{"title":"对科学传播语言的思考:以素食主义广告为例","authors":"Edoardo Scarpanti","doi":"10.1080/02614340.2023.2265222","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"ABSTRACTThe paper aims to study some linguistic features of para-scientific language, by analysing seven brief texts, published online, which are linked to veganism and try to explain the benefits of this way of life to their readers. First of all, peculiar traits of the scientific language are discussed, in order to underline the differences between this particular kind of language, which is based on a full application of the scientific method, and the para-scientific one. The textual corpus shows quite clearly that the authors make specific and regular choices which deal with the lexical, syntactic, semantic, stylistic and rhetorical levels of the language. These choices, moreover, seem to be quite similar to those usually present in the language of deception and in fake texts in general, as both kinds of texts share a common target, i.e. avoiding the traits that are commonly expected in scientific language.SOMMARIOIl presente articolo si prefigge di studiare alcuni tratti caratteristici del linguaggio della parascienza, analizzando sette brevi testi, pubblicati online, legati al veganesimo, i cui autori cercano di illustrare al pubblico in rete i benefici di tale regime alimentare. Si discutono anzi tutto alcuni tratti tipici del linguaggio scientifico e del relativo metodo, sottolineandone le differenze rispetto a quello della parascienza. Il corpus testuale della pubblicistica vegana qui analizzato mostra con una certa chiarezza che gli autori in esame compiono con regolarità determinate scelte linguistiche, a livello lessicale, sintattico, semantico, stilistico e retorico. Tali scelte sembrano molto vicine a quelle normalmente presenti nei testi cosiddetti fake, evidentemente in quanto entrambi condividono lo stesso obiettivo: allontanarsi il più possibile dal linguaggio scientifico e da ciò che esso comporta.KEYWORDS: Parasciencesciencescientific languagesociolinguisticsapplied linguisticsItalian languagePAROLE CHIAVE: Parascienzascienzalinguaggio scientificosociolinguisticalinguistica applicatalingua italiana Notes1 Cfr. ad es. Maria Luisa Altieri Biagi, L’avventura della mente. Studi sulla lingua scientifica (Napoli: Morano, 1990); Michele Cortelazzo, ‘Lingua della scienza’, in Enciclopedia dell’italiano (Roma: Treccani, 2011), s.v.; Matthew P. Normand, ‘The Language of Science’, Perspectives on Behavior Science, 42.3 (2017), 675–688; Moritz Stefaner e Christian Lässer, ‘The Language of Science’, Scientific American, 323.3 (2020), 26–33.2 Cfr. Karl Popper, Logica della scoperta scientifica (Torino: Einaudi, 1970).3 In altri termini, il discorso scientifico possiede sempre un orizzonte empirico, basato cioè sull’esperienza ripetibile; su questo, cfr. Evandro Agazzi, ‘Considerazioni epistemologiche su scienza e metafisica’, in Teorie e metodo delle scienze, a cura di Carlo Huber (Roma: Università Gregoriana, 1981), pp. 311–340; Silvano Fuso, Realtà o illusione? Scienza, pseudoscienza e paranormale (Bari: Dedalo, 1999), pp. 22–23.4 Gaetano Berruto, ‘Identifying dimensions of linguistic variation in a language space’, in Language and Space: An International Handbook of Linguistic Variation, a cura di Peter Auer e Jürgen E. Schmidt (New York – Berlin: Gruyter, 2010), i, pp. 227–238.5 Burrhus F. Skinner, Verbal Behavior (New York: Appleton-Century-Crofts, 1957), p. 420.6 Cortelazzo, ‘Lingua della scienza’.7 Cfr. Harald Weinrich, Metafora e menzogna (Bologna: il Mulino, 1983); Howard S. Friedman e Joan S. Tucker, ‘Language and deception’, in Handbook of Language and Social Psychology, a cura di Howard Giles e William P. Robinson (New York: Wiley, 1990), pp. 257–270; Aldert Vrij e altri, ‘Detecting Deceit via Analysis of Verbal and Nonverbal Behavior’, Journal of Nonverbal Behavior, 24 (2000), 239–264; Matthew L. Newman e altri, ‘Lying Words: Predicting Deception from Linguistic Styles’, Personality and Social Psychology Bulletin, 29.5 (2003), 665–675; Lina Zhou, Judee K. Burgoon e Douglas P. Twitchell, ‘A Longitudinal Analysis of Language Behavior of Deception in E-mail’, in Intelligence and Security Informatics: First NSF/NIJ Symposium (Berlin: Springer, 2003), pp. 102–110; Edoardo Scarpanti, Bufale. Post-verità, linguaggio e fascinazione dai falsi storici al Web (Padova: Webster, 2018), p. 49; Id., ‘Fake news: aspetti linguistici di un nuovo genere testuale’, Forum Italicum, 55.3 (2021), 865–877.8 Cfr. ad es. Friedman e Tucker, ‘Language and deception’; Newman e altri, ‘Lying Words’, Zhou, Burgoon e Twitchell, ‘A Longitudinal Analysis of Language Behavior of Deception in E-mail’; Charles F. Bond e Bella M. DePaulo, ‘Accuracy of Deception Judgments’, Personality and Social Psychology Review, 10.3 (2006), 214–234. Su tali aspetti, in una prospettiva più generale che esula dal semplice campo della linguistica, cfr. Maria Bettetini, Breve storia della bugia. Da Ulisse a Pinocchio (Milano: Raffaello Cortina, 2010); Walter Quattrociocchi e Antonella Vicini, Misinformation. Guida alla società dell’informazione e della credulità (Milano: Franco Angeli, 2016).9 Scarpanti, ‘Fake news’.10 Sven O. Hansson, ‘Defining Pseudoscience’, Philosophia naturalis, 33.1 (1996), 169–176; Arthur Still e Windy Dryden, ‘The Social Psychology of “Pseudoscience”: A Brief History’, Journal for the Theory of Social Behaviour, 34.3 (2004), 265–290.11 Cfr. Massimo Pigliucci, ‘Science and Fundamentalism’, EMBO Reports, 6.12 (2005), 1106–1109.12 Cfr. Paul Grice, Logica e conversazione (Bologna: il Mulino, 1993), pp. 59–60; Scarpanti, ‘Fake news’.; sulle conseguenze delle implicature conversazionali presenti in queste tipologie testuali, in particolare, cfr. Charles F. Bond e Bella M. DePaulo, ‘Accuracy of Deception Judgments’, Personality and Social Psychology Review, 10.3 (2006), 214–234.13 ‘La casa dei vegan’, Vegan Home <http://www.veganhome.it> [ultimo accesso 5 gennaio 2023]. Il sito Vegan Home, dal quale si riportano qui i due testi V-1 e V-2, rappresenta un buon esempio di una raccolta di testi di introduzione generale al mondo vegano e allo stile di vita da esso rappresentato. Gli articoli sono destinati principalmente a un pubblico di neofiti, senza entrare eccessivamente nel dettaglio e nella discussione delle varie pratiche vegane.14 ‘Diventare vegan’, Vegan Home <http://www.veganhome.it> [ultimo accesso 5 gennaio 2023]; cfr. nota precedente.15 ‘La transizione all’alimentazione vegan’, Vegfacile <http://www.vegfacile.info> [ultimo accesso 5 gennaio 2023]. Rispetto al sito Vegan Home (cfr. testi V-1, V-2), il blog Vegfacile entra maggiormente nel dettaglio e fornisce, a chi già ha aderito allo stile di vita vegano, una serie di consigli e di indicazioni. Il testo qui riportato si riferisce a un’introduzione generale al tema della vita vegana.16 Luca Bussoletti, ‘Loredana Cannata: “Sto bene perché vivo in armonia con la natura grazie alla mia dieta…”’ Famiglia Cristiana. Versione Web 14 luglio 2015 <http://www.famigliacristiana.it> [ultimo accesso 5 gennaio 2023]. Il testo, così come l’ultimo brano più avanti riportato (V-7), è stato scelto in quanto rappresentativo di un’opinione proveniente da un autore che, a differenza di altri casi, si manifesta esplicitamente al pubblico. Si tratta, in genere, di un influencer o di un personaggio più o meno noto. In questo caso, la persona intervistata è l’attrice italiana, attivista vegana e animalista, Loredana Cannata, che è seguita su Facebook da circa 20.000 utenti.17 ‘La normalità dell’essere anormale’, Vegan Italia <http://www.veganitalia.com> [ultimo accesso 5 gennaio 2023]. Il portale Vegan Italia rappresenta un buon esempio di una raccolta di risposte a dubbi, con chiarimenti e approfondimenti vari, dedicata principalmente a chi è già vegano o a chi è in ‘transizione’.18 ‘Sette importanti motivi per diventare vegano’, Gruppo Macro <http://www.gruppomacro.com> [ultimo accesso 5 gennaio 2023]. Il blog è dedicato soprattutto all’alimentazione e, negli ultimi anni, è gradualmente passato dalla discussione della dieta macrobiotica a un sempre maggiore approfondimento dei temi legati al veganesimo. Il testo in esame, uno dei più apprezzati sul sito, è stato scelto per il suo carattere schematico, decisamente didattico e particolarmente rappresentativo.19 Stefano Momentè. Pagina professionale <https://www.facebook.com/stefanomomente> [ultimo accesso 5 gennaio 2023]. Il brano, così come il precedente testo V-4, è stato scelto in quanto rappresentativo di un breve intervento, sulla propria pagina social, di un influencer vegano, il naturopata Stefano Momentè, che può vantare oltre 22.000 utenti che lo seguono su Facebook.20 Per i concetti e i termini sociolinguistici qui utilizzati, si rimanda direttamente a Gaetano Berruto, Fondamenti di sociolinguistica (Roma-Bari: Laterza, 2003); Jack C. Chambers, Sociolinguistic Theory: Linguistic Variation and Its Social Significance (Malden: Wiley Blackwell, 2009).21 Si intende qui con il termine ‘inferenza’, in campo linguistico e pragmatico, ogni riferimento alle implicature conversazionali che sono presenti in ogni atto comunicativo dove l’emittente agisca coscientemente sui meccanismi dell’interazione stessa, ad esempio mediante la deliberata violazione delle massime di Grice o attraverso l’inserimento, appunto, di elementi impliciti; cfr. ad es. Stephen C. Levinson, Presumptive Meanings (Cambridge: MIT Press, 2000); Deirdre Wilson e Dan Sperber, ‘Relevance Theory’, in The Handbook of Pragmatics, a cura di Laurence R. Horn e Gregory Ward (Oxford: Blackwell, 2004), pp. 607–632; Fabrizio Bonacci, ‘Processi inferenziali vs processi di codifica/decodifica nei modelli di trasmissione dell’informazione fra individui’, Rivista Italiana di Filosofia del Linguaggio, 1 (2019), 3–19.22 Cfr. Henri Tajfel e John C. Turner, ‘An Integrative Theory of Intergroup Conflict’, in The Social Psychology of Intergroup Relations, a cura di William G. Austin e Stephen Worchel (Monterey: Brooks-Cole, 1979), pp. 33–47; Henri Tajfel, Gruppi umani e categorie sociali (Bologna: il Mulino, 1999).23 Cfr. Algirdas J. Greimas e Joseph Courtés, Semiotica. Dizionario ragionato della teoria del linguaggio (Milano: Mondadori, 2007).24 Su alcuni aspetti del linguaggio della pubblicità, si vedano ad es. Roberto Grandi, Come parla la pubblicità. Modelli comunicativi degli spot pubblicitari (Milano: Edizioni del Sole 24 Ore, 1987); Angela Goddard, The Language of Advertising: Written Texts (London: Routledge, 2002); Roberto Giacomelli, ‘La lingua della pubblicità’, in La lingua italiana e i mass media, a cura di Ilaria Bonomi e Silvia Morgana (Roma: Carocci, 2003), pp. 223–248; Maria Rosa Capozzi, ‘I linguaggi della persuasione. Propaganda e pubblicità’, Gentes, 1.1 (2014), 99–106: Sandra Salerno, ‘Il linguaggio pubblicitario tra persuasione e retorica’, H-ermes. Journal of Communication, 2 (2014), 59–80.25 Cfr. ad es. Stefano Ruggieri, Stefano Boca e Fabio Ballor, ‘Il linguaggio della rete. Il modello delle categorie linguistiche e i contesti del Web 2.0’, Psicologia sociale, 1 (2014), 83–94; Giuseppe Antonelli, ‘L’e-taliano tra storie e leggende’, in L’e-taliano. Scriventi e scritture nell’era digitale, a cura di Sergio Lubello (Firenze: Cesati, 2016), pp. 11–28; Giuliana Fiorentino, ‘Sociolinguistica della scrittura. Varietà del web nel repertorio linguistico italiano’, in CLUB Working Papers in Linguistics. Volume 2, a cura di Francesca Masini e Fabio Tamburini (Bologna: Circolo Linguistico dell’Università di Bologna, 2018), pp. 40–60.26 In questo senso, potrebbe apparire opportuno ricondurre la varietà linguistica presente nei testi qui analizzati all’interno della meta-categoria delle varietà legate alle cosiddette ‘comunità di pratica’, come teorizzato in particolare da Jannis Androutsopoulos, ‘Introduction: Sociolinguistics and computer-mediated communication’, Journal of Sociolinguistics, 1.4 (2006), 419–438; cfr. anche Fiorentino, ‘Sociolinguistica della scrittura’, p. 65. Su tale aspetto, si rimanda alle Conclusioni in calce al presente contributo.27 Grice, Logica e conversazione, pp. 59-60; su questi aspetti e sull’inferenza, cfr. anche Levinson, Presumptive Meanings; Giovanna Cosenza, La pragmatica di Paul Grice. intenzioni, significato, comunicazione (Milano: Bompiani, 2002); Wilson e Sperber, ‘Relevance Theory’, pp. 607–632; Bonacci, ‘Processi inferenziali’.28 Nel complesso, si segnalano le seguenti frequenze di ripetizioni anaforiche: 4 vv. in V-1 e V-2; 2 vv. in V-3 e V-4.29 Sugli aspetti retorico-stilistici e argomentativi cfr., come riferimento, Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca, Trattato dell’argomentazione. La nuova retorica (Torino: Einaudi, 1966); Andrea Iacona, L’argomentazione (Torino: Einaudi, 2005); Paola Cantù e Italo Testa, Teorie dell’argomentazione. Un’introduzione alle logiche del dialogo (Milano: Mondadori, 2006); Franca D’Agostini, Verità avvelenata. Buoni e cattivi argomenti nel dibattito pubblico (Torino: Bollati Boringhieri, 2010).30 Con fattoide si indica un fatto irreale, presentato invece da una certa fonte, in genere con insistenza, come del tutto reale; tale termine, attestato in italiano come prestito adattato dell’inglese americano factoid, ha avuto la propria origine, con ogni probabilità, nella biografia dedicata da Norman Mailer, nel 1973, a Marilyn Monroe, nella quale si deploravano i numerosi factoids che circolavano sulla vita e sulla tragica fine dell’attrice. Norman Mailer, Marilyn: A Biography (New York: Grosset & Dunlap, 1973). Cfr. anche Gillo Dorfles, Fatti e fattoid. gli pseudoeventi nell’arte e nella società (Roma: Castelvecchi, 2009).31 Il tema della crudeltà, delle sofferenze inflitte e dell’uccisione degli animali rappresenta senz’altro un motivo ricorrente della pubblicistica vegana, per cui cfr. ad es. Carrie Packwood Freeman, ‘Framing animal rights in the “Go Veg” campaigns of U.S. animal rights organizations’, Society & Animals, 18.2 (2010), 163–182.32 Cfr. Tajfel e Turner, ‘An Integrative Theory of Intergroup Conflict’.33 Sul concetto di deumanizzazione cfr. ad es. Chiara Volpato, Deumanizzazione. Come si legittima la violenza (Roma-Bari: Laterza, 2011).34 Kenneth Shapiro, ‘The Caring Sleuth: A Qualitative Analysis of Animal Rights Activists’, Alternative Methods in Toxicology, 11 (1995), 669–674; Alena Zhdanava, Surinderpal Kaur e Kumaran Rajandran, ‘Representing nonhuman animals as equals: An ecolinguistic analysis of vegan campaigns’, Journal of World Languages, 7.1 (2021), 26–57. Sull’ecolinguistica e, più in generale, sul processo di umanizzazione del mondo animale come strumento comunicativo, cfr. i contributi di Mary Kahn, ‘The passive voice of science: Language abuse in the wildlife profession’, The Trumpeter, 9.4 (1992), 152–154; Rom Harré, Jens Brockmeier e Peter Mühlhäusler, Greenspeak: A Study of Environmental Discourse (London: Sage, 1999); Cathy B. Glenn, ‘Constructing consumables and consent: A critical analysis of factory farm industry discourse’, Journal of Communication Inquiry, 28.1 (2004), 63–81; Arran Stibbe, Ecolinguistics: Language, Ecology and the Stories We Live By (London: Routledge, 2015); Sabrina Fusari, ‘Changing Representations of Animals in Canadian English (1920s–2010s)’, Language & Ecology (2018), 2–32.35 Brock Bastian e altri, ‘When closing the human-animal divide expands moral concern: The importance of framing’, Social Psychological and Personality Science, 3.4 (2012), 421–429; cfr. anche Stibbe, Ecolinguistics.36 Zhdanava, ‘Representing nonhuman animals as equals’, p. 27.37 Cfr. Pankaj Aggarwal e Ann L. McGill, ‘Is That Car Smiling at Me? Schema Congruity as a Basis for Evaluating Anthropomorphized Products' Journal of Consumer Research, 34.4 (2007), 468–479: ‘This anthropomorphization allows people viewing the posters to “see a human in nonhuman forms”’ (p. 468).38 Friedman e Tucker, ‘Language and Deception’; Zhou, Burgoon e Twitchell, ‘A Longitudinal Analysis of Language Behavior of Deception in E-mail’.39 Cfr. Newman e altri, ‘Lying Words’, pp. 666; 672.40 Cfr. Tajfel, Gruppi umani e categorie sociali.41 Sui concetti di varietà linguistica, gergo e modalità d’uso, cfr. Gaetano Berruto, Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo (Roma: Carocci, 2012); sul problema della classificazione di questi testi, si rimanda ai già citati Antonelli, ‘L’e-taliano tra storie e leggende’, Fiorentino, ‘Sociolinguistica della scrittura’. Sul linguaggio della divulgazione, più in generale, si può fare riferimento ai contributi raccolti in La linguistica della divulgazione, la divulgazione della linguistica. Atti del IV Convegno Interannuale SLI nuova serie (Bologna, 14-15 giugno 2018), a cura di Nicola Grandi e Francesca Masini (Roma: Società di Linguistica Italiana, 2020), fra cui in particolare quello di Gaetano Berruto, ‘Su qualche aspetto sociolinguistico della divulgazione’, pp. 57–77.42 Cfr. Marjaana Lindeman, ‘Motivation, cognition and pseudoscience’, Scandinavian Journal of Psychology, 39.4 (1998), 257–265.","PeriodicalId":286465,"journal":{"name":"The Italianist","volume":"67 7","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0000,"publicationDate":"2023-11-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":"{\"title\":\"Riflessioni sul linguaggio della divulgazione parascientifica: Il caso della pubblicistica vegana\",\"authors\":\"Edoardo Scarpanti\",\"doi\":\"10.1080/02614340.2023.2265222\",\"DOIUrl\":null,\"url\":null,\"abstract\":\"ABSTRACTThe paper aims to study some linguistic features of para-scientific language, by analysing seven brief texts, published online, which are linked to veganism and try to explain the benefits of this way of life to their readers. 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Si discutono anzi tutto alcuni tratti tipici del linguaggio scientifico e del relativo metodo, sottolineandone le differenze rispetto a quello della parascienza. Il corpus testuale della pubblicistica vegana qui analizzato mostra con una certa chiarezza che gli autori in esame compiono con regolarità determinate scelte linguistiche, a livello lessicale, sintattico, semantico, stilistico e retorico. Tali scelte sembrano molto vicine a quelle normalmente presenti nei testi cosiddetti fake, evidentemente in quanto entrambi condividono lo stesso obiettivo: allontanarsi il più possibile dal linguaggio scientifico e da ciò che esso comporta.KEYWORDS: Parasciencesciencescientific languagesociolinguisticsapplied linguisticsItalian languagePAROLE CHIAVE: Parascienzascienzalinguaggio scientificosociolinguisticalinguistica applicatalingua italiana Notes1 Cfr. ad es. Maria Luisa Altieri Biagi, L’avventura della mente. Studi sulla lingua scientifica (Napoli: Morano, 1990); Michele Cortelazzo, ‘Lingua della scienza’, in Enciclopedia dell’italiano (Roma: Treccani, 2011), s.v.; Matthew P. Normand, ‘The Language of Science’, Perspectives on Behavior Science, 42.3 (2017), 675–688; Moritz Stefaner e Christian Lässer, ‘The Language of Science’, Scientific American, 323.3 (2020), 26–33.2 Cfr. Karl Popper, Logica della scoperta scientifica (Torino: Einaudi, 1970).3 In altri termini, il discorso scientifico possiede sempre un orizzonte empirico, basato cioè sull’esperienza ripetibile; su questo, cfr. Evandro Agazzi, ‘Considerazioni epistemologiche su scienza e metafisica’, in Teorie e metodo delle scienze, a cura di Carlo Huber (Roma: Università Gregoriana, 1981), pp. 311–340; Silvano Fuso, Realtà o illusione? Scienza, pseudoscienza e paranormale (Bari: Dedalo, 1999), pp. 22–23.4 Gaetano Berruto, ‘Identifying dimensions of linguistic variation in a language space’, in Language and Space: An International Handbook of Linguistic Variation, a cura di Peter Auer e Jürgen E. Schmidt (New York – Berlin: Gruyter, 2010), i, pp. 227–238.5 Burrhus F. Skinner, Verbal Behavior (New York: Appleton-Century-Crofts, 1957), p. 420.6 Cortelazzo, ‘Lingua della scienza’.7 Cfr. Harald Weinrich, Metafora e menzogna (Bologna: il Mulino, 1983); Howard S. Friedman e Joan S. Tucker, ‘Language and deception’, in Handbook of Language and Social Psychology, a cura di Howard Giles e William P. Robinson (New York: Wiley, 1990), pp. 257–270; Aldert Vrij e altri, ‘Detecting Deceit via Analysis of Verbal and Nonverbal Behavior’, Journal of Nonverbal Behavior, 24 (2000), 239–264; Matthew L. Newman e altri, ‘Lying Words: Predicting Deception from Linguistic Styles’, Personality and Social Psychology Bulletin, 29.5 (2003), 665–675; Lina Zhou, Judee K. Burgoon e Douglas P. Twitchell, ‘A Longitudinal Analysis of Language Behavior of Deception in E-mail’, in Intelligence and Security Informatics: First NSF/NIJ Symposium (Berlin: Springer, 2003), pp. 102–110; Edoardo Scarpanti, Bufale. Post-verità, linguaggio e fascinazione dai falsi storici al Web (Padova: Webster, 2018), p. 49; Id., ‘Fake news: aspetti linguistici di un nuovo genere testuale’, Forum Italicum, 55.3 (2021), 865–877.8 Cfr. ad es. Friedman e Tucker, ‘Language and deception’; Newman e altri, ‘Lying Words’, Zhou, Burgoon e Twitchell, ‘A Longitudinal Analysis of Language Behavior of Deception in E-mail’; Charles F. Bond e Bella M. DePaulo, ‘Accuracy of Deception Judgments’, Personality and Social Psychology Review, 10.3 (2006), 214–234. Su tali aspetti, in una prospettiva più generale che esula dal semplice campo della linguistica, cfr. Maria Bettetini, Breve storia della bugia. Da Ulisse a Pinocchio (Milano: Raffaello Cortina, 2010); Walter Quattrociocchi e Antonella Vicini, Misinformation. Guida alla società dell’informazione e della credulità (Milano: Franco Angeli, 2016).9 Scarpanti, ‘Fake news’.10 Sven O. Hansson, ‘Defining Pseudoscience’, Philosophia naturalis, 33.1 (1996), 169–176; Arthur Still e Windy Dryden, ‘The Social Psychology of “Pseudoscience”: A Brief History’, Journal for the Theory of Social Behaviour, 34.3 (2004), 265–290.11 Cfr. Massimo Pigliucci, ‘Science and Fundamentalism’, EMBO Reports, 6.12 (2005), 1106–1109.12 Cfr. Paul Grice, Logica e conversazione (Bologna: il Mulino, 1993), pp. 59–60; Scarpanti, ‘Fake news’.; sulle conseguenze delle implicature conversazionali presenti in queste tipologie testuali, in particolare, cfr. Charles F. Bond e Bella M. DePaulo, ‘Accuracy of Deception Judgments’, Personality and Social Psychology Review, 10.3 (2006), 214–234.13 ‘La casa dei vegan’, Vegan Home <http://www.veganhome.it> [ultimo accesso 5 gennaio 2023]. Il sito Vegan Home, dal quale si riportano qui i due testi V-1 e V-2, rappresenta un buon esempio di una raccolta di testi di introduzione generale al mondo vegano e allo stile di vita da esso rappresentato. Gli articoli sono destinati principalmente a un pubblico di neofiti, senza entrare eccessivamente nel dettaglio e nella discussione delle varie pratiche vegane.14 ‘Diventare vegan’, Vegan Home <http://www.veganhome.it> [ultimo accesso 5 gennaio 2023]; cfr. nota precedente.15 ‘La transizione all’alimentazione vegan’, Vegfacile <http://www.vegfacile.info> [ultimo accesso 5 gennaio 2023]. Rispetto al sito Vegan Home (cfr. testi V-1, V-2), il blog Vegfacile entra maggiormente nel dettaglio e fornisce, a chi già ha aderito allo stile di vita vegano, una serie di consigli e di indicazioni. Il testo qui riportato si riferisce a un’introduzione generale al tema della vita vegana.16 Luca Bussoletti, ‘Loredana Cannata: “Sto bene perché vivo in armonia con la natura grazie alla mia dieta…”’ Famiglia Cristiana. Versione Web 14 luglio 2015 <http://www.famigliacristiana.it> [ultimo accesso 5 gennaio 2023]. Il testo, così come l’ultimo brano più avanti riportato (V-7), è stato scelto in quanto rappresentativo di un’opinione proveniente da un autore che, a differenza di altri casi, si manifesta esplicitamente al pubblico. Si tratta, in genere, di un influencer o di un personaggio più o meno noto. In questo caso, la persona intervistata è l’attrice italiana, attivista vegana e animalista, Loredana Cannata, che è seguita su Facebook da circa 20.000 utenti.17 ‘La normalità dell’essere anormale’, Vegan Italia <http://www.veganitalia.com> [ultimo accesso 5 gennaio 2023]. Il portale Vegan Italia rappresenta un buon esempio di una raccolta di risposte a dubbi, con chiarimenti e approfondimenti vari, dedicata principalmente a chi è già vegano o a chi è in ‘transizione’.18 ‘Sette importanti motivi per diventare vegano’, Gruppo Macro <http://www.gruppomacro.com> [ultimo accesso 5 gennaio 2023]. Il blog è dedicato soprattutto all’alimentazione e, negli ultimi anni, è gradualmente passato dalla discussione della dieta macrobiotica a un sempre maggiore approfondimento dei temi legati al veganesimo. Il testo in esame, uno dei più apprezzati sul sito, è stato scelto per il suo carattere schematico, decisamente didattico e particolarmente rappresentativo.19 Stefano Momentè. Pagina professionale <https://www.facebook.com/stefanomomente> [ultimo accesso 5 gennaio 2023]. Il brano, così come il precedente testo V-4, è stato scelto in quanto rappresentativo di un breve intervento, sulla propria pagina social, di un influencer vegano, il naturopata Stefano Momentè, che può vantare oltre 22.000 utenti che lo seguono su Facebook.20 Per i concetti e i termini sociolinguistici qui utilizzati, si rimanda direttamente a Gaetano Berruto, Fondamenti di sociolinguistica (Roma-Bari: Laterza, 2003); Jack C. Chambers, Sociolinguistic Theory: Linguistic Variation and Its Social Significance (Malden: Wiley Blackwell, 2009).21 Si intende qui con il termine ‘inferenza’, in campo linguistico e pragmatico, ogni riferimento alle implicature conversazionali che sono presenti in ogni atto comunicativo dove l’emittente agisca coscientemente sui meccanismi dell’interazione stessa, ad esempio mediante la deliberata violazione delle massime di Grice o attraverso l’inserimento, appunto, di elementi impliciti; cfr. ad es. Stephen C. Levinson, Presumptive Meanings (Cambridge: MIT Press, 2000); Deirdre Wilson e Dan Sperber, ‘Relevance Theory’, in The Handbook of Pragmatics, a cura di Laurence R. Horn e Gregory Ward (Oxford: Blackwell, 2004), pp. 607–632; Fabrizio Bonacci, ‘Processi inferenziali vs processi di codifica/decodifica nei modelli di trasmissione dell’informazione fra individui’, Rivista Italiana di Filosofia del Linguaggio, 1 (2019), 3–19.22 Cfr. Henri Tajfel e John C. Turner, ‘An Integrative Theory of Intergroup Conflict’, in The Social Psychology of Intergroup Relations, a cura di William G. Austin e Stephen Worchel (Monterey: Brooks-Cole, 1979), pp. 33–47; Henri Tajfel, Gruppi umani e categorie sociali (Bologna: il Mulino, 1999).23 Cfr. Algirdas J. Greimas e Joseph Courtés, Semiotica. Dizionario ragionato della teoria del linguaggio (Milano: Mondadori, 2007).24 Su alcuni aspetti del linguaggio della pubblicità, si vedano ad es. Roberto Grandi, Come parla la pubblicità. Modelli comunicativi degli spot pubblicitari (Milano: Edizioni del Sole 24 Ore, 1987); Angela Goddard, The Language of Advertising: Written Texts (London: Routledge, 2002); Roberto Giacomelli, ‘La lingua della pubblicità’, in La lingua italiana e i mass media, a cura di Ilaria Bonomi e Silvia Morgana (Roma: Carocci, 2003), pp. 223–248; Maria Rosa Capozzi, ‘I linguaggi della persuasione. Propaganda e pubblicità’, Gentes, 1.1 (2014), 99–106: Sandra Salerno, ‘Il linguaggio pubblicitario tra persuasione e retorica’, H-ermes. Journal of Communication, 2 (2014), 59–80.25 Cfr. ad es. Stefano Ruggieri, Stefano Boca e Fabio Ballor, ‘Il linguaggio della rete. Il modello delle categorie linguistiche e i contesti del Web 2.0’, Psicologia sociale, 1 (2014), 83–94; Giuseppe Antonelli, ‘L’e-taliano tra storie e leggende’, in L’e-taliano. Scriventi e scritture nell’era digitale, a cura di Sergio Lubello (Firenze: Cesati, 2016), pp. 11–28; Giuliana Fiorentino, ‘Sociolinguistica della scrittura. Varietà del web nel repertorio linguistico italiano’, in CLUB Working Papers in Linguistics. Volume 2, a cura di Francesca Masini e Fabio Tamburini (Bologna: Circolo Linguistico dell’Università di Bologna, 2018), pp. 40–60.26 In questo senso, potrebbe apparire opportuno ricondurre la varietà linguistica presente nei testi qui analizzati all’interno della meta-categoria delle varietà legate alle cosiddette ‘comunità di pratica’, come teorizzato in particolare da Jannis Androutsopoulos, ‘Introduction: Sociolinguistics and computer-mediated communication’, Journal of Sociolinguistics, 1.4 (2006), 419–438; cfr. anche Fiorentino, ‘Sociolinguistica della scrittura’, p. 65. Su tale aspetto, si rimanda alle Conclusioni in calce al presente contributo.27 Grice, Logica e conversazione, pp. 59-60; su questi aspetti e sull’inferenza, cfr. anche Levinson, Presumptive Meanings; Giovanna Cosenza, La pragmatica di Paul Grice. intenzioni, significato, comunicazione (Milano: Bompiani, 2002); Wilson e Sperber, ‘Relevance Theory’, pp. 607–632; Bonacci, ‘Processi inferenziali’.28 Nel complesso, si segnalano le seguenti frequenze di ripetizioni anaforiche: 4 vv. in V-1 e V-2; 2 vv. in V-3 e V-4.29 Sugli aspetti retorico-stilistici e argomentativi cfr., come riferimento, Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca, Trattato dell’argomentazione. La nuova retorica (Torino: Einaudi, 1966); Andrea Iacona, L’argomentazione (Torino: Einaudi, 2005); Paola Cantù e Italo Testa, Teorie dell’argomentazione. Un’introduzione alle logiche del dialogo (Milano: Mondadori, 2006); Franca D’Agostini, Verità avvelenata. Buoni e cattivi argomenti nel dibattito pubblico (Torino: Bollati Boringhieri, 2010).30 Con fattoide si indica un fatto irreale, presentato invece da una certa fonte, in genere con insistenza, come del tutto reale; tale termine, attestato in italiano come prestito adattato dell’inglese americano factoid, ha avuto la propria origine, con ogni probabilità, nella biografia dedicata da Norman Mailer, nel 1973, a Marilyn Monroe, nella quale si deploravano i numerosi factoids che circolavano sulla vita e sulla tragica fine dell’attrice. Norman Mailer, Marilyn: A Biography (New York: Grosset & Dunlap, 1973). Cfr. anche Gillo Dorfles, Fatti e fattoid. gli pseudoeventi nell’arte e nella società (Roma: Castelvecchi, 2009).31 Il tema della crudeltà, delle sofferenze inflitte e dell’uccisione degli animali rappresenta senz’altro un motivo ricorrente della pubblicistica vegana, per cui cfr. ad es. Carrie Packwood Freeman, ‘Framing animal rights in the “Go Veg” campaigns of U.S. animal rights organizations’, Society & Animals, 18.2 (2010), 163–182.32 Cfr. Tajfel e Turner, ‘An Integrative Theory of Intergroup Conflict’.33 Sul concetto di deumanizzazione cfr. ad es. Chiara Volpato, Deumanizzazione. Come si legittima la violenza (Roma-Bari: Laterza, 2011).34 Kenneth Shapiro, ‘The Caring Sleuth: A Qualitative Analysis of Animal Rights Activists’, Alternative Methods in Toxicology, 11 (1995), 669–674; Alena Zhdanava, Surinderpal Kaur e Kumaran Rajandran, ‘Representing nonhuman animals as equals: An ecolinguistic analysis of vegan campaigns’, Journal of World Languages, 7.1 (2021), 26–57. Sull’ecolinguistica e, più in generale, sul processo di umanizzazione del mondo animale come strumento comunicativo, cfr. i contributi di Mary Kahn, ‘The passive voice of science: Language abuse in the wildlife profession’, The Trumpeter, 9.4 (1992), 152–154; Rom Harré, Jens Brockmeier e Peter Mühlhäusler, Greenspeak: A Study of Environmental Discourse (London: Sage, 1999); Cathy B. Glenn, ‘Constructing consumables and consent: A critical analysis of factory farm industry discourse’, Journal of Communication Inquiry, 28.1 (2004), 63–81; Arran Stibbe, Ecolinguistics: Language, Ecology and the Stories We Live By (London: Routledge, 2015); Sabrina Fusari, ‘Changing Representations of Animals in Canadian English (1920s–2010s)’, Language & Ecology (2018), 2–32.35 Brock Bastian e altri, ‘When closing the human-animal divide expands moral concern: The importance of framing’, Social Psychological and Personality Science, 3.4 (2012), 421–429; cfr. anche Stibbe, Ecolinguistics.36 Zhdanava, ‘Representing nonhuman animals as equals’, p. 27.37 Cfr. Pankaj Aggarwal e Ann L. McGill, ‘Is That Car Smiling at Me? Schema Congruity as a Basis for Evaluating Anthropomorphized Products' Journal of Consumer Research, 34.4 (2007), 468–479: ‘This anthropomorphization allows people viewing the posters to “see a human in nonhuman forms”’ (p. 468).38 Friedman e Tucker, ‘Language and Deception’; Zhou, Burgoon e Twitchell, ‘A Longitudinal Analysis of Language Behavior of Deception in E-mail’.39 Cfr. Newman e altri, ‘Lying Words’, pp. 666; 672.40 Cfr. Tajfel, Gruppi umani e categorie sociali.41 Sui concetti di varietà linguistica, gergo e modalità d’uso, cfr. Gaetano Berruto, Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo (Roma: Carocci, 2012); sul problema della classificazione di questi testi, si rimanda ai già citati Antonelli, ‘L’e-taliano tra storie e leggende’, Fiorentino, ‘Sociolinguistica della scrittura’. Sul linguaggio della divulgazione, più in generale, si può fare riferimento ai contributi raccolti in La linguistica della divulgazione, la divulgazione della linguistica. Atti del IV Convegno Interannuale SLI nuova serie (Bologna, 14-15 giugno 2018), a cura di Nicola Grandi e Francesca Masini (Roma: Società di Linguistica Italiana, 2020), fra cui in particolare quello di Gaetano Berruto, ‘Su qualche aspetto sociolinguistico della divulgazione’, pp. 57–77.42 Cfr. 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Riflessioni sul linguaggio della divulgazione parascientifica: Il caso della pubblicistica vegana
ABSTRACTThe paper aims to study some linguistic features of para-scientific language, by analysing seven brief texts, published online, which are linked to veganism and try to explain the benefits of this way of life to their readers. First of all, peculiar traits of the scientific language are discussed, in order to underline the differences between this particular kind of language, which is based on a full application of the scientific method, and the para-scientific one. The textual corpus shows quite clearly that the authors make specific and regular choices which deal with the lexical, syntactic, semantic, stylistic and rhetorical levels of the language. These choices, moreover, seem to be quite similar to those usually present in the language of deception and in fake texts in general, as both kinds of texts share a common target, i.e. avoiding the traits that are commonly expected in scientific language.SOMMARIOIl presente articolo si prefigge di studiare alcuni tratti caratteristici del linguaggio della parascienza, analizzando sette brevi testi, pubblicati online, legati al veganesimo, i cui autori cercano di illustrare al pubblico in rete i benefici di tale regime alimentare. Si discutono anzi tutto alcuni tratti tipici del linguaggio scientifico e del relativo metodo, sottolineandone le differenze rispetto a quello della parascienza. Il corpus testuale della pubblicistica vegana qui analizzato mostra con una certa chiarezza che gli autori in esame compiono con regolarità determinate scelte linguistiche, a livello lessicale, sintattico, semantico, stilistico e retorico. Tali scelte sembrano molto vicine a quelle normalmente presenti nei testi cosiddetti fake, evidentemente in quanto entrambi condividono lo stesso obiettivo: allontanarsi il più possibile dal linguaggio scientifico e da ciò che esso comporta.KEYWORDS: Parasciencesciencescientific languagesociolinguisticsapplied linguisticsItalian languagePAROLE CHIAVE: Parascienzascienzalinguaggio scientificosociolinguisticalinguistica applicatalingua italiana Notes1 Cfr. ad es. Maria Luisa Altieri Biagi, L’avventura della mente. Studi sulla lingua scientifica (Napoli: Morano, 1990); Michele Cortelazzo, ‘Lingua della scienza’, in Enciclopedia dell’italiano (Roma: Treccani, 2011), s.v.; Matthew P. Normand, ‘The Language of Science’, Perspectives on Behavior Science, 42.3 (2017), 675–688; Moritz Stefaner e Christian Lässer, ‘The Language of Science’, Scientific American, 323.3 (2020), 26–33.2 Cfr. Karl Popper, Logica della scoperta scientifica (Torino: Einaudi, 1970).3 In altri termini, il discorso scientifico possiede sempre un orizzonte empirico, basato cioè sull’esperienza ripetibile; su questo, cfr. Evandro Agazzi, ‘Considerazioni epistemologiche su scienza e metafisica’, in Teorie e metodo delle scienze, a cura di Carlo Huber (Roma: Università Gregoriana, 1981), pp. 311–340; Silvano Fuso, Realtà o illusione? Scienza, pseudoscienza e paranormale (Bari: Dedalo, 1999), pp. 22–23.4 Gaetano Berruto, ‘Identifying dimensions of linguistic variation in a language space’, in Language and Space: An International Handbook of Linguistic Variation, a cura di Peter Auer e Jürgen E. Schmidt (New York – Berlin: Gruyter, 2010), i, pp. 227–238.5 Burrhus F. Skinner, Verbal Behavior (New York: Appleton-Century-Crofts, 1957), p. 420.6 Cortelazzo, ‘Lingua della scienza’.7 Cfr. Harald Weinrich, Metafora e menzogna (Bologna: il Mulino, 1983); Howard S. Friedman e Joan S. Tucker, ‘Language and deception’, in Handbook of Language and Social Psychology, a cura di Howard Giles e William P. Robinson (New York: Wiley, 1990), pp. 257–270; Aldert Vrij e altri, ‘Detecting Deceit via Analysis of Verbal and Nonverbal Behavior’, Journal of Nonverbal Behavior, 24 (2000), 239–264; Matthew L. Newman e altri, ‘Lying Words: Predicting Deception from Linguistic Styles’, Personality and Social Psychology Bulletin, 29.5 (2003), 665–675; Lina Zhou, Judee K. Burgoon e Douglas P. Twitchell, ‘A Longitudinal Analysis of Language Behavior of Deception in E-mail’, in Intelligence and Security Informatics: First NSF/NIJ Symposium (Berlin: Springer, 2003), pp. 102–110; Edoardo Scarpanti, Bufale. Post-verità, linguaggio e fascinazione dai falsi storici al Web (Padova: Webster, 2018), p. 49; Id., ‘Fake news: aspetti linguistici di un nuovo genere testuale’, Forum Italicum, 55.3 (2021), 865–877.8 Cfr. ad es. Friedman e Tucker, ‘Language and deception’; Newman e altri, ‘Lying Words’, Zhou, Burgoon e Twitchell, ‘A Longitudinal Analysis of Language Behavior of Deception in E-mail’; Charles F. Bond e Bella M. DePaulo, ‘Accuracy of Deception Judgments’, Personality and Social Psychology Review, 10.3 (2006), 214–234. Su tali aspetti, in una prospettiva più generale che esula dal semplice campo della linguistica, cfr. Maria Bettetini, Breve storia della bugia. Da Ulisse a Pinocchio (Milano: Raffaello Cortina, 2010); Walter Quattrociocchi e Antonella Vicini, Misinformation. Guida alla società dell’informazione e della credulità (Milano: Franco Angeli, 2016).9 Scarpanti, ‘Fake news’.10 Sven O. Hansson, ‘Defining Pseudoscience’, Philosophia naturalis, 33.1 (1996), 169–176; Arthur Still e Windy Dryden, ‘The Social Psychology of “Pseudoscience”: A Brief History’, Journal for the Theory of Social Behaviour, 34.3 (2004), 265–290.11 Cfr. Massimo Pigliucci, ‘Science and Fundamentalism’, EMBO Reports, 6.12 (2005), 1106–1109.12 Cfr. Paul Grice, Logica e conversazione (Bologna: il Mulino, 1993), pp. 59–60; Scarpanti, ‘Fake news’.; sulle conseguenze delle implicature conversazionali presenti in queste tipologie testuali, in particolare, cfr. Charles F. Bond e Bella M. DePaulo, ‘Accuracy of Deception Judgments’, Personality and Social Psychology Review, 10.3 (2006), 214–234.13 ‘La casa dei vegan’, Vegan Home [ultimo accesso 5 gennaio 2023]. Il sito Vegan Home, dal quale si riportano qui i due testi V-1 e V-2, rappresenta un buon esempio di una raccolta di testi di introduzione generale al mondo vegano e allo stile di vita da esso rappresentato. Gli articoli sono destinati principalmente a un pubblico di neofiti, senza entrare eccessivamente nel dettaglio e nella discussione delle varie pratiche vegane.14 ‘Diventare vegan’, Vegan Home [ultimo accesso 5 gennaio 2023]; cfr. nota precedente.15 ‘La transizione all’alimentazione vegan’, Vegfacile [ultimo accesso 5 gennaio 2023]. Rispetto al sito Vegan Home (cfr. testi V-1, V-2), il blog Vegfacile entra maggiormente nel dettaglio e fornisce, a chi già ha aderito allo stile di vita vegano, una serie di consigli e di indicazioni. Il testo qui riportato si riferisce a un’introduzione generale al tema della vita vegana.16 Luca Bussoletti, ‘Loredana Cannata: “Sto bene perché vivo in armonia con la natura grazie alla mia dieta…”’ Famiglia Cristiana. Versione Web 14 luglio 2015 [ultimo accesso 5 gennaio 2023]. Il testo, così come l’ultimo brano più avanti riportato (V-7), è stato scelto in quanto rappresentativo di un’opinione proveniente da un autore che, a differenza di altri casi, si manifesta esplicitamente al pubblico. Si tratta, in genere, di un influencer o di un personaggio più o meno noto. In questo caso, la persona intervistata è l’attrice italiana, attivista vegana e animalista, Loredana Cannata, che è seguita su Facebook da circa 20.000 utenti.17 ‘La normalità dell’essere anormale’, Vegan Italia [ultimo accesso 5 gennaio 2023]. Il portale Vegan Italia rappresenta un buon esempio di una raccolta di risposte a dubbi, con chiarimenti e approfondimenti vari, dedicata principalmente a chi è già vegano o a chi è in ‘transizione’.18 ‘Sette importanti motivi per diventare vegano’, Gruppo Macro [ultimo accesso 5 gennaio 2023]. Il blog è dedicato soprattutto all’alimentazione e, negli ultimi anni, è gradualmente passato dalla discussione della dieta macrobiotica a un sempre maggiore approfondimento dei temi legati al veganesimo. Il testo in esame, uno dei più apprezzati sul sito, è stato scelto per il suo carattere schematico, decisamente didattico e particolarmente rappresentativo.19 Stefano Momentè. Pagina professionale [ultimo accesso 5 gennaio 2023]. Il brano, così come il precedente testo V-4, è stato scelto in quanto rappresentativo di un breve intervento, sulla propria pagina social, di un influencer vegano, il naturopata Stefano Momentè, che può vantare oltre 22.000 utenti che lo seguono su Facebook.20 Per i concetti e i termini sociolinguistici qui utilizzati, si rimanda direttamente a Gaetano Berruto, Fondamenti di sociolinguistica (Roma-Bari: Laterza, 2003); Jack C. Chambers, Sociolinguistic Theory: Linguistic Variation and Its Social Significance (Malden: Wiley Blackwell, 2009).21 Si intende qui con il termine ‘inferenza’, in campo linguistico e pragmatico, ogni riferimento alle implicature conversazionali che sono presenti in ogni atto comunicativo dove l’emittente agisca coscientemente sui meccanismi dell’interazione stessa, ad esempio mediante la deliberata violazione delle massime di Grice o attraverso l’inserimento, appunto, di elementi impliciti; cfr. ad es. Stephen C. Levinson, Presumptive Meanings (Cambridge: MIT Press, 2000); Deirdre Wilson e Dan Sperber, ‘Relevance Theory’, in The Handbook of Pragmatics, a cura di Laurence R. Horn e Gregory Ward (Oxford: Blackwell, 2004), pp. 607–632; Fabrizio Bonacci, ‘Processi inferenziali vs processi di codifica/decodifica nei modelli di trasmissione dell’informazione fra individui’, Rivista Italiana di Filosofia del Linguaggio, 1 (2019), 3–19.22 Cfr. Henri Tajfel e John C. Turner, ‘An Integrative Theory of Intergroup Conflict’, in The Social Psychology of Intergroup Relations, a cura di William G. Austin e Stephen Worchel (Monterey: Brooks-Cole, 1979), pp. 33–47; Henri Tajfel, Gruppi umani e categorie sociali (Bologna: il Mulino, 1999).23 Cfr. Algirdas J. Greimas e Joseph Courtés, Semiotica. Dizionario ragionato della teoria del linguaggio (Milano: Mondadori, 2007).24 Su alcuni aspetti del linguaggio della pubblicità, si vedano ad es. Roberto Grandi, Come parla la pubblicità. Modelli comunicativi degli spot pubblicitari (Milano: Edizioni del Sole 24 Ore, 1987); Angela Goddard, The Language of Advertising: Written Texts (London: Routledge, 2002); Roberto Giacomelli, ‘La lingua della pubblicità’, in La lingua italiana e i mass media, a cura di Ilaria Bonomi e Silvia Morgana (Roma: Carocci, 2003), pp. 223–248; Maria Rosa Capozzi, ‘I linguaggi della persuasione. Propaganda e pubblicità’, Gentes, 1.1 (2014), 99–106: Sandra Salerno, ‘Il linguaggio pubblicitario tra persuasione e retorica’, H-ermes. Journal of Communication, 2 (2014), 59–80.25 Cfr. ad es. Stefano Ruggieri, Stefano Boca e Fabio Ballor, ‘Il linguaggio della rete. Il modello delle categorie linguistiche e i contesti del Web 2.0’, Psicologia sociale, 1 (2014), 83–94; Giuseppe Antonelli, ‘L’e-taliano tra storie e leggende’, in L’e-taliano. Scriventi e scritture nell’era digitale, a cura di Sergio Lubello (Firenze: Cesati, 2016), pp. 11–28; Giuliana Fiorentino, ‘Sociolinguistica della scrittura. Varietà del web nel repertorio linguistico italiano’, in CLUB Working Papers in Linguistics. Volume 2, a cura di Francesca Masini e Fabio Tamburini (Bologna: Circolo Linguistico dell’Università di Bologna, 2018), pp. 40–60.26 In questo senso, potrebbe apparire opportuno ricondurre la varietà linguistica presente nei testi qui analizzati all’interno della meta-categoria delle varietà legate alle cosiddette ‘comunità di pratica’, come teorizzato in particolare da Jannis Androutsopoulos, ‘Introduction: Sociolinguistics and computer-mediated communication’, Journal of Sociolinguistics, 1.4 (2006), 419–438; cfr. anche Fiorentino, ‘Sociolinguistica della scrittura’, p. 65. Su tale aspetto, si rimanda alle Conclusioni in calce al presente contributo.27 Grice, Logica e conversazione, pp. 59-60; su questi aspetti e sull’inferenza, cfr. anche Levinson, Presumptive Meanings; Giovanna Cosenza, La pragmatica di Paul Grice. intenzioni, significato, comunicazione (Milano: Bompiani, 2002); Wilson e Sperber, ‘Relevance Theory’, pp. 607–632; Bonacci, ‘Processi inferenziali’.28 Nel complesso, si segnalano le seguenti frequenze di ripetizioni anaforiche: 4 vv. in V-1 e V-2; 2 vv. in V-3 e V-4.29 Sugli aspetti retorico-stilistici e argomentativi cfr., come riferimento, Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca, Trattato dell’argomentazione. La nuova retorica (Torino: Einaudi, 1966); Andrea Iacona, L’argomentazione (Torino: Einaudi, 2005); Paola Cantù e Italo Testa, Teorie dell’argomentazione. Un’introduzione alle logiche del dialogo (Milano: Mondadori, 2006); Franca D’Agostini, Verità avvelenata. Buoni e cattivi argomenti nel dibattito pubblico (Torino: Bollati Boringhieri, 2010).30 Con fattoide si indica un fatto irreale, presentato invece da una certa fonte, in genere con insistenza, come del tutto reale; tale termine, attestato in italiano come prestito adattato dell’inglese americano factoid, ha avuto la propria origine, con ogni probabilità, nella biografia dedicata da Norman Mailer, nel 1973, a Marilyn Monroe, nella quale si deploravano i numerosi factoids che circolavano sulla vita e sulla tragica fine dell’attrice. Norman Mailer, Marilyn: A Biography (New York: Grosset & Dunlap, 1973). Cfr. anche Gillo Dorfles, Fatti e fattoid. gli pseudoeventi nell’arte e nella società (Roma: Castelvecchi, 2009).31 Il tema della crudeltà, delle sofferenze inflitte e dell’uccisione degli animali rappresenta senz’altro un motivo ricorrente della pubblicistica vegana, per cui cfr. ad es. Carrie Packwood Freeman, ‘Framing animal rights in the “Go Veg” campaigns of U.S. animal rights organizations’, Society & Animals, 18.2 (2010), 163–182.32 Cfr. Tajfel e Turner, ‘An Integrative Theory of Intergroup Conflict’.33 Sul concetto di deumanizzazione cfr. ad es. Chiara Volpato, Deumanizzazione. Come si legittima la violenza (Roma-Bari: Laterza, 2011).34 Kenneth Shapiro, ‘The Caring Sleuth: A Qualitative Analysis of Animal Rights Activists’, Alternative Methods in Toxicology, 11 (1995), 669–674; Alena Zhdanava, Surinderpal Kaur e Kumaran Rajandran, ‘Representing nonhuman animals as equals: An ecolinguistic analysis of vegan campaigns’, Journal of World Languages, 7.1 (2021), 26–57. Sull’ecolinguistica e, più in generale, sul processo di umanizzazione del mondo animale come strumento comunicativo, cfr. i contributi di Mary Kahn, ‘The passive voice of science: Language abuse in the wildlife profession’, The Trumpeter, 9.4 (1992), 152–154; Rom Harré, Jens Brockmeier e Peter Mühlhäusler, Greenspeak: A Study of Environmental Discourse (London: Sage, 1999); Cathy B. Glenn, ‘Constructing consumables and consent: A critical analysis of factory farm industry discourse’, Journal of Communication Inquiry, 28.1 (2004), 63–81; Arran Stibbe, Ecolinguistics: Language, Ecology and the Stories We Live By (London: Routledge, 2015); Sabrina Fusari, ‘Changing Representations of Animals in Canadian English (1920s–2010s)’, Language & Ecology (2018), 2–32.35 Brock Bastian e altri, ‘When closing the human-animal divide expands moral concern: The importance of framing’, Social Psychological and Personality Science, 3.4 (2012), 421–429; cfr. anche Stibbe, Ecolinguistics.36 Zhdanava, ‘Representing nonhuman animals as equals’, p. 27.37 Cfr. Pankaj Aggarwal e Ann L. McGill, ‘Is That Car Smiling at Me? Schema Congruity as a Basis for Evaluating Anthropomorphized Products' Journal of Consumer Research, 34.4 (2007), 468–479: ‘This anthropomorphization allows people viewing the posters to “see a human in nonhuman forms”’ (p. 468).38 Friedman e Tucker, ‘Language and Deception’; Zhou, Burgoon e Twitchell, ‘A Longitudinal Analysis of Language Behavior of Deception in E-mail’.39 Cfr. Newman e altri, ‘Lying Words’, pp. 666; 672.40 Cfr. Tajfel, Gruppi umani e categorie sociali.41 Sui concetti di varietà linguistica, gergo e modalità d’uso, cfr. Gaetano Berruto, Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo (Roma: Carocci, 2012); sul problema della classificazione di questi testi, si rimanda ai già citati Antonelli, ‘L’e-taliano tra storie e leggende’, Fiorentino, ‘Sociolinguistica della scrittura’. Sul linguaggio della divulgazione, più in generale, si può fare riferimento ai contributi raccolti in La linguistica della divulgazione, la divulgazione della linguistica. Atti del IV Convegno Interannuale SLI nuova serie (Bologna, 14-15 giugno 2018), a cura di Nicola Grandi e Francesca Masini (Roma: Società di Linguistica Italiana, 2020), fra cui in particolare quello di Gaetano Berruto, ‘Su qualche aspetto sociolinguistico della divulgazione’, pp. 57–77.42 Cfr. Marjaana Lindeman, ‘Motivation, cognition and pseudoscience’, Scandinavian Journal of Psychology, 39.4 (1998), 257–265.