{"title":"Der Wanderer in der Stadt","authors":"R. Fajen","doi":"10.1515/dante-2023-0006","DOIUrl":"https://doi.org/10.1515/dante-2023-0006","url":null,"abstract":"Riassunto Nella Commedia, Dante immagina due città opposte: Dite, la gremita città infernale, è rappresentata in termini puramente materici, ed è caratterizzata da confini nettamente demarcati (mura, creste, fossi, dirupi ecc.) che separano le anime dannate, mentre la città celeste del Paradiso è esaltata come luogo spirituale dove i beati e gli angeli comunicano, attraverso soglie e gradi, in perfetta armonia con Dio. Tuttavia, gli incontri del viaggiatore nella prima cantica dimostrano, fin dall’inizio, che anche nella folla urbana dell’Inferno esistono, malgrado l’assenza dell’amore divino, modi di convivenza che salvaguardano la dignità della natura umana in quanto creazione di questo amore. Fuori dalle mura ferree di Dite, nel ›sobborgo‹ della città infernale (Inf. III–VIII), Dante evoca diverse modalità di rapporti civili, tutti determinati dal codice della cortesia. Questo modo di entrare in contatto permette agli interlocutori di rispettare la libertà individuale dell’altro lasciandogli spazi propri di scelte autonome. Non sembra quindi un caso che la prima interazione con anime dannate dopo la porta dell’Inferno, il colloquio con la »bella scola« del Canto IV, avvenga proprio ai piedi delle mura del »nobile castello«, designando così il luogo emblematico della corte, un’entità assente nella realtà comunale di Firenze. Anche il primo dialogo con un’anima dannata, Francesca da Rimini, è definito attraverso la forma comunicativa della cortesia. Addentrandosi ulteriormente nell’abisso infernale, il pellegrino conversa cortesemente con alcune anime dannate, talvolta in un tono più distaccato (Ciacco), talvolta in maniera battagliera, ma piena di rispetto reciproco (Farinata degli Uberti). Infine, nei canti XV e XVI, Dante descrive, prima nell’incontro con Brunetto Latini, poi in quello con Guido Guerra, Tegghiaio Aldobrandi e Jacopo Rusticucci, una serie di esempi di comportamento cortese che suggeriscono, in mezzo alla moltitudine di Dite, la possibilità di una convivenza urbana evoluta ed equilibrata, che supera la realtà violenta delle città italiane del Medioevo.","PeriodicalId":11276,"journal":{"name":"Deutsches Dante-Jahrbuch","volume":"13 1","pages":"93 - 109"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-10-11","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"139320420","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
{"title":"La speranza di un pellegrino attraverso la »città dolente«: dal finale della Vita nuova all’Eden","authors":"Matteo Cazzato","doi":"10.1515/dante-2023-0009","DOIUrl":"https://doi.org/10.1515/dante-2023-0009","url":null,"abstract":"Zusammenfassung Der Aufsatz untersucht drei bedeutsame Momente der Reise von Dante agens durch seine Werke: die letzten Seiten der Vita nuova mit dem Sonett Deh peregrini, das Tor zum Höllenreich und die Begegnung mit Beatrice im irdischen Paradies (Purg. XXX, 138), verbunden durch die Wiederkehr lexikalischer Anhaltspunkte, die ein interessantes Netz textlicher und ideeller Korrespondenzen umreißen, insbesondere die Ausdrücke »città dolente« und »perduta gente«. Die zusammenhängende Lektüre dieser und anderer Ereignisse erlaubt es, einige Aspekte von Dantes Reise aus verschiedenen Blickwinkeln zu betrachten und die Rolle der konzeptuellen und textlichen Verbindung hervorzuheben, die die Inschrift, die das Reich der Verdammten einleitet, spielt, einige Elemente der Verbindung zwischen Dantes Werk und der zeitgenössischen Rezeption der biblischen Lamentationes (vor allem im Florentiner Kreis um Santa Croce mit den Kommentaren von Rabanus Maurus und Pietro di Giovanni Olivi) zu vertiefen und schließlich die zentrale Rolle der Tugend der Hoffnung in der Funktion der Figur der Beatrice hervorgehoben werden.","PeriodicalId":11276,"journal":{"name":"Deutsches Dante-Jahrbuch","volume":"139 1","pages":"141 - 142"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-10-11","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"139320306","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
{"title":"»’l volger del ciel« – Dantes Sterne","authors":"D. Blume","doi":"10.1515/dante-2023-0003","DOIUrl":"https://doi.org/10.1515/dante-2023-0003","url":null,"abstract":"Riassunto L’astronomia ha un ruolo importante nella Commedia; a più riprese si rinvia alla posizione/costellazione degli astri. Da una parte, ciò serve a definire il tempo, ma anche a chiarire le coordinate del cosmo. Dante attribuisce alla danza dei beati un movimenti armonico in qualche misura assimilabile al moto degli astri. Nel momento in cui arriva nel cielo delle stelle fisse, il narratore menziona quel segno zodiacale sotto il quale è nato e al quale si sente legato. Inoltre, nella Canzone Io son venuto al punto della rota, menziona addirittura la costellazione che si vedeva a Firenze la sera del Natale 1296.","PeriodicalId":11276,"journal":{"name":"Deutsches Dante-Jahrbuch","volume":"18 1","pages":"43 - 53"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-10-11","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"139320451","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
{"title":"»Die Welt von Blut und Wunden«: Dantes Kriegsdichtung aus der Perspektive Karl Vosslers und Erich Auerbachs","authors":"Jörg Hartwig Bank","doi":"10.1515/dante-2022-0006","DOIUrl":"https://doi.org/10.1515/dante-2022-0006","url":null,"abstract":"Riassunto I traumi causati dai conflitti bellici ai quali l’autore prese parte in prima persona vengono trattati soprattutto nel canto XXVIII dell’Inferno, nel dialogo tra Dante e Bertran de Born, ›poeta delle armi‹ provenzale. Karl Vossler e Erich Auerbach sono due grandi esegeti danteschi nella Germania della prima metà del Novecento, entrambi sopravvissuti alla Prima guerra mondiale. Nella sua interpretazione della Commedia, Vossler approfondisce la questione dell’influenza stilistica che Born poté avere su Dante ben più di Auerbach, che nel suo libro su Dante include soltanto un breve cenno al troubadour. Nel dipinto »Dante e Virgilio in trincea« del 1915, infine, il pittore tedesco-ucraino-francese Franz Roubaud illustra il canto XXVIII dell’Inferno rivisitando i personaggi di Dante e Virgilio come dei testimoni della Prima guerra mondiale.","PeriodicalId":11276,"journal":{"name":"Deutsches Dante-Jahrbuch","volume":"1 1","pages":"37 - 53"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-10-24","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"90305201","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
{"title":"Claudia Jacobi, Mythopoétiques dantesques – une étude intermédiale sur la France, l’Espagne et l’Italie (1766–1897), Strasbourg, Éditions de linguistique et de philologie 2021 (Travaux de Littératures Romanes – Poétique et littérature moderne), 417 S.","authors":"F. Wolfzettel","doi":"10.1515/dante-2022-0016","DOIUrl":"https://doi.org/10.1515/dante-2022-0016","url":null,"abstract":"","PeriodicalId":11276,"journal":{"name":"Deutsches Dante-Jahrbuch","volume":"36 1","pages":"143 - 146"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-10-24","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"73947045","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}