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Lo studio della struttura di boschi vetusti nell’Appennino meridionale come base per la definizione di approcci selvicolturali sostenibili
Il lavoro, dopo una breve sintesi sull’ importanza e sul significato delle foreste vetuste, riporta un’analisi delle modalità di gestione che hanno determinato la semplificazione strutturale dei boschi lungo l’Appennino Meridionale. In base ai risultati di studi presenti in letteratura, viene eseguita una comparazione delle caratteristiche strutturali di faggete e pinete di laricio, gestite applicando forme di uso tradizionale, con boschi delle stesse tipologie fisionomiche ma con caratteri di vetustà. Da tali studi è emerso come in entrambi i casi la tipologia strutturale è di tipo stratificato a piccoli gruppi. La differenza di età tra i gruppi, nei boschi vetusti è data dall’intervallo di tempo con cui si verificano i crolli delle piante; in quelli nei quali è applicato il «taglio a scelta a piccoli gruppi», è, invece, dovuta all’intervallo tra un intervento e il successivo. Il lavoro evidenzia, : a) come la dinamica strutturale indotta da quest’ultima modalità di trattamento si avvicini a quella che avviene in assenza dell’intervento antropico; b) in quale misura le forme tradizionali di utilizzo dei boschi riproducano di fatto la dinamica naturale; c) l’importanza dello studio delle formazioni vetuste per ricavare indicazioni sui trattamenti selvicolturali sostenibili.