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Cittadinanze sospese. Precarietà, mobilità e diritti delle ricercatrici e dei ricercatori italiani all’estero
I processi di transnazionalizzazione e di flessibilizzazione/precarizzazione del lavoro contribuiscono a riconfigurare gli attributi di cittadinanza formale e le pratiche di cittadinanza materiale delle nuove generazioni, trasformando in modo radicale il rapporto tra individui, lavoro, territorio e diritti. Le implicazioni sul piano della cittadinanza di precarietà e mobilità sono state indagate raramente nella loro interazione. Obiettivo del contributo è individuare in che modo la “flessimobilità” incide nel riconfigurare il rapporto tra giovani e cittadinanza e comprendere come contribuisca ad alimentare l’incertezza nella progettazione dei percorsi di vita. Il contributo si basa sull’analisi di documenti UE e interviste in profondità a ricercatrici mobili nello Spazio Europeo della Ricerca. La ricerca indica che vi sono delle fratture e delle contraddizioni nel modo in cui la mobilità è soggettivamente e oggettivamente vissuta. La tensione tra la promozione istituzionale alla mobilità e la debole costruzione di un sistema di diritti coerente con questa, spinge i ricercatori flessi-precari ad assumere in larga parte su di sé i rischi e le incertezze connessi a questo tipo di percorso. In questa tensione è ravvisabile l’influenza di un approccio neoliberista, che spinge gli individui a responsabilizzarsi e le istituzioni a deresponsabilizzarsi.