A. de Carbonnières , V. Reslinger , A. Perchoc , J. Fawaz , E. Devant , J. Picard , C. Arvieux
{"title":"Trattamento chirurgico delle gangrene del pavimento pelvico","authors":"A. de Carbonnières , V. Reslinger , A. Perchoc , J. Fawaz , E. Devant , J. Picard , C. Arvieux","doi":"10.1016/S1283-0798(25)50537-5","DOIUrl":"10.1016/S1283-0798(25)50537-5","url":null,"abstract":"<div><div>La gangrena perineale è una condizione rara causata da un’infezione dei tessuti molli da parte di germi, che progredisce improvvisamente in cellulite e in fascite necrotizzante. È stata descritta in forma idiopatica da Jean Alfred Fournier nel 1883. Il più delle volte si sviluppa a partire da una lesione suppurativa urogenitale, anorettale o cutanea. Il trattamento chirurgico deve essere istituito con estrema urgenza e deve essere integrato da misure di rianimazione e da una terapia antibiotica probabilistica per via endovenosa, adattata secondariamente ai dati dei prelievi intraoperatori. Il trattamento chirurgico comprende interventi iterativi per escissioni, debridement e drenaggio. L’esecuzione di una colostomia fin dall’inizio deve essere discussa nei casi gravi o quando l’origine è coloproctologica, raramente associata a una derivazione urinaria. La rianimazione nutrizionale precoce è essenziale per la prognosi dei pazienti. Mentre l’interesse dell’ossigenoterapia iperbarica rimane discutibile, esiste un consenso sull’utilità delle medicazioni con un sistema di aspirazione perché accelerano il processo di guarigione e consentono una gestione più facile per le equipe curanti e una mobilizzazione precoce del paziente.</div></div>","PeriodicalId":100456,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale","volume":"31 2","pages":"Pages 1-8"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2025-05-28","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"144147314","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
N. Ammar-Khodja , C. Salloum , D. Castaing , D. Azoulay
{"title":"Tecniche di epatectomia tramite laparotomia","authors":"N. Ammar-Khodja , C. Salloum , D. Castaing , D. Azoulay","doi":"10.1016/S1283-0798(25)50538-7","DOIUrl":"10.1016/S1283-0798(25)50538-7","url":null,"abstract":"<div><div>Ci sono tre regole da seguire quando si esegue un’epatectomia: adattare l’escissione alla lesione e non al chirurgo, evitare le complicanze tecniche dell’epatectomia, emorragia, perdita di bile e necrosi a livello del parenchima rimanente, e lasciare abbastanza parenchima per evitare l’insufficienza epatica postoperatoria. Le tecniche di epatectomia si sono evolute nel tempo, in particolare in termini di strumentazione chirurgica e di clampaggio vascolare, ma i punti di riferimento anatomici sono rimasti fissi. La lobectomia sinistra inizia con una sezione del legamento rotondo e del legamento triangolare sinistro; i peduncoli dei segmenti 3 e 2 vengono legati al bordo sinistro del peduncolo portale; sotto questo controllo vascolare, il parenchima epatico viene sezionato. L’intervento termina con la sezione della vena epatica sinistra. Per l’epatectomia destra: liberazione mediante sezione del legamento rotondo e del legamento triangolare destro; gli elementi vascolari del peduncolo portale destro possono essere dissecati e clampati nel peduncolo, quindi legati in zona intraparenchimale durante la sezione; sotto questo controllo vascolare, il parenchima epatico viene sezionato e l’intervento termina con la sezione della vena epatica destra. Per l’epatectomia sinistra: liberazione mediante sezione del legamento rotondo e del legamento triangolare sinistro; gli elementi vascolari del peduncolo portale sinistro possono essere sezionati e clampati nel peduncolo, quindi legati in zona intraparenchimale durante la sezione; sotto questo controllo vascolare, il parenchima epatico viene sezionato e l’intervento termina con la sezione della vena epatica sinistra. Il protocollo generale delle epatectomie implica un preciso studio preoperatorio delle lesioni e dell’effettiva anatomia vascolare del fegato. Sono possibili diversi accessi laparotomici: laparotomia sottocostale destra, più o meno estesa, laparotomia mediana e incisione a J di Makuchi. Il fegato deve essere liberato per poter effettuare un’esplorazione completa (manuale e mediante ecografia intraoperatoria). La sezione parenchimale viene eseguita in modo tale da scoprire i peduncoli vasculobiliari nel fegato e da legarli elettivamente. Le epatectomie anatomiche consentono di eseguire l’escissione di uno o più segmenti senza compromettere la vascolarizzazione (portale e arteriosa) e il drenaggio (venoso e biliare) dei restanti segmenti epatici. Al termine dell’intervento, viene verificata la corretta legatura dei vasi e dei dotti biliari a livello della sezione. Questo insieme di regole per l’esecuzione delle epatectomie deve permettere sicurezza e complicanze minime.</div></div>","PeriodicalId":100456,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale","volume":"31 2","pages":"Pages 1-16"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2025-05-28","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"144147315","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
A. Cazelles , G. Pasinato , M. Aubert , G. Manceau , C. Sabbagh , D. Mege , M. Karoui
{"title":"Cancro del colon occluso","authors":"A. Cazelles , G. Pasinato , M. Aubert , G. Manceau , C. Sabbagh , D. Mege , M. Karoui","doi":"10.1016/S1283-0798(25)50536-3","DOIUrl":"10.1016/S1283-0798(25)50536-3","url":null,"abstract":"<div><div>L’occlusione è la modalità di rivelazione del 20-25% dei cancri del colon e rappresenta un’emergenza terapeutica che deve tenere conto sia delle conseguenze dell’occlusione (disturbi idroelettrolitici, alterazione delle condizioni generali, ischemia del colon, stasi stercorale) sia del cancro stesso, spesso localmente avanzato e/o metastatico, che si verifica in pazienti anziani o con gravi comorbilità. Nel cancro del colon destro occluso, si raccomanda la colectomia destra con o senza anastomosi ileocolica. Nel cancro del colon sinistro occluso, la colostomia di scarico consente di eseguire la colectomia oncologica dopo una valutazione completa della malattia e la riabilitazione del paziente. L’intervento di Hartmann deve essere riservato alle forme perforate e alla colectomia (sub)totale, quando esiste un’ischemia del colon a monte. In caso di ischemia o di perforazione diastasica del cieco, la resezione ileocecale con ileocolostomia è un’alternativa alla colectomia (sub)totale. La protesi del colon può essere un’alternativa alla colostomia di scarico in centri esperti. L’impatto prognostico dell’occlusione stessa, la morbilità della colectomia in questo contesto, l’importanza di essere in grado di somministrare la chemioterapia adiuvante quando è necessaria e i risultati molto incoraggianti della chemioterapia neoadiuvante nel cancro del colon localmente avanzato sono tutti elementi che depongono a favore della valutazione della sequenza stomia/protesi – chemioterapia neoadiuvante – colectomia oncologica nel cancro del colon occluso, e questo indipendentemente dalla localizzazione del tumore.</div></div>","PeriodicalId":100456,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale","volume":"31 2","pages":"Pages 1-11"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2025-05-28","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"144147313","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
{"title":"Trattamento chirurgico del colangiocarcinoma distale","authors":"M. El Amrani , E. Boleslawski","doi":"10.1016/S1283-0798(25)50539-9","DOIUrl":"10.1016/S1283-0798(25)50539-9","url":null,"abstract":"<div><div>Il colangiocarcinoma distale rappresenta il 20-30% dei tumori biliari. Comprende tutti i tumori biliari localizzati a livello del coledoco a valle della convergenza cistica. Il colangiocarcinoma distale si manifesta principalmente con ittero e la diagnosi viene spesso fatta con una valutazione tramite imaging che deve precedere l’eventuale drenaggio biliare. La conferma istologica del colangiocarcinoma è essenziale nel caso di un tumore non resecabile o metastatico. Tuttavia, se la diagnosi è fortemente sospetta all’imaging e il tumore è resecabile fin dall’inizio, la conferma istologica non è essenziale prima della resezione chirurgica. La resecabilità del colangiocarcinoma distale è determinata secondo gli stessi principi di quella dell’adenocarcinoma del pancreas cefalico. La procedura il più delle volte eseguita è la duodenopancreasectomia cefalica perché l’invasione pancreatica e/o duodenale è frequente anche nei tumori localizzati più in alto. Tuttavia, la resezione isolata della via biliare principale peduncolare è possibile nel caso di un tumore localizzato senza coinvolgimento pancreaticoduodenale o vascolare. In tutti i casi, è necessaria una dissecazione linfonodale. Dopo la resezione chirurgica, la sopravvivenza media è di 33 mesi, con un tasso di sopravvivenza globale a 5 anni compreso tra il 27% e il 63%. La prognosi del colangiocarcinoma è strettamente correlata allo stato linfonodale e ai margini di resezione.</div></div>","PeriodicalId":100456,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale","volume":"31 2","pages":"Pages 1-7"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2025-05-28","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"144147316","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
B. Thebault, R. Quetel, P. Peyrafort, O. Saint-Marc
{"title":"Pancreatectomie a invasività minima robot-assistite","authors":"B. Thebault, R. Quetel, P. Peyrafort, O. Saint-Marc","doi":"10.1016/S1283-0798(25)50137-7","DOIUrl":"10.1016/S1283-0798(25)50137-7","url":null,"abstract":"<div><div>Le indicazioni per le pancreatectomie a invasività minima robot-assistite sono le stesse della chirurgia a cielo aperto, che rimane il gold standard in chirurgia pancreatica. Le eccezioni sono i tumori voluminosi complessi che richiedono una resezione allargata, in particolare viscerale o vascolare, e gli addomi multiaderenziali, che non consentono la realizzazione di uno pneumoperitoneo. La chirurgia robot-assistita ha permesso di apportare standardizzazione e riproducibilità rispetto alla via laparoscopica, che è stata validata solo nelle exeresi corpocaudali senza tuttavia dimostrare la sua superiorità. Inoltre, difficile da padroneggiare e riprodurre, ha faticato a diffondersi e su di essa non vi è ancora consenso. Viceversa, la via robotica è divenuta l’approccio di prima intenzione in molti centri nel mondo. Sono attualmente in corso studi per valutare l’approccio robot-assistito, mentre la sua fattibilità e la sua sicurezza sono già state dimostrate, sia per le exeresi della testa (duodenopancreatectomia cefalica) che per quelle corpocaudali (pancreatectomia sinistra con o senza splenectomia). Mentre chemioterapia e radiochemioterapia hanno permesso di migliorare la strategia di gestione dei cancri del pancreas, il robot permette di prevedere lo sviluppo della chirurgia pancreatica a invasività minima. Questa sembra finalmente accessibile, standardizzabile e riproducibile. Questa chirurgia non sfugge a una necessaria curva di apprendimento e trova il suo posto solo in equipe multidisciplinari esperte in centri specializzati.</div></div>","PeriodicalId":100456,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale","volume":"31 1","pages":"Pages 1-13"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2025-02-24","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"143480365","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"OA","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
{"title":"Chirurgia del colangiocarcinoma intraepatico e perilare","authors":"A. Facque , N. Golse","doi":"10.1016/S1283-0798(25)50138-9","DOIUrl":"10.1016/S1283-0798(25)50138-9","url":null,"abstract":"<div><div>Con il termine di colangiocarcinoma si intende un gruppo eterogeneo di tumori epiteliali primitivi delle vie biliari con prognosi sfavorevole. Si distinguono i colangiocarcinomi intraepatici (CCAi), perilari (CCAp) e quelli della via biliare principale. Si tratta di patologie rare, la cui incidenza varia a seconda dei paesi, e che colpiscono soprattutto il soggetto anziano, con una prevalenza maschile. Il CCAi è spesso voluminoso alla diagnosi, scoperto in base a una sindrome di massa e/o a un’alterazione dello stato generale. Il CCAp è meno voluminoso e scoperto in base a un ittero nudo dovuto all’ostruzione della convergenza biliare. La diagnosi di colangiocarcinoma è suggerita alla diagnostica per immagini dalla presenza di un tumore fibroso. Difficili da ottenere per i CCAp, le informazioni istologiche sul fegato non tumorale e tumorale sono auspicabili per identificare un’epatopatia cronica ed escludere una diagnosi differenziale, in particolare nel caso di indicazione a un trattamento neoadiuvante. Il bilancio di diagnostica per immagini e la gestione devono essere realizzati in un ambiente specializzato, fin dal sospetto della diagnosi, prima di ogni eventuale drenaggio. Il trattamento chirurgico, realizzabile in meno del 40% dei casi, è l’unico trattamento potenzialmente curativo. Questa procedura comporta spesso un’epatectomia maggiore e sempre una resezione della convergenza biliare nelle forme perilari, generalmente preceduta da un drenaggio biliare e da un’embolizzazione portale. Le principali serie chirurgiche riportano una sopravvivenza del 30-40% a 5 anni. Oltre alla mortalità postoperatoria dell’8-10%, questi scarsi risultati sono dovuti all’estensione linfonodale, a noduli satelliti o a un’invasione vascolare. Il trapianto di fegato, preceduto da una radiochemioterapia, è il trattamento di riferimento dei CCAp di dimensioni inferiori a 3 cm, non resecabili unicamente. Il trapianto di fegato non ha attualmente un posto validato nei CCAi.</div></div>","PeriodicalId":100456,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale","volume":"31 1","pages":"Pages 1-18"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2025-02-24","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"143480366","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"OA","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
D. Berzan , H. Jeddou , N. Hansal , A. Dhote , A. Nassar , D. Fuks , S. Tzedakis
{"title":"Epatectomie mini-invasive tramite laparoscopia","authors":"D. Berzan , H. Jeddou , N. Hansal , A. Dhote , A. Nassar , D. Fuks , S. Tzedakis","doi":"10.1016/S1283-0798(24)49643-5","DOIUrl":"10.1016/S1283-0798(24)49643-5","url":null,"abstract":"<div><div>Le epatectomie laparoscopiche sono tra gli interventi chirurgici più difficili sul piano tecnico a causa della complessità anatomica e della vicinanza alle strutture vitali. Nel corso degli anni, questi interventi hanno suscitato l’entusiasmo, il fascino e l’umiltà dei chirurghi di tutto il mondo. Le difficoltà tecniche legate ai controlli vascolari e alla transezione parenchimale e la paura dei rischi emorragici, dell’embolia gassosa e di scarsi risultati oncologici sono fattori che hanno limitato lo sviluppo e la diffusione della chirurgia epatica laparoscopica. Tuttavia, le epatectomie laparoscopiche presentano vantaggi significativi rispetto alla via aperta. Dalla comparsa di questa tecnica, sono state riportate più di 10 000 procedure e diversi centri hanno recensito ampie serie di resezioni epatiche tramite laparoscopia, comprese le epatectomie maggiori. I vantaggi sono quelli di qualsiasi intervento laparoscopico: preservazione della parete e ritorno più precoce alle attività precedenti, riduzione della morbilità nei pazienti cirrotici e facilitazione di eventuali reinterventi. È essenziale insistere su tre punti fondamentali: le indicazioni di resezione non devono essere modificate dalla possibilità di un accesso laparoscopico, la selezione dei pazienti deve essere rigorosa e la formazione dei chirurghi che propongono questa tecnica deve essere garantita, poiché è necessaria una doppia competenza in chirurgia epatica per via aperta e in chirurgia laparoscopica complessa.</div></div>","PeriodicalId":100456,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale","volume":"30 4","pages":"Pages 1-14"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-11-25","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"142701500","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
{"title":"Gesti di base in chirurgia laparoscopica e robot-assistita dell’adulto","authors":"A. Valverde","doi":"10.1016/S1283-0798(24)49642-3","DOIUrl":"10.1016/S1283-0798(24)49642-3","url":null,"abstract":"<div><div>Come nella chirurgia a cielo aperto, l’acquisizione dei gesti di base specifici della chirurgia laparoscopica può avvenire solo al prezzo di un apprendimento pratico, ma chiarito da una buona comprensione della logica di questi gesti e dei più piccoli dettagli della loro tecnica. Questi gesti sono essenziali per tutti gli interventi laparoscopici e riguardano: l’installazione del paziente e dei dispositivi tecnici, in un’ottica di sicurezza per il paziente e di ergonomia per l’equipe operatoria, la creazione dello pneumoperitoneo mediante apertura o mediante puntura, l’impianto dei trocar, e in particolare quello del primo trocar in caso di puntura, le tecniche di retropneumoperitoneo lombare e pelvico, l’esposizione e il respingimento degli organi, l’esposizione ravvicinata dello spazio di dissecazione, il maneggiamento del laparoscopio, i gesti elementari di dissecazione ed emostasi, preventiva o curativa, il controllo dell’energia elettrica e dei suoi rischi, la pratica dei nodi intra- ed extracorporei, quella delle suture manuali o meccaniche, il rilascio delle aderenze parietali e viscerali, l’estrazione dei pezzi, la peritoneizzazione, il drenaggio, l’essufflazione dello pneumoperitoneo, l’infiltrazione anestetica e la chiusura degli orifizi dei trocar, la celioscopia con telemanipolazione detta “robot-assistita” e, infine, l’eventuale conversione in laparotomia a seconda del contesto emorragico o meno.</div></div>","PeriodicalId":100456,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale","volume":"30 4","pages":"Pages 1-29"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-11-25","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"142701499","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
M.-C. Blanc, L. Beyer-Berjot, T. Bège, S.-V. Berdah, D.-J. Birnbaum
{"title":"Gestione chirurgica delle malattie infiammatorie croniche dell’intestino: trattamento chirurgico della malattia di Crohn","authors":"M.-C. Blanc, L. Beyer-Berjot, T. Bège, S.-V. Berdah, D.-J. Birnbaum","doi":"10.1016/S1283-0798(24)49434-5","DOIUrl":"10.1016/S1283-0798(24)49434-5","url":null,"abstract":"<div><p>La gestione della malattia di Crohn è multidisciplinare e deve essere discussa in una riunione di consultazione pluridisciplinare (RCP). Questa RCP deve coinvolgere, tra gli altri, un chirurgo di riferimento per le malattie infiammatorie dell’intestino. Il ruolo della chirurgia si è notevolmente evoluto negli ultimi anni, a causa dello sviluppo di nuovi trattamenti medici efficaci. In dieci anni la percentuale dei pazienti operati almeno una volta nella vita è scesa dal 60% al 30%. Le indicazioni chirurgiche sono quelle costituite principalmente dalle forme stenosanti resistenti alle cure mediche (50-60%) e dalle forme perforanti (35-45%). Alcune coorti prospettiche francesi hanno permesso di specificare a quali pazienti poteva essere effettuato un trattamento medico in prima intenzione in queste due indicazioni, affinando così le indicazioni chirurgiche. Infine, le forme infiammatorie pure con un coinvolgimento unico e limitato costituiscono un’indicazione recente alla chirurgia come via alternativa agli anti-TNF. La resezione ileocecale è la procedura più comunemente eseguita, a causa di un danno prevalente dell’ultima ansa ileale. Tuttavia, va ricordato che, contrariamente al principio di standardizzazione della chirurgia della colite ulcerosa, la malattia di Crohn è associata a una chirurgia “su misura”, in termini di tipologia e di durata della resezione. I due principi fondamentali di questo intervento chirurgico sono il risparmio intestinale (vale a dire la resezione limitata alle lesioni macroscopiche sintomatiche, senza margine) e l’accesso mini-invasivo. L’indicazione all’anastomosi immediata o alla stomia temporanea viene stabilita in base alla combinazione di fattori di rischio ben identificati. La stricturoplastica rappresenta una via alternativa alla resezione intestinale delle forme stenosanti. La sua indicazione è discussa quando la resezione comporta il rischio di una sindrome dell’intestino tenue corto (lesioni multiple/diffuse o recidiva iterativa). Infine, nelle forme “ad alto rischio” (malnutrizione, forme stenosanti o perforanti, corticoterapia), è indicata un’ottimizzazione preoperatoria nutrizionale.</p></div>","PeriodicalId":100456,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale","volume":"30 3","pages":"Pages 1-17"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-08-29","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"142088644","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
C. Arvieux (Professeur des Universités-praticien hospitalier) , L. Mourot (Docteur junior) , E. Girard (Praticien hospitalo-universitaire) , J. Picard (Professeur associé)
{"title":"Traumi della milza: principi di tecnica e di tattica chirurgica","authors":"C. Arvieux (Professeur des Universités-praticien hospitalier) , L. Mourot (Docteur junior) , E. Girard (Praticien hospitalo-universitaire) , J. Picard (Professeur associé)","doi":"10.1016/S1283-0798(24)49435-7","DOIUrl":"10.1016/S1283-0798(24)49435-7","url":null,"abstract":"<div><p>La milza è l’organo più frequentemente colpito durante un trauma addominale, a causa della sua fragilità e della sua esposizione, e può anche essere ferita accidentalmente durante un intervento chirurgico del tratto digerente. Un ferito che rimane emodinamicamente instabile nonostante la rianimazione intrapresa durante il suo trasporto e il suo deshockaggio e che presenta un versamento intra-addominale abbondante all’ecografia non presenta una condizione compatibile con la realizzazione di una TC con mezzo di contrasto. Deve beneficiare di una laparotomia in estrema urgenza e, se è coinvolta la milza, deve essere eseguita una splenectomia emostatica. Per il paziente emodinamicamente stabile, la valutazione iniziale deve essere completa. Tale valutazione prevede, oltre all’esame clinico e alla valutazione biologica classica, una TC, che deve essere total body con iniezione di mezzo di contrasto, e sezioni al tempo precoce arterioso e tardivo portale. Nei pazienti stabili, il trattamento non chirurgico del trauma splenico è diventato indispensabile, soprattutto a causa delle complicanze postoperatorie e delle misure limitanti a vita dopo la splenectomia. Viene effettuato a condizione che il ferito possa essere monitorato in ambiente chirurgico e che non vi sia il sospetto di danno agli organi cavi. Per i pazienti con coinvolgimento splenico di grado severo, il tasso di salvataggio della milza diminuisce. L’arteriografia con embolizzazione dell’arteria splenica sta vivendo un forte sviluppo, perché permette di aumentare il tasso di salvataggio delle milze più danneggiate.</p></div>","PeriodicalId":100456,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale","volume":"30 3","pages":"Pages 1-14"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-08-29","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"142086949","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}