D. Guehl , P. Burbaud , E. Courtin , E. Cuny , N. Damon-Perrière
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La malattia di Parkinson è un’affezione neurodegenerativa dei neuroni dopaminergici che causa sintomi motori come tremore, acinesia, rigidità e disturbi posturali. Un trattamento dopaminergico con levodopa e agonisti dopaminergici riesce a ripristinare una motricità quasi normale durante i primi anni di progressione della malattia. Tuttavia, dopo i 5 anni di sviluppo, questi trattamenti non riescono più a ripristinare capacità motorie compatibili con una qualità di vita accettabile. Gli anni ’90 hanno visto un rinnovamento in materia di chirurgia funzionale per la malattia di Parkinson. Parallelamente a questi sviluppi tecnologici, è aumentata la nostra conoscenza dell’organizzazione funzionale dei gangli della base. Pertanto, è stata proposta una stimolazione cerebrale profonda ad alta frequenza dei nuclei subtalamici per ridurre i principali sintomi della malattia e le fluttuazioni motorie e per migliorare la qualità della vita dei pazienti. Tuttavia, questi risultati si ottengono solo per pazienti correttamente selezionati e gestiti da equipe specializzate in chirurgia funzionale dei movimenti anomali. Inoltre, i pazienti operati possono trovarsi di fronte a vari effetti collaterali che possono influire sulla loro qualità della vita e che bisogna saper gestire caso per caso. La regolare evoluzione delle tecnologie nel campo della medicina suggerisce che, in un prossimo futuro, potranno essere apportati miglioramenti nei metodi di applicazione della stimolazione ad alta frequenza, in particolare attraverso lo sviluppo di interfacce cervello-macchina.