{"title":"Linfedemi: gestione","authors":"S. Vignes (Docteur, chef de service)","doi":"10.1016/S1283-0801(24)49201-7","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1283-0801(24)49201-7","url":null,"abstract":"<div><p>I linfedemi sono la conseguenza di una stasi linfatica che provoca un aumento di volume dell’arto colpito. L’erisipela è la principale complicanza dei linfedemi, a parte l’impatto funzionale e psicologico, talvolta significativo. Il trattamento si basa sulla fisioterapia decongestiva completa (bendaggi monotipo poco elastici con bende ad allungamento ridotto, esercizi, linfodrenaggio manuale [LDM] cura della cute), la cui prima fase, intensiva, consente di ridurre il volume e la seconda di stabilizzarlo. I bendaggi poco elastici e la compressione elastica sono i due pilastri della fisioterapia decongestionante completa. È necessaria l’educazione terapeutica, compreso l’apprendimento degli autobendaggi. La chirurgia di resezione è utile nei linfedemi che colpiscono i genitali esterni, mentre le altre chirurgie, ricostruttive (anastomosi linfovenose, trasferimento linfonodale autologo), restano in corso di valutazione.</p></div>","PeriodicalId":100458,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Vascolare","volume":"29 2","pages":"Pages 1-9"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-05-22","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"141078157","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
R. Belmonte , A. Kaladji , C. Vannier , J.-B. Ricco
{"title":"Chirurgia a cielo aperto ed endovascolare degli aneurismi arteriosi degli arti","authors":"R. Belmonte , A. Kaladji , C. Vannier , J.-B. Ricco","doi":"10.1016/S1283-0801(24)49200-5","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1283-0801(24)49200-5","url":null,"abstract":"<div><p>Gli aneurismi arteriosi degli arti rappresentano il 18% degli aneurismi arteriosi. Oltre alla consueta eziologia degenerativa, gli aneurismi arteriosi degli arti hanno varie eziologie, traumatiche e iatrogene, all’origine di pseudoaneurismi dopo cateterismo arterioso. Nella pratica clinica, la grande maggioranza degli aneurismi poplitei è degenerativa, mentre gli aneurismi femorali sono il più delle volte pseudoaneurismi. Gli aneurismi infettivi sono trattati separatamente, siano essi pseudoaneurismi o aneurismi veri. Tutti gli aneurismi arteriosi degli arti possono portare a gravi complicanze, in particolare alla perdita dell’arto per accidente tromboembolico, mentre la rottura è meno frequente. In questo articolo sono passate in rassegna le diverse eziologie e le diverse tecniche chirurgiche a cielo aperto ed endovascolari, specificando le diverse opzioni terapeutiche in funzione della localizzazione dell’aneurisma e della sua eziologia.</p></div>","PeriodicalId":100458,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Vascolare","volume":"29 2","pages":"Pages 1-24"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-05-22","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"141078156","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
L. Canaud (Professeur des Universités, praticien hospitalier) , C. Bacri (Interne des hôpitaux) , J.-B. Ricco (Professeur des Universités, praticien hospitalier) , P. Alric (Professeur des Universités, praticien hospitalier)
{"title":"Trattamento chirurgico delle infezioni di protesi aortiche","authors":"L. Canaud (Professeur des Universités, praticien hospitalier) , C. Bacri (Interne des hôpitaux) , J.-B. Ricco (Professeur des Universités, praticien hospitalier) , P. Alric (Professeur des Universités, praticien hospitalier)","doi":"10.1016/S1283-0801(24)48805-5","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1283-0801(24)48805-5","url":null,"abstract":"<div><p>Le infezioni delle protesi aortofemorali rappresentano una complicanza rara ma grave della chirurgia di rivascolarizzazione. La gestione di questa complicanza costituisce una sfida chirurgica a causa della sua elevata morbimortalità. La diagnosi di infezione è spesso difficile, a causa dei sintomi clinici talvolta fuorvianti. Gli esami complementari sono necessari per confermare la diagnosi, identificare gli agenti infettivi responsabili e avviare un trattamento appropriato comprendente la terapia antibiotica e la chirurgia. Non c’è consenso sul trattamento chirurgico ottimale delle infezioni di protesi aortica. Al contrario, la strategia terapeutica deve essere adattata a ciascun paziente tenendo conto di diversi fattori. Tuttavia, un trattamento antibiotico appropriato e prolungato è generalmente considerato essenziale. Nell’ambito di un approccio chirurgico radicale, si consiglia di rimuovere la protesi infetta e di effettuare una rivascolarizzazione degli arti inferiori. L’uso corrente dell’allotrapianto arterioso crioconservato offre il vantaggio della rivascolarizzazione in situ e presenta una buona resistenza alle infezioni. Un’altra opzione di rivascolarizzazione consiste in un bypass axillofemorale uni- o bilaterale. I risultati recenti suggeriscono una superiorità della rivascolarizzazione in situ mediante allotrapianto, con una diminuzione della mortalità e dei tassi di amputazione. Tuttavia, l’approccio conservativo deve essere considerato nei pazienti con elevata fragilità.</p></div>","PeriodicalId":100458,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Vascolare","volume":"29 1","pages":"Pages 1-13"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-02-21","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1283080124488055/pdfft?md5=19c906c773b9fbfa3aa8eb7dc98da366&pid=1-s2.0-S1283080124488055-main.pdf","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"139936780","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"OA","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
{"title":"Chirurgia carotidea (tecniche chirurgiche)","authors":"L. Derycke , F. Cochennec","doi":"10.1016/S1283-0801(24)48806-7","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1283-0801(24)48806-7","url":null,"abstract":"<div><p>Le tecniche di chirurgia carotidea comprendono essenzialmente le endoarteriectomie e i bypass. Una lesione limitata al bulbo carotideo si presta all’endoarteriectomia mediante arteriotomia longitudinale o per eversione. La lunghezza eccessiva è un argomento a favore dell’eversione. Lesioni situate in alto sull’arteria carotide interna (ACI) e una piccola ACI sono argomenti a favore della chiusura con patch. A parte lesioni specifiche come la recidiva di stenosi, l’arterite infiammatoria, la displasia e i fallimenti intraoperatori dell’endoarteriectomia, la migliore indicazione per il bypass è l’esistenza di un’endoarterite che si estende molto a monte, a livello dell’arteria carotide comune. Queste tecniche non hanno dimostrato la loro superiorità l’una sull’altra e la maggior parte dei chirurghi privilegia una tecnica a propria scelta, ma tutte devono essere conosciute per potersi adattare in caso di imprevisto.</p></div>","PeriodicalId":100458,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Vascolare","volume":"29 1","pages":"Pages 1-18"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-02-21","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1283080124488067/pdfft?md5=57d7b3401945e25718c9ac731c283a9f&pid=1-s2.0-S1283080124488067-main.pdf","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"139936779","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"OA","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
{"title":"Chirurgia della carotide a cielo aperto (generalità, vie d’accesso)","authors":"L. Derycke , F. Cochennec","doi":"10.1016/S1283-0801(23)48532-9","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1283-0801(23)48532-9","url":null,"abstract":"<div><p>La chirurgia carotidea mira a prevenire il verificarsi di un accidente vascolare cerebrale (AVC) legato a una lesione di aterosclerosi carotidea. Il suo interesse è ormai ben dimostrato nei casi di stenosi sintomatica, ma rimane oggetto di discussione in un contesto di prevenzione primaria. Dall’introduzione delle statine, il trattamento medico ha in effetti permesso di ridurre significativamente il tasso annuo di AVC di origine carotidea. Il grado di stenosi carotidea rimane il criterio principale dell’indicazione a una chirurgia carotidea. Altri criteri, principalmente morfologici, sono attualmente in fase di studio. Essi potrebbero in futuro svolgere un ruolo nel decidere se realizzare o meno un intervento chirurgico alla carotide.</p></div>","PeriodicalId":100458,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Vascolare","volume":"28 4","pages":"Pages 1-14"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-11-18","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"138396157","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
F. Cochennec, L. Mercier, T. Couture, J.-M. Davaine, J. Gaudric, D. Verscheure, L. Chiche
{"title":"Chirurgia endovascolare degli aneurismi pararenali","authors":"F. Cochennec, L. Mercier, T. Couture, J.-M. Davaine, J. Gaudric, D. Verscheure, L. Chiche","doi":"10.1016/S1283-0801(23)48533-0","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1283-0801(23)48533-0","url":null,"abstract":"<div><p>Riservati in passato alla chirurgia a cielo aperto o all’astensione terapeutica in caso di elevato rischio chirurgico, i pazienti portatori di aneurismi aortici complessi possono ora essere trattati con tecniche puramente endovascolari. Alcune, come le endoprotesi fenestrate, hanno raggiunto un grado avanzato di maturità, tanto da poter essere proposte in prima intenzione nei pazienti a rischio moderato. Questo è ancora dibattuto. In questo capitolo sono descritti i principi tecnici di queste terapie endovascolari.</p></div>","PeriodicalId":100458,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Vascolare","volume":"28 4","pages":"Pages 1-12"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-11-18","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"138396158","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Y. Gouëffic , M. Raux , M. Dubosq , L. Salmi , B. Nasr
{"title":"Trattamento endovascolare delle lesioni ateromatose del segmento femoropopliteo","authors":"Y. Gouëffic , M. Raux , M. Dubosq , L. Salmi , B. Nasr","doi":"10.1016/S1283-0801(23)48719-5","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1283-0801(23)48719-5","url":null,"abstract":"<div><p>Il coinvolgimento ateromatoso del segmento femoropopliteo rappresenta una delle manifestazioni più frequenti della malattia ateromatosa arteriosa. Il trattamento delle lesioni femoropoplitee si è notevolmente evoluto con lo sviluppo delle tecniche endovascolari. Infatti, in vent’anni, il trattamento endovascolare è diventato il trattamento di prima linea delle lesioni ateromatose del segmento femoropopliteo. L’angioplastica con palloncino e poi lo stenting nudo sono rimasti a lungo il trattamento di queste lesioni. Negli ultimi anni, i dispositivi a drug delivery si sono affermati tra i dispositivi indicati nel trattamento delle lesioni femoropoplitee. Numerosi studi randomizzati stabiliscono la superiorità dei dispositivi a drug delivery per il trattamento delle lesioni femoropoplitee di lunghezza intermedia. Tuttavia, non occorre riassumere il trattamento di questo segmento da parte del dispositivo impiantabile. In effetti, l’efficacia del trattamento è il risultato di 4 fasi successive: l’approccio, l’attraversamento, la preparazione e il trattamento della lesione. Anche le tecniche di approccio, attraversamento e preparazione sono state ampliate negli ultimi anni. Infine, lo sviluppo di tecniche minimamente invasive come il trattamento endovascolare hanno permesso di proporre delle alterrnative all’ospedalizzazione convenzionale. Ecco che è divenuta possibile l’assistenza ambulatoriale, anche per le lesioni femoropoplitee più complesse, come le lesioni lunghe.</p></div>","PeriodicalId":100458,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Vascolare","volume":"28 4","pages":"Pages 1-13"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-11-18","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"138396156","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Y. Gouëffic , M. Raux , M. Dubosq , L. Salmi , B. Nasr
{"title":"Trattamento endovascolare delle lesioni ateromatose del segmento femoropopliteo","authors":"Y. Gouëffic , M. Raux , M. Dubosq , L. Salmi , B. Nasr","doi":"10.1016/S1283-0801(23)47932-0","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1283-0801(23)47932-0","url":null,"abstract":"<div><p>Il coinvolgimento ateromatoso del segmento femoropopliteo rappresenta una delle manifestazioni più frequenti della malattia ateromatosa arteriosa. Il trattamento delle lesioni femoropoplitee si è notevolmente evoluto con lo sviluppo delle tecniche endovascolari. Infatti, in vent’anni, il trattamento endovascolare è diventato il trattamento di prima linea delle lesioni ateromatose del segmento femoropopliteo. L’angioplastica con palloncino e poi lo stenting nudo sono rimasti a lungo il trattamento di queste lesioni. Negli ultimi anni, i dispositivi con drug delivery si sono affermati tra i dispositivi indicati nel trattamento delle lesioni femoropoplitee. Numerosi studi randomizzati stabiliscono la superiorità dei dispositivi a drug delivery per il trattamento delle lesioni femoropoplitee di lunghezza intermedia. Tuttavia, non occorre riassumere il trattamento di questo segmento da parte del dispositivo impiantabile. In effetti, l’efficacia del trattamento è il risultato di 4 fasi successive: l’approccio, l’attraversamento, la preparazione e il trattamento della lesione. Anche le tecniche di approccio, attraversamento e preparazione sono state ampliate negli ultimi anni. Infine, lo sviluppo di tecniche minimamente invasive come il trattamento endovascolare hanno permesso di proporre delle alterrnative all’ospedalizzazione convenzionale. Ecco che è divenuta possibile l’assistenza ambulatoriale, anche per le lesioni femoropoplitee più complesse, come le lesioni lunghe.</p></div>","PeriodicalId":100458,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Vascolare","volume":"28 3","pages":"Pages 1-12"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-09-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"49736664","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
S. Kuntz (Docteur en médecine et en sciences médicales) , A. Lejay Docteur en médecine, PhD , F. Heim PhD , N. Chakfé Docteur en médecine, PhD
{"title":"Sostituti vascolari","authors":"S. Kuntz (Docteur en médecine et en sciences médicales) , A. Lejay Docteur en médecine, PhD , F. Heim PhD , N. Chakfé Docteur en médecine, PhD","doi":"10.1016/S1283-0801(23)47931-9","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1283-0801(23)47931-9","url":null,"abstract":"<div><p>La chirurgia vascolare convenzionale si basa sulla tecnica del bypass, che consiste nel bypassare l’arteria nativa, sia essa occlusiva o aneurismatica, con un sostituto vascolare, biologico o sintetico. Tra i sostituti biologici, la vena safena autologa rimane il sostituto di elezione delle arterie di piccolo calibro. Tra i sostituti sintetici, il polietilene tereftalato (PET) e il poli-tetra-fluoro-etilene microporoso (ePTFE) sono i sostituti più utilizzati. Il PET è il sostituto più utilizzato per le arterie di grosso calibro, mentre l’ePTFE è più utilizzato per le arterie di piccolo calibro. Il sostituto vascolare ideale dovrebbe soddisfare più requisiti contemporaneamente: avere una bassa trombogenicità, incorporarsi nell’organismo, resistere alle infezioni e presentare una corretta biostabilità. Attualmente, nessun sostituto soddisfa tutti questi criteri. Sembra quindi importante effettuare un’analisi fisicochimica dei sostituti espiantati al fine di migliorare la comprensione dei meccanismi di fallimento.</p></div>","PeriodicalId":100458,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Vascolare","volume":"28 3","pages":"Pages 1-9"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-09-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"49736662","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
A. Herrero (Praticien hospitalier universitaire) , E. Joly (Chef de clinique assistant des Hôpitaux) , A. Despeyroux (Interne des Hôpitaux) , F. Navarro (Professeur des Universités, praticien hospitalier) , P. Alric (Professeur des Universités, praticien hospitalier) , L. Canaud (Professeur des Universités, praticien hospitalier) , B. Al Taweel
{"title":"Ricostruzione vascolare e trapianto di fegato","authors":"A. Herrero (Praticien hospitalier universitaire) , E. Joly (Chef de clinique assistant des Hôpitaux) , A. Despeyroux (Interne des Hôpitaux) , F. Navarro (Professeur des Universités, praticien hospitalier) , P. Alric (Professeur des Universités, praticien hospitalier) , L. Canaud (Professeur des Universités, praticien hospitalier) , B. Al Taweel","doi":"10.1016/S1283-0801(23)47780-1","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1283-0801(23)47780-1","url":null,"abstract":"<div><p>La tecnica iniziale del trapianto di fegato ortotopico si è arricchita di varianti tecniche come l’impianto dell’innesto con conservazione della vena cava (<em>piggy-back</em>), la bipartizione epatica e il trapianto di fegato da donatore vivente consanguineo. Ciò comporta il riconoscimento dell’anatomia vascolare del donatore e del ricevente al fine di ripristinare l’integrità vascolare dell’innesto. La ricostruzione vascolare deve tenere conto delle variazioni anatomiche durante il prelievo e l’impianto dell’innesto. Le complicanze vascolari si verificano in una minoranza di pazienti, ma le loro conseguenze sono gravi e possono portare a un nuovo trapianto, a procedure di rivascolarizzazione complesse o, più recentemente, a procedure di radiologia interventistica.</p></div>","PeriodicalId":100458,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Vascolare","volume":"28 2","pages":"Pages 1-11"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-06-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"49722016","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}