{"title":"直肠性肝转移肿瘤外科策略","authors":"N. Ammar-Khodja , M.-A. Allard , R. Adam","doi":"10.1016/S1283-0798(25)50874-4","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"<div><div>La gestione delle metastasi epatiche del cancro del colon-retto, in generale, e del cancro del retto, in particolare, richiede un approccio multidisciplinare che coinvolge chirurghi, oncologi, gastroenterologi, radiologi e patologi. Finora, in letteratura così come in clinica, l’evento metastatico è stato considerato predominante in relazione alla sede del tumore primitivo. Si parla quindi di un’unica patologia chiamata “colorettale”, anche se in alcuni casi l’origine rettale implica una gestione specifica. Oltre ai classici fattori prognostici, il trattamento di questa patologia deve tenere conto dei fattori predittivi molecolari emergenti attraverso lo sviluppo della ricerca oncogenetica e della terapia mirata. Anche se i progressi nella chemioterapia hanno permesso di prolungare la sopravvivenza dei pazienti con carcinoma colorettale metastatico, la chirurgia rimane l’unico trattamento in grado di offrire una possibilità di guarigione. La resecabilità è un obiettivo fondamentale, soprattutto in caso di metastasi epatiche multiple e bilaterali. Può essere ottenuta attraverso l’apporto della chemioterapia con bioterapie, che permette di ottenere tassi di risposta fino nel 60-70% dei casi. La resecabilità può essere aumentata anche con altri mezzi integrati nell’approccio multimodale, come l’embolizzazione portale, l’epatectomia in due tempi e la combinazione di procedure di termoablazione. Anche le resezioni epatiche possono essere ripetute. La gestione delle metastasi epatiche sincrone con il tumore primitivo in atto rappresenta una vera e propria sfida terapeutica per i clinici, soprattutto nel caso di tumori del basso e del medio retto perché, di fronte alla necessità di una radioterapia pelvica neoadiuvante, si impone la necessità di controllare le sedi metastatiche nella loro finestra di resecabilità. Dal momento che non c’è consenso in questa situazione, la strategia deve integrare i diversi mezzi terapeutici tra cui la chemioterapia, la radioterapia e da due a quattro fasi chirurgiche, secondo una sequenza cronologica che dia priorità alla sede tumorale che è decisiva per la prognosi. Si tratta quindi di un vero e proprio trattamento “à la carte” deciso in maniera concertata dai vari specialisti interessati.</div></div>","PeriodicalId":100456,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale","volume":"31 3","pages":"Pages 1-17"},"PeriodicalIF":0.0000,"publicationDate":"2025-08-13","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":"{\"title\":\"Strategia oncochirurgica di gestione delle metastasi epatiche di origine colorettale\",\"authors\":\"N. Ammar-Khodja , M.-A. Allard , R. Adam\",\"doi\":\"10.1016/S1283-0798(25)50874-4\",\"DOIUrl\":null,\"url\":null,\"abstract\":\"<div><div>La gestione delle metastasi epatiche del cancro del colon-retto, in generale, e del cancro del retto, in particolare, richiede un approccio multidisciplinare che coinvolge chirurghi, oncologi, gastroenterologi, radiologi e patologi. Finora, in letteratura così come in clinica, l’evento metastatico è stato considerato predominante in relazione alla sede del tumore primitivo. Si parla quindi di un’unica patologia chiamata “colorettale”, anche se in alcuni casi l’origine rettale implica una gestione specifica. Oltre ai classici fattori prognostici, il trattamento di questa patologia deve tenere conto dei fattori predittivi molecolari emergenti attraverso lo sviluppo della ricerca oncogenetica e della terapia mirata. Anche se i progressi nella chemioterapia hanno permesso di prolungare la sopravvivenza dei pazienti con carcinoma colorettale metastatico, la chirurgia rimane l’unico trattamento in grado di offrire una possibilità di guarigione. La resecabilità è un obiettivo fondamentale, soprattutto in caso di metastasi epatiche multiple e bilaterali. Può essere ottenuta attraverso l’apporto della chemioterapia con bioterapie, che permette di ottenere tassi di risposta fino nel 60-70% dei casi. La resecabilità può essere aumentata anche con altri mezzi integrati nell’approccio multimodale, come l’embolizzazione portale, l’epatectomia in due tempi e la combinazione di procedure di termoablazione. Anche le resezioni epatiche possono essere ripetute. La gestione delle metastasi epatiche sincrone con il tumore primitivo in atto rappresenta una vera e propria sfida terapeutica per i clinici, soprattutto nel caso di tumori del basso e del medio retto perché, di fronte alla necessità di una radioterapia pelvica neoadiuvante, si impone la necessità di controllare le sedi metastatiche nella loro finestra di resecabilità. Dal momento che non c’è consenso in questa situazione, la strategia deve integrare i diversi mezzi terapeutici tra cui la chemioterapia, la radioterapia e da due a quattro fasi chirurgiche, secondo una sequenza cronologica che dia priorità alla sede tumorale che è decisiva per la prognosi. Si tratta quindi di un vero e proprio trattamento “à la carte” deciso in maniera concertata dai vari specialisti interessati.</div></div>\",\"PeriodicalId\":100456,\"journal\":{\"name\":\"EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale\",\"volume\":\"31 3\",\"pages\":\"Pages 1-17\"},\"PeriodicalIF\":0.0000,\"publicationDate\":\"2025-08-13\",\"publicationTypes\":\"Journal Article\",\"fieldsOfStudy\":null,\"isOpenAccess\":false,\"openAccessPdf\":\"\",\"citationCount\":\"0\",\"resultStr\":null,\"platform\":\"Semanticscholar\",\"paperid\":null,\"PeriodicalName\":\"EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale\",\"FirstCategoryId\":\"1085\",\"ListUrlMain\":\"https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1283079825508744\",\"RegionNum\":0,\"RegionCategory\":null,\"ArticlePicture\":[],\"TitleCN\":null,\"AbstractTextCN\":null,\"PMCID\":null,\"EPubDate\":\"\",\"PubModel\":\"\",\"JCR\":\"\",\"JCRName\":\"\",\"Score\":null,\"Total\":0}","platform":"Semanticscholar","paperid":null,"PeriodicalName":"EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale","FirstCategoryId":"1085","ListUrlMain":"https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1283079825508744","RegionNum":0,"RegionCategory":null,"ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":null,"EPubDate":"","PubModel":"","JCR":"","JCRName":"","Score":null,"Total":0}
Strategia oncochirurgica di gestione delle metastasi epatiche di origine colorettale
La gestione delle metastasi epatiche del cancro del colon-retto, in generale, e del cancro del retto, in particolare, richiede un approccio multidisciplinare che coinvolge chirurghi, oncologi, gastroenterologi, radiologi e patologi. Finora, in letteratura così come in clinica, l’evento metastatico è stato considerato predominante in relazione alla sede del tumore primitivo. Si parla quindi di un’unica patologia chiamata “colorettale”, anche se in alcuni casi l’origine rettale implica una gestione specifica. Oltre ai classici fattori prognostici, il trattamento di questa patologia deve tenere conto dei fattori predittivi molecolari emergenti attraverso lo sviluppo della ricerca oncogenetica e della terapia mirata. Anche se i progressi nella chemioterapia hanno permesso di prolungare la sopravvivenza dei pazienti con carcinoma colorettale metastatico, la chirurgia rimane l’unico trattamento in grado di offrire una possibilità di guarigione. La resecabilità è un obiettivo fondamentale, soprattutto in caso di metastasi epatiche multiple e bilaterali. Può essere ottenuta attraverso l’apporto della chemioterapia con bioterapie, che permette di ottenere tassi di risposta fino nel 60-70% dei casi. La resecabilità può essere aumentata anche con altri mezzi integrati nell’approccio multimodale, come l’embolizzazione portale, l’epatectomia in due tempi e la combinazione di procedure di termoablazione. Anche le resezioni epatiche possono essere ripetute. La gestione delle metastasi epatiche sincrone con il tumore primitivo in atto rappresenta una vera e propria sfida terapeutica per i clinici, soprattutto nel caso di tumori del basso e del medio retto perché, di fronte alla necessità di una radioterapia pelvica neoadiuvante, si impone la necessità di controllare le sedi metastatiche nella loro finestra di resecabilità. Dal momento che non c’è consenso in questa situazione, la strategia deve integrare i diversi mezzi terapeutici tra cui la chemioterapia, la radioterapia e da due a quattro fasi chirurgiche, secondo una sequenza cronologica che dia priorità alla sede tumorale che è decisiva per la prognosi. Si tratta quindi di un vero e proprio trattamento “à la carte” deciso in maniera concertata dai vari specialisti interessati.