologiche sono qualificate nelle sei classi di Bethesda, che talvolta forniscono argomenti molto franchi a favore della benignità o della malignità. Alcuni risultati sono non interpretabili (per insufficiente raccolta), talvolta indeterminati, il che porta a ripetere i prelievi e a discutere l’opportunità di altre tecniche (elastografia, scintigrafia accoppiata con iodio 123-MIBI…) o del monitoraggio al fine di evitare il ricorso troppo precoce a una chirurgia non necessaria. Nuovi processi di valutazione (in particolare in biologia molecolare) e nuove tecniche interventistiche (ultrasuoni ad alta intensità, termoablazione...) sono oggetto di studi e riflessioni.</p></div>","PeriodicalId":100408,"journal":{"name":"EMC - AKOS - Trattato di Medicina","volume":"26 3","pages":"Pages 1-9"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-08-29","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"142089260","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
V. Rigalleau, N. Foussard, A. Larroumet, M. Monlun, L. Blanco, K. Mohammedi
{"title":"Alimentazione e diabete: dietetica pratica","authors":"V. Rigalleau, N. Foussard, A. Larroumet, M. Monlun, L. Blanco, K. Mohammedi","doi":"10.1016/S1634-7358(24)49207-3","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1634-7358(24)49207-3","url":null,"abstract":"<div><p>Il diabete mellito è un sintomo di diverse malattie e la prescrizione dietetica dipende dalla loro diagnosi: tipo di diabete, stato nutrizionale, diagnosi educativa. Il diabete di tipo 1 viene trattato con insulina, che richiede la regolarizzazione dell’assunzione di carboidrati o addirittura il suo controllo all’interno di una terapia insulinica funzionale. Il diabete di tipo 2 complica l’eccesso di peso che richiede il controllo dell’apporto calorico e la promozione dell’attività fisica. Al contrario, il diabete di tipo 3c (pancreatico) è accompagnato da una cattiva digestione che espone alla malnutrizione e l’assunzione di cibo non deve essere limitata. La nefropatia porta a moderare l’apporto di proteine e sodio. I risultati insoddisfacenti della gestione del diabete di tipo 2 possono portare a cambiamenti nelle priorità: alimentazione mediterranea e riduzione dell’apporto di carboidrati e/o degli indici glicemici.</p></div>","PeriodicalId":100408,"journal":{"name":"EMC - AKOS - Trattato di Medicina","volume":"26 2","pages":"Pages 1-5"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-05-13","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"140914132","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
T. Papo (Professeur des Universités, praticien hospitalier)
{"title":"Immunoglobuline polivalenti per via endovenosa","authors":"T. Papo (Professeur des Universités, praticien hospitalier)","doi":"10.1016/S1634-7358(24)49213-9","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1634-7358(24)49213-9","url":null,"abstract":"<div><p>Le immunoglobuline polivalenti per uso endovenoso di origine umana sono utilizzate a scopo sostitutivo nella prevenzione delle infezioni ripetute nelle immunodeficienze congenite con ipogammaglobulinemia e in alcune immunodeficienze acquisite. Le immunoglobuline polivalenti per uso endovenoso vengono utilizzate anche in alcune malattie autoimmuni o infiammatorie. Il numero di indicazioni per scopi immunomodulatori ha continuato ad aumentare negli ultimi 50 anni. Una piccola parte delle giustificazioni si basa su studi clinici controllati. Le immunoglobuline multivalenti per uso endovenoso o sottocutaneo sono caratterizzate da una buona tolleranza clinica. Si tratta di una terapia costosa il cui avvio è riservato all’uso ospedaliero e a indicazioni convalidate o nell’ambito di protocolli clinici.</p></div>","PeriodicalId":100408,"journal":{"name":"EMC - AKOS - Trattato di Medicina","volume":"26 2","pages":"Pages 1-6"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-05-13","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"140914048","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
L.-M. Vaconsin (Interne), M. Thy (CCA), N. Peiffer-Smadja (MCU-PH), R. Sonneville (PU-PH)
{"title":"Meningiti acute infettive degli adulti","authors":"L.-M. Vaconsin (Interne), M. Thy (CCA), N. Peiffer-Smadja (MCU-PH), R. Sonneville (PU-PH)","doi":"10.1016/S1634-7358(24)49209-7","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1634-7358(24)49209-7","url":null,"abstract":"<div><p>Le meningiti infettive acute comunitarie sono principalmente virali o batteriche. La gravità della meningite batterica, in particolare la sua mortalità e il rischio di postumi e di handicap, richiede un trattamento diagnostico e terapeutico rapido. Pertanto, qualsiasi paziente sospettato di meningite batterica deve ricevere una terapia antibiotica entro un’ora dall’arrivo in ospedale. Questa terapia antibiotica deve coprire i principali batteriimplicati: lo pneumococco e il meningococco. La gestione iniziale in questa situazione si basa quindi su una cefalosporina di terza generazione (cefotaxime 300 mg/kg/die o ceftriaxone 100 mg/kg/die) e su una corticoterapia adiuvante tramite desametasone per via endovenosa, 10 mg/6 ore. In caso di argomenti a favore di un’infezione non neuromeningea da <em>Listeria monocytogenes</em>, la gestione iniziale deve coprire anche questo microrganismo e non comprende una corticoterapia: cefotaxime 300 mg/kg/die o ceftriaxone 100 mg/kg/die + amoxicillina 200 mg/kg/die.</p></div>","PeriodicalId":100408,"journal":{"name":"EMC - AKOS - Trattato di Medicina","volume":"26 2","pages":"Pages 1-10"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-05-13","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"140914045","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}