{"title":"内脏外科腹腔感染并发症及术后腹膜炎的处理","authors":"A. Mancini, J. Abba, C. Arvieux","doi":"10.1016/S1283-0798(20)44289-5","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"<div><p>Le complicanze infettive intra-addominali e le peritoniti postoperatorie (CIPO) sono molto temute in chirurgia viscerale. La loro incidenza tende a diminuire grazie ai progressi nel campo della preabilitazione e delle tecniche chirurgiche, a una diagnosi più precoce e a una gestione medica ottimizzata. Queste complicanze sono, il più delle volte, dovute a una fistola anastomotica e riguardano, quindi, tutte le fasi della chirurgia viscerale. In un paziente operato addominale, una sindrome clinica evocativa deve portare a richiedere senza indugio esami di laboratorio completi per valutare l’impatto della sepsi e una TC per stabilire la diagnosi eziologica e di gravità. Il chirurgo deve, poi, decidere la migliore strategia terapeutica da adottare: questa può essere strettamente medica, con una terapia antibiotica endovenosa, interventistica, con la realizzazione di un gesto radiologico o endoscopico, oppure chirurgica, se vi sono comprovati segni di sepsi. I principi fondamentali del reintervento per peritonite postoperatoria sono l’esplorazione completa con prelievi a scopo batteriologico e fungino, il controllo della contaminazione digestiva e, infine, il lavaggio e il drenaggio della cavità peritoneale. Il trattamento specifico è guidato dal tipo di intervento realizzato. Nei casi più gravi e complessi o per i pazienti sotto shock, questo intervento deve rientrare all’interno di una chirurgia di “damage control” in più fasi, con una laparostomia temporanea. In tutti i casi, l’operatore deve informare adeguatamente il paziente o i suoi parenti in tutte le fasi del trattamento.</p></div>","PeriodicalId":100456,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale","volume":"26 4","pages":"Pages 1-15"},"PeriodicalIF":0.0000,"publicationDate":"2020-11-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":"{\"title\":\"Gestione delle complicanze infettive intra-addominali e delle peritoniti postoperatorie in chirurgia viscerale\",\"authors\":\"A. Mancini, J. Abba, C. Arvieux\",\"doi\":\"10.1016/S1283-0798(20)44289-5\",\"DOIUrl\":null,\"url\":null,\"abstract\":\"<div><p>Le complicanze infettive intra-addominali e le peritoniti postoperatorie (CIPO) sono molto temute in chirurgia viscerale. 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Gestione delle complicanze infettive intra-addominali e delle peritoniti postoperatorie in chirurgia viscerale
Le complicanze infettive intra-addominali e le peritoniti postoperatorie (CIPO) sono molto temute in chirurgia viscerale. La loro incidenza tende a diminuire grazie ai progressi nel campo della preabilitazione e delle tecniche chirurgiche, a una diagnosi più precoce e a una gestione medica ottimizzata. Queste complicanze sono, il più delle volte, dovute a una fistola anastomotica e riguardano, quindi, tutte le fasi della chirurgia viscerale. In un paziente operato addominale, una sindrome clinica evocativa deve portare a richiedere senza indugio esami di laboratorio completi per valutare l’impatto della sepsi e una TC per stabilire la diagnosi eziologica e di gravità. Il chirurgo deve, poi, decidere la migliore strategia terapeutica da adottare: questa può essere strettamente medica, con una terapia antibiotica endovenosa, interventistica, con la realizzazione di un gesto radiologico o endoscopico, oppure chirurgica, se vi sono comprovati segni di sepsi. I principi fondamentali del reintervento per peritonite postoperatoria sono l’esplorazione completa con prelievi a scopo batteriologico e fungino, il controllo della contaminazione digestiva e, infine, il lavaggio e il drenaggio della cavità peritoneale. Il trattamento specifico è guidato dal tipo di intervento realizzato. Nei casi più gravi e complessi o per i pazienti sotto shock, questo intervento deve rientrare all’interno di una chirurgia di “damage control” in più fasi, con una laparostomia temporanea. In tutti i casi, l’operatore deve informare adeguatamente il paziente o i suoi parenti in tutte le fasi del trattamento.