Y. Benitha (Interne DES médecine intensive réanimation Paris) , A. Bleibtreu (Praticien hospitalier, référent anti-infectieux, responsable infectiologie transversale)
{"title":"Candidemie e candidosi invasive","authors":"Y. Benitha (Interne DES médecine intensive réanimation Paris) , A. Bleibtreu (Praticien hospitalier, référent anti-infectieux, responsable infectiologie transversale)","doi":"10.1016/S1283-0771(24)49999-4","DOIUrl":"10.1016/S1283-0771(24)49999-4","url":null,"abstract":"<div><div>Le candidosi invasive (CI) sono infezioni gravi, il più delle volte nosocomiali e riscontrate principalmente in gruppi di pazienti a rischio e portatori di comorbilità. Esse riuniscono le candidemie e le candidosi profonde (con lesione d’organo associata). Di gran lunga le infezioni fungine invasive (IFI) più comuni, le CI presentano un aumento dell’incidenza. A causa della loro frequenza e della loro gravità e dell’identificazione dei fattori di rischio associati alla loro insorgenza, sono emerse diverse strategie di trattamento profilattico, preventivo o empirico. Queste strategie sono giustificate dalla difficoltà e dal ritardo diagnostico imposti da una clinica povera e da esami di laboratorio imperfetti. Alcune raccomandazioni, aiutate dai progressi delle tecniche diagnostiche e dall’emergere di biomarcatori come il β-D-glucano (BDG), hanno tentato di standardizzare la diagnosi e la gestione di queste infezioni. La scelta del trattamento di prima intenzione delle CI si è evoluta negli ultimi decenni a causa dei cambiamenti di epidemiologia micologica della <em>Candida</em> e della mutazione dello stock di antifungini. Le echinocandine e, in primo luogo, la caspofungina sono divenute il trattamento di riferimento, anche se potrebbero venire alla luce alcune ottimizzazioni posologiche. La gestione associa il trattamento antinfettivo alla ricerca delle porte d’ingresso e delle lesioni secondarie, in particolare nel contesto di una candidemia. Le candidosi profonde possono essere sottoposte a una gestione specifica a seconda dell’organo interessato. Nonostante i recenti cambiamenti, la mortalità legata alle CI (vicina al 47%) rimane una vera sfida diagnostica e terapeutica. La standardizzazione della gestione, le strategie di trattamento, i progressi diagnostici nonché lo sviluppo di nuovi antifungini lasciano intravedere un margine di miglioramento nella prognosi delle CI, che va controbilanciato con l’emergere di specie resistenti.</div></div>","PeriodicalId":100410,"journal":{"name":"EMC - Anestesia-Rianimazione","volume":"30 1","pages":"Pages 1-15"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2025-02-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"143102004","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
A. Besnard MD , L. Abdennour MD , A.-M. Korinek MD , B. Mathon MD, PhD , E. Shotar MD , M. Doirado MD , C. Tabillon MD , A. Jacquens MD PhD , A. Bleibtreu MD , V. Degos MD, PhD
{"title":"Meningoencefaliti infettive e suppurazioni intracraniche dell’adulto","authors":"A. Besnard MD , L. Abdennour MD , A.-M. Korinek MD , B. Mathon MD, PhD , E. Shotar MD , M. Doirado MD , C. Tabillon MD , A. Jacquens MD PhD , A. Bleibtreu MD , V. Degos MD, PhD","doi":"10.1016/S1283-0771(24)49998-2","DOIUrl":"10.1016/S1283-0771(24)49998-2","url":null,"abstract":"<div><div>Le infezioni neuromeningee rappresentano un’urgenza terapeutica. Potenzialmente fatali e causa di pesanti sequele neurologiche, queste patologie devono essere sospettate di fronte a qualsiasi sintomatologia suggestiva. La diagnosi di meningoencefalite, proprio come quella di suppurazione intracranica (ascesso o empiema), si basa su argomenti clinici, radiologici e microbiologici (analisi del liquido cerebrospinale o di campioni intraoperatori). La ricerca di una sieropositività per il virus dell’immunodeficienza umana deve essere sistematica e, se necessario, portare ad ampliare il bilancio eziologico ai patogeni opportunisti. Le encefaliti infettive sono principalmente virali e le suppurazioni principalmente batteriche. Davanti a un’encefalite, vanno sistematicamente sospettati herpes, listeriosi e tubercolosi. Un trattamento empirico che copra herpes, listeriosi e, in presenza di fattori di rischio, tubercolosi deve essere introdotto il prima possibile. Il ritardo nell’introduzione dell’aciclovir determina la prognosi delle meningoencefaliti erpetiche e rappresenta un’urgenza assoluta. Di fronte a una suppurazione intracranica, la ricerca della porta d’ingresso e la sua eradicazione sono parte integrante dell’iter diagnostico. Dopo la realizzazione dei prelievi microbiologici, va introdotta una terapia antibiotica probabilistica ad ampio spettro, guidata dai microrganismi che si sospettano. Le infezioni neuromeningee possono essere complicate da edema cerebrale, effetto massa, accidenti vascolari cerebrali (tromboflebiti, vasculiti), idrocefalo, fistolizzazione ventricolare ed epilessia. Ogni modificazione della sintomatologia deve portare a sospettare tali complicanze e condurre al loro screening e alla loro gestione specifica. La collaborazione multidisciplinare (neurologo, neurochirurgo, radiologo, rianimatore, infettivologo) è centrale nella gestione di queste patologie. Questo articolo tratta le meningoencefaliti acute di origine infettiva e le suppurazioni intracraniche dell’adulto, concentrandosi sulle cause più frequenti in Francia e su quelle che richiedono un trattamento specifico. Le meningiti batteriche senza coinvolgimento encefalitico non saranno trattate in questa sede.</div></div>","PeriodicalId":100410,"journal":{"name":"EMC - Anestesia-Rianimazione","volume":"30 1","pages":"Pages 1-18"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2025-02-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"143102539","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
D. Mitanchez , I. de Montgolfier , L. Foix L’Hélias
{"title":"Questioni etiche nel periodo neonatale","authors":"D. Mitanchez , I. de Montgolfier , L. Foix L’Hélias","doi":"10.1016/S1283-0771(24)49598-4","DOIUrl":"10.1016/S1283-0771(24)49598-4","url":null,"abstract":"<div><div>Le questioni etiche in medicina neonatale sono quasi contemporanee allo sviluppo di questa specialità, basate sulla nozione di beneficio e di “non nocere”. Tuttavia, nell’ultimo decennio, la pratica prevalente fino ad allora (rianimazione di attesa che potrebbe comportare la fine della vita a seguito dell’evoluzione) si è evoluta notevolmente, in particolare sotto l’influenza dei progressi legislativi francesi. La legge del 22 aprile 2005 stabilisce che un gesto medico sproporzionato o non necessario non è legittimo e costituisce un accanimento irragionevole, ma esclude ogni pratica di eutanasia attiva. Declinato nelle diverse situazioni riscontrate in medicina perinatale, l’attuale atteggiamento decisionale nel quadro di una limitazione dei trattamenti attivi risponde al rispetto della dignità e dell’interesse superiore del bambino, alla collegialità e alla comunicazione leale con i genitori. In questo contesto, le cure palliative hanno assunto un posto particolare nel periodo neonatale. Nonostante i numerosi progressi in questo approccio, in determinate situazioni le equipe mediche si trovano ancora ad affrontare un dilemma etico.</div></div>","PeriodicalId":100410,"journal":{"name":"EMC - Anestesia-Rianimazione","volume":"29 4","pages":"Pages 1-9"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-10-21","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"142533008","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
{"title":"Ecografia e anestesie perimidollari: realizzazione pratica, interesse e indicazioni","authors":"G. de Rocquigny, F. Belot, C. Dubost","doi":"10.1016/S1283-0771(24)49596-0","DOIUrl":"10.1016/S1283-0771(24)49596-0","url":null,"abstract":"<div><div>Le anestesie perimidollari sono oggi ampiamente diffuse e costituiscono la tecnica di riferimento dell’analgesia ostetrica e dell’anestesia o analgesia per numerose chirurgie, in particolare ginecologica, urologica e digestiva. Tuttavia, la morbilità secondaria all’anestesia perimidollare non è trascurabile. L’avvento dell’ecografia ha rivoluzionato la pratica dell’anestesia locoregionale consentendo la visualizzazione dei nervi e dei plessi nervosi. L’ecografia è oggi poco utilizzata per la realizzazione di vari gesti perimidollari, tanto per l’anestesia che per la diagnosi (puntura lombare), mentre è suscettibile di apportare informazioni utili per il medico. Negli ultimi anni numerosi studi hanno precisato il suo interesse in diverse situazioni cliniche. L’ecografia perimidollare permette di individuare con precisione il livello di puntura e l’orientamento da conferire all’ago e di misurare la distanza tra la cute e il legamento giallo. Tali informazioni sono incontestabilmente in grado di migliorare la realizzazione e quindi probabilmente di aumentare la sicurezza dei gesti perimidollari. L’obiettivo di questo articolo è descrivere la realizzazione pratica dell’ecografia perimidollare e di esporne i principali interessi. Questa tecnica è particolarmente utile nelle due situazioni cliniche costituite dall’obesità e dalla scoliosi.</div></div>","PeriodicalId":100410,"journal":{"name":"EMC - Anestesia-Rianimazione","volume":"29 4","pages":"Pages 1-5"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-10-21","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"142533007","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
{"title":"Insufficienza epatica acuta","authors":"M. Lamamri , E. Weiss","doi":"10.1016/S1283-0771(24)49599-6","DOIUrl":"10.1016/S1283-0771(24)49599-6","url":null,"abstract":"<div><div>L’insufficienza epatica acuta (IEA) si definisce come un episodio acuto di disfunzione epatica sotto l’effetto di agenti tossici o infettivi che si verifica in assenza di un’epatopatia sottostante. Si tratta di una patologia rara ma che mette a rischio la prognosi vitale. Per gestire in modo precoce e ottimale i pazienti che soffrono di insufficienza epatica acuta, è necessaria una conoscenza specifica delle sue eziologie, della sua fisiopatologia e delle sue conseguenze. In Francia, le eziologie dell’insufficienza epatica acuta sono dominate dalle cause tossiche, in particolare il paracetamolo. Le eziologie virali, mentre occupano il primo posto nei paesi in via di sviluppo, sono relegate in terza posizione, dopo le cause sconosciute. La prognosi spontanea dell’insufficienza epatica acuta è grave. Varia tuttavia secondo la causa di questa patologia. L’insufficienza epatica acuta genera una sindrome infiammatoria sistemica intensa e insufficienze multiorgano che colpiscono, fra gli altri, i reni, i polmoni, il sistema cardiovascolare e il cervello. Queste insufficienze sono ampiamente responsabili della prognosi. La comparsa di un edema cerebrale con un’ipertensione intracranica può essere in primo piano e portare al decesso per ernia cerebrale. In questo contesto, la sua ricerca meticolosa deve essere regolare e sistematica. Il trapianto di fegato in urgenza ha trasformato la prognosi di questa patologia. La sopravvivenza a 1 anno dopo un trapianto per insufficienza epatica acuta è attualmente superiore al 70%. Dopo aver stabilito una diagnosi positiva, la gestione dell’IEA richiederà di documentare rapidamente la causa dell’insufficienza epatica, per somministrare un eventuale trattamento specifico e determinare la prognosi spontanea. Le insufficienze d’organo sono gestite secondo le raccomandazioni abituali di rianimazione e neurorianimazione. Il ricorso al trapianto di fegato è guidato dall’utilizzo di punteggi prognostici specifici e richiede una consulenza specialistica presso centri esperti dotati di un’unità di trapianto epatico.</div></div>","PeriodicalId":100410,"journal":{"name":"EMC - Anestesia-Rianimazione","volume":"29 4","pages":"Pages 1-14"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-10-21","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"142533005","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
{"title":"Diskaliemie dell’adulto","authors":"C. Ichai (Professeur d’anesthésie réanimation)","doi":"10.1016/S1283-0771(24)49600-X","DOIUrl":"10.1016/S1283-0771(24)49600-X","url":null,"abstract":"<div><div>Il potassio è il catione scambiabile intracellulare più abbondante dell’organismo. Esso svolge un ruolo in numerose funzioni cellulari, in particolare nel mantenimento del potenziale di membrana a riposo e quindi dell’eccitabilità neuromuscolare. Le diskaliemie sono tra i disturbi elettrolitici più frequenti nei pazienti ricoverati. La loro gravità è costituita dai disturbi del ritmo e della conduttività cardiaca. La regolazione della kaliemia e dell’emostasi del potassio si basa su meccanismi complessi e molteplici. Il controllo dei trasferimenti transcellulari, chiamato equilibrio interno, è rapido ma transitorio. La regolazione dell’equilibrio esterno (omeostasi del potassio) avviene attraverso il controllo dell’escrezione renale di potassio mediata da vie di feedback ormonali e paracrine attivate dalle variazioni della kaliemia. Le iperkaliemie possono essere dovute a un trasferimento con estrusione cellulare di potassio (insulinopenia, lisi cellulare) o a una causa renale con deficit di riassorbimento del potassio (iperaldosteronismi, insufficienze renali). L’eccessivo apporto orale di potassio è raramente responsabile di iperkaliemie gravi, tranne in caso di cause associate o di fattori favorenti. Le cause farmacologiche sono molto frequenti e agiscono attraverso vie diverse a seconda della molecola (inibitori del sistema renina-angiotensina-aldosterone, betabloccanti). L’iperkaliemia con segni elettrocardiografici (ECG) è un’urgenza terapeutica vitale e richiede una strategia che comprende un’antagonizzazione dei disturbi cardiaci con sali di calcio, un trasferimento di potassio nella cellula (insulina-glucosio, agonisti beta-adrenergici) e, se necessario, un’eliminazione del potassio attraverso il tubo digerente o con diuretici. Le ipokaliemie possono derivare da un meccanismo di trasferimento, spesso di origine farmacologica iatrogena (agonisti beta-adrenergici, terapia insulinica, sindrome di rinutrizione). Le ipokaliemie da perdita di potassio possono essere di origine digestiva o renale (ipermineralcorticismi, tiazidici, diuretici dell’ansa). Nelle forme sintomatiche con segni ECG, è necessaria in urgenza la supplementazione endovenosa.</div></div>","PeriodicalId":100410,"journal":{"name":"EMC - Anestesia-Rianimazione","volume":"29 4","pages":"Pages 1-22"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-10-21","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"142533076","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
D. Hijazi, A. Jacquens, C. Tabillon, M. Doirado, K. Belkebir, S. Monsel, B. Mathon, B. Baussart, S. Gaillard, V. Degos
{"title":"Anestesia-rianimazione nella chirurgia dell’ipofisi","authors":"D. Hijazi, A. Jacquens, C. Tabillon, M. Doirado, K. Belkebir, S. Monsel, B. Mathon, B. Baussart, S. Gaillard, V. Degos","doi":"10.1016/S1283-0771(24)49597-2","DOIUrl":"10.1016/S1283-0771(24)49597-2","url":null,"abstract":"<div><div>La chirurgia dell’ipofisi per via trans-sfenoidale è il trattamento degli adenomi ipofisari intrasellari. Questa via d’accesso rispetta le vie ottiche e consente l’adenomectomia selettiva con conservazione di una funzione anteipofisaria normale. La tecnica chirurgica per via endoscopica si è diffusa negli ultimi anni. Le manifestazioni cliniche degli adenomi ipofisari dipendono dalla presenza o meno di una sindrome tumorale e dall’ipersecrezione ormonale. La sostituzione ormonale perioperatoria si è semplificata e le sue modalità differiscono a seconda dello stato endocrino. L’intervento è di breve durata e si esegue in posizione semiseduta. La difficoltà di gestione delle vie aeree domina il periodo intraoperatorio nel paziente acromegalico. Le complicanze sono rare e sono principalmente di ordine metabolico (diabete insipido).</div></div>","PeriodicalId":100410,"journal":{"name":"EMC - Anestesia-Rianimazione","volume":"29 4","pages":"Pages 1-15"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-10-21","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"142533006","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
{"title":"Sedazione in rianimazione con alogenati","authors":"M. Jabaudon , J.-M. Constantin","doi":"10.1016/S1283-0771(24)49337-7","DOIUrl":"10.1016/S1283-0771(24)49337-7","url":null,"abstract":"<div><p>L’uso di anestetici volatili, come l’isoflurano e il sevoflurano, per la sedazione in rianimazione suscita un crescente interesse. Questi agenti ad azione e a eliminazione rapide consentono una sedazione da lieve a profonda, che si integra bene negli attuali protocolli di analgesia-sedazione e che può essere facilitata attraverso la misurazione della frazione espirata dell’anestetico. La somministrazione è assicurata da dispositivi specifici, che riciclano il 90% degli agenti espirati per il ciclo respiratorio successivo, mentre la restante parte deve essere raccolta in sistemi dedicati. Viene utilizzato principalmente il sevoflurano nella maggior parte dei paesi, ma l’isoflurano è stato recentemente approvato ufficialmente in molti paesi per la sedazione dei pazienti adulti sottoposti a ventilazione meccanica invasiva in terapia intensiva. Attualmente, le principali indicazioni per l’uso degli alogenati in rianimazione sono l’insuccesso della sedazione endovenosa, l’asma o il broncospasmo gravi, lo stato di male epilettico refrattario o la sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS). Le controindicazioni riguardano i pazienti con precedenti di ipertermia maligna, una sensibilità agli agenti volatili o un rischio di aumento della pressione intracranica. L’uso degli alogenati per la sedazione in rianimazione è stato associato a tempi di risveglio e di estubazione più brevi rispetto al midazolam o al propofol. Tuttavia, questa strategia di sedazione richiede attrezzature specializzate e una formazione specifica. Non presenta rischi di esposizione per il personale sanitario in caso di uso appropriato, che deve essere integrato nelle attuali misure di riduzione dell’impatto ambientale. Restano necessari lavori di ricerca e di valutazione medicoeconomica per precisare l’interesse clinico degli alogenati come strategia di sedazione di prima linea o in determinate circostanze patologiche, come la sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) o l’arresto cardiaco recuperato.</p></div>","PeriodicalId":100410,"journal":{"name":"EMC - Anestesia-Rianimazione","volume":"29 3","pages":"Pages 1-5"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"141952702","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
M. Brebion , L. Ossé , X. Repéssé , G. Orliaguet , H. Keita
{"title":"Emorragie ostetriche","authors":"M. Brebion , L. Ossé , X. Repéssé , G. Orliaguet , H. Keita","doi":"10.1016/S1283-0771(24)49332-8","DOIUrl":"10.1016/S1283-0771(24)49332-8","url":null,"abstract":"<div><p>Le emorragie ostetriche comprendono i sanguinamenti ante-partum e post-partum. L’emorragia ante-partum complica il 2-4% delle gravidanze. Le cause più frequenti sono la malposizione e il distacco della placenta, anche se l’origine del sanguinamento rimane indeterminata in quasi il 50% dei casi. La quantificazione delle perdite ematiche, in questo particolare contesto, è spesso sottostimata. La valutazione delle ripercussioni richiede quindi la ricerca di segni clinici di insufficienza emodinamica per aiutare a graduare la gravità dell’emorragia e per orientare verso una gestione anestesiologica e ostetrica precoce. L’emorragia del post-partum, da parte sua, complica il 5-10% dei parti a seconda del metodo di quantificazione del sanguinamento. È definita da una perdita ematica superiore o uguale a 500 ml nelle 24 ore dopo un parto vaginale o cesareo. Si parla di emorragia del post-partum grave quando il sanguinamento supera I 1 000 ml. Le principali cause di emorragia del post-partum sono l’atonia uterina, la ritenzione della placenta e la lesione del canale del parto. L’emorragia del post-partum è stata la causa dell’8,4% delle morti materne in Francia tra il 2013 e il 2015 (1,2 decessi per 100 000 nati vivi). La rapidità della diagnosi e della presa in carico sono fondamentali per ridurre la morbimortalità materna legata all’emorragia del post-partum. La gestione sarà sempre multidisciplinare e svolta contemporaneamente tra l’equipe ostetrica e quella anestesiologica. In caso di insuccesso delle misure iniziali (ossitocina, parto artificiale, revisione uterina, esame del canale del parto), la gestione delle forme gravi prevede una rianimazione attiva (riempimento vascolare, agenti vasoattivi), interventi per il controllo del sanguinamento (sulprostone, tamponamento intrauterino, procedure chirurgiche, embolizzazione arteriosa) e la correzione della coagulopatia (somministrazione di prodotti ematici labili e di agenti emostatici).</p></div>","PeriodicalId":100410,"journal":{"name":"EMC - Anestesia-Rianimazione","volume":"29 3","pages":"Pages 1-7"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"141952703","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
A. Galland (Chef de clinique assistante), V. Morin (Assistante spécialiste des Hôpitaux), G. Orliaguet (Professeur des Universités-praticien hospitalier, chef de service)
{"title":"Traumi cranici dei bambini","authors":"A. Galland (Chef de clinique assistante), V. Morin (Assistante spécialiste des Hôpitaux), G. Orliaguet (Professeur des Universités-praticien hospitalier, chef de service)","doi":"10.1016/S1283-0771(24)49335-3","DOIUrl":"10.1016/S1283-0771(24)49335-3","url":null,"abstract":"<div><p>Il trauma cranico (CT) è la lesione più prequente nei bambini traumatizzati (60-70% dei casi) e circa il 10% è costituito da traumi cranici gravi. L’analisi dell’evoluzione clinica immediatamente dopo l’incidente consente di definire tre categorie di CT: lieve, moderato e grave. Questa classificazione molto semplice permette di stabilire le basi della gestione iniziale e l’orientamento preospedaliero. Esistono differenze fisiologiche tra i traumi cranici gravi nei bambini e negli adulti. L’ipertensione intracranica post-traumatica è più frequente nei bambini, in particolare a causa di una compliance cerebrale inferiore. Allo stesso modo, a causa di una gamma di autoregolazione vascolare cerebrale più ristretta, per una variazione anche modesta della pressione arteriosa media, il flusso ematico cerebrale può variare in modo importante e portare o a un’ischemia cerebrale o a un’iperemia con aumento della pressione intracranica. Per guidare e personalizzare la gestione, sono oggi disponibili numerosi metodi di monitoraggio, ma ognuno ha i suoi limiti e non fornisce le medesime informazioni. È quindi consuetudine associarli, nel contesto di un monitoraggio cerebrale multimodale. Benché i dati siano meno chiari che negli adulti, il mantenimento di una pressione di perfusione cerebrale superiore a 40 mmHg nei più giovani e tra 50 e 60 mmHg nei bambini più grandi sembra essere l’obiettivo terapeutico da raggiungere. La maggior parte delle terapie proposte per gli adulti può essere utilizzata nei bambini, tenendo conto delle particolarità fisiologiche e farmacologiche.</p></div>","PeriodicalId":100410,"journal":{"name":"EMC - Anestesia-Rianimazione","volume":"29 3","pages":"Pages 1-15"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"141952878","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}