“如果我生活在一个不同的形象中”:对克里斯塔·沃尔夫在罗斯玛丽·瓦尔德洛普的La riproduzione dei profili和W.G.Sebald的Austerlitz之间的《流浪汉》中的形象的批判

IF 0.1 4区 文学 0 LITERATURE, GERMAN, DUTCH, SCANDINAVIAN
Giuliana Pala
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Rosmarie Waldrop, scrittrice nata in Germania nel 1935 e poi emigrata in America, in uno dei componimenti della raccolta poetica La riproduzione dei profili scrive: “Per comprendere la natura del linguaggio hai cominciato a dipingere, pensando che la logica della\n referenza sarebbe divenuta evidente non appena avresti risolto le dispute tra punto, linea, colore”.3 In questo contesto l’obiettivo del presente lavoro sarà tentare di comprendere la disputa che, tra punto, linea, colore e, se è lecito, luminosità,\n percorre la percezione dell’immagine e la sua discussione all’interno di Trama d’infanzia, romanzo di Christa Wolf pubblicato nel 1976 e ambientato durante e dopo la Seconda guerra mondiale. La riflessione sul linguaggio e sull’immagine, infatti, sebbene abbia\n origini antiche, si è condensata in momenti importanti della storia tedesca che sono andati a coincidere per lo più con la Jarhundertwende e la Wende, tra il crollo del nazionalsocialismo e la caduta del Muro di Berlino,4 riuscendo, tuttavia, ad avanzare\n fino alla produzione letteraria contemporanea. La presenza di una crisi dello statuto dell’immagine in Trama d’infanzia di Christa Wolf, infatti, non è solo rintracciabile,5 ma perfino perseguibile, dal momento che si tratta di un romanzo in grado di illustrare\n non solo come la riflessione sulla lingua e sull’immagine siano esistenti, ma anche come queste siano solite subire delle evoluzioni all’interno della narrazione stessa, a creare dei progressivi cambi di statuto e di attendibilità, più di una volta influenzati dal\n contesto politico e dalla ricostruzione dell’Io individuale e generazionale. Quello che andrò ad indagare all’interno di questo romanzo coinciderà, dunque, con una ricostruzione panoramica della critica dell’immagine nella narrazione. Per farlo prenderò\n in esame altri due scrittori, Rosmarie Waldrop (1935) e W. G. Sebald (1944–2001), che condividono con l’autrice tanto un esercizio all’immagine quanto un’attitudine alla memoria. Non raggiungerò, forse, una conclusione ottimale (“Non lo so”6\n è il finale dell’autrice) o che abbia la pretesa di possedere la verità: l’obiettivo sarà quello di risalire lungo il romanzo seguendone le orme visive, con la fiducia che tanto il linguaggio quanto l’immagine ancora siano “Unverloren,”7\n o come traduce Anne Carson, “unlost”,8 imperdute.","PeriodicalId":40838,"journal":{"name":"JAHRBUCH FUR INTERNATIONALE GERMANISTIK","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.1000,"publicationDate":"2022-01-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":"{\"title\":\"“If I had lived a different image”: critica dell’immagine in Trama d’infanzia di Christa Wolf tra La riproduzione dei profili di Rosmarie Waldrop e Austerlitz di W.G. 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摘要

对语言的反思,Sprachskepsis(-kritik,-reflection,-krisis),1长期以来一直是二十世纪德国文学和哲学的核心,但Bildskepsis也引起了广泛的争论,以至于从长远来看,人们甚至认为这两次危机只是一次,如果“命题是现实的图像”是真的,2引用路德维希·维特根斯坦的话。某种极其内在的东西将语言与符号联系在一起,直接导致语言与图像及其实现的可能性联系在一起。此外,根据雅克·拉康的说法,如果这两个系统之间是自我的实现,那么也有必要考虑到它们在主体建构中所扮演的角色。罗斯玛丽·瓦尔德洛普,1935年出生于德国后移民美国的作家,在诗集La riproduzione dei profili的一篇作品中写道:“为了理解语言的本质,你开始绘画,认为只要你解决了点、线和颜色之间的争议,参照的逻辑就会变得显而易见。”3在这种背景下,这幅作品的目的将是试图理解点、线、颜色之间的争端。克里斯塔·沃尔夫于1976年出版的小说《Trama d'infanzia》以第二次世界大战期间和之后为背景,贯穿了对图像的感知和讨论。事实上,对语言和形象的反思,尽管起源于古代,但已经浓缩成德国历史上的重要时刻,这些时刻大多与Jarhundertwende和Wende重合,介于国家社会主义的崩溃和柏林墙的倒塌之间,4然而,设法推进当代文学生产。事实上,克里斯塔·沃尔夫(Christa Wolf)的《流浪汉》(Trama d'infanzia)中形象地位的危机不仅是可以追溯的,5甚至是可以惩罚的,因为这部小说不仅能够说明对语言和形象的反思是如何存在的,而且能够说明这些反思是如何在叙事本身中发生演变的,创造地位和可靠性的渐进变化,不止一次受到政治背景和重建个人和代际自我的影响。因此,我将在这部小说中调查的内容将与叙事中对图像批判的全景重建相吻合。为此,我将考察另外两位作家,Rosmarie Waldrop(1935)和W.G.Sebald(1944–2001),他们与作者分享了对图像的锻炼和对记忆的态度。也许我不会得出一个最佳的结论(“我不知道”6是作者的结局),也不会声称拥有真相:我的目标是沿着小说的视觉足迹走回去,相信语言和图像仍然是“Unverloren”7,或者正如安妮·卡森翻译的那样,“lost”8。
本文章由计算机程序翻译,如有差异,请以英文原文为准。
“If I had lived a different image”: critica dell’immagine in Trama d’infanzia di Christa Wolf tra La riproduzione dei profili di Rosmarie Waldrop e Austerlitz di W.G. Sebald
La riflessione sul linguaggio, Sprachskepsis (- kritik, – reflexion, – krisis),1 è stata a lungo centrale all’interno della letteratura e della filosofia tedesca del Novecento, ma anche la Bildskepsis ha prodotto un dibattito diffuso, tanto che, a lungo andare, si è perfino supposto che le due crisi non siano che una sola, se è vero che “la proposizione è un’immagine della realtà”,2 citando Ludwig Wittgenstein. Qualcosa di estremamente intrinseco lega il linguaggio al segno e, per diretta conseguenza, la lingua all’immagine e alle sue possibilità di realizzazione. Inoltre, se tra questi due sistemi, secondo Jacques Lacan, si colloca la realizzazione dell’Io, sarà necessario tenere conto anche del ruolo che assumono nella costruzione del soggetto. Rosmarie Waldrop, scrittrice nata in Germania nel 1935 e poi emigrata in America, in uno dei componimenti della raccolta poetica La riproduzione dei profili scrive: “Per comprendere la natura del linguaggio hai cominciato a dipingere, pensando che la logica della referenza sarebbe divenuta evidente non appena avresti risolto le dispute tra punto, linea, colore”.3 In questo contesto l’obiettivo del presente lavoro sarà tentare di comprendere la disputa che, tra punto, linea, colore e, se è lecito, luminosità, percorre la percezione dell’immagine e la sua discussione all’interno di Trama d’infanzia, romanzo di Christa Wolf pubblicato nel 1976 e ambientato durante e dopo la Seconda guerra mondiale. La riflessione sul linguaggio e sull’immagine, infatti, sebbene abbia origini antiche, si è condensata in momenti importanti della storia tedesca che sono andati a coincidere per lo più con la Jarhundertwende e la Wende, tra il crollo del nazionalsocialismo e la caduta del Muro di Berlino,4 riuscendo, tuttavia, ad avanzare fino alla produzione letteraria contemporanea. La presenza di una crisi dello statuto dell’immagine in Trama d’infanzia di Christa Wolf, infatti, non è solo rintracciabile,5 ma perfino perseguibile, dal momento che si tratta di un romanzo in grado di illustrare non solo come la riflessione sulla lingua e sull’immagine siano esistenti, ma anche come queste siano solite subire delle evoluzioni all’interno della narrazione stessa, a creare dei progressivi cambi di statuto e di attendibilità, più di una volta influenzati dal contesto politico e dalla ricostruzione dell’Io individuale e generazionale. Quello che andrò ad indagare all’interno di questo romanzo coinciderà, dunque, con una ricostruzione panoramica della critica dell’immagine nella narrazione. Per farlo prenderò in esame altri due scrittori, Rosmarie Waldrop (1935) e W. G. Sebald (1944–2001), che condividono con l’autrice tanto un esercizio all’immagine quanto un’attitudine alla memoria. Non raggiungerò, forse, una conclusione ottimale (“Non lo so”6 è il finale dell’autrice) o che abbia la pretesa di possedere la verità: l’obiettivo sarà quello di risalire lungo il romanzo seguendone le orme visive, con la fiducia che tanto il linguaggio quanto l’immagine ancora siano “Unverloren,”7 o come traduce Anne Carson, “unlost”,8 imperdute.
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