{"title":"坏死性细菌皮炎和坏死性筋膜炎","authors":"R. Beccari , I. Auquit-Auckbur","doi":"10.1016/S1769-6704(20)43901-4","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"<div><p>La dermoipodermite batterica necrotizzante (DIBN) e la fascite necrotizzante (FN) sono patologie infettive rare ma gravissime del rivestimento cutaneo. Si tratta di un’infezione necrotizzante del derma e dell’ipoderma per le DIBN che può estendersi alle fasce nelle FN o persino progredire nei muscoli sottostanti, portando a delle miositi infettive. Costituiscono le rare emergenze vitali a trattamento chirurgico nella specialità “chirurgia plastica” e possono riguardare anche altre specialità chirurgiche in base alle localizzazioni del danno (urologia per la gangrena di Fournier, ortopedia per le FN degli arti e oto-rino-laringoiatria e chirurgia maxillofacciale per le FN cervicofacciali). La loro gestione è multidisciplinare, associando in particolare chirurghi, dermatologi, rianimatori, infettivologi, ma anche, a lungo termine, fisioterapisti e ortesisti. La diagnosi si basa su una serie di parametri essenzialmente clinici (dolore, febbre, eritema cutaneo con dolore esteso e necrosi associata, segni di sepsi, persino shock) e di criteri biologici (iperleucocitosi, proteina C reattiva alta o, addirittura, citolisi epatica e aumento dei lattati). Il trattamento medicochirurgico iniziale deve essere attuato senza indugio. Esso consiste nell’escissione in emergenza di tutti i tessuti necrotici o invasi, nel loro debridement, nell’attuazione della terapia antibiotica e in appropriate misure di rianimazione. Il ritardo nella cura iniziale è decisivo per la prognosi, che rimane gravata dal 20-30% di mortalità. Dopo un second look a meno di 24 ore, sono necessarie una rianimazione adattata, diverse fasi di medicazione sotto anestesia oppure delle escissioni complementari. La ricostruzione del rivestimento cutaneo prevede tecniche diverse a seconda dell’entità della perdita di sostanza e dell’esposizione delle strutture sottostanti : innesti cutanei, più raramente lembi. Possono essere necessarie le amputazioni degli arti. Significative sequele estetiche o, anche, funzionali sono la regola.</p></div>","PeriodicalId":100455,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica? Ricostruttiva ed Estetica","volume":"18 2","pages":"Pages 1-16"},"PeriodicalIF":0.0000,"publicationDate":"2020-06-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":"{\"title\":\"Dermoipodermiti batteriche necrotizzanti e fasciti necrotizzanti\",\"authors\":\"R. Beccari , I. 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Dermoipodermiti batteriche necrotizzanti e fasciti necrotizzanti
La dermoipodermite batterica necrotizzante (DIBN) e la fascite necrotizzante (FN) sono patologie infettive rare ma gravissime del rivestimento cutaneo. Si tratta di un’infezione necrotizzante del derma e dell’ipoderma per le DIBN che può estendersi alle fasce nelle FN o persino progredire nei muscoli sottostanti, portando a delle miositi infettive. Costituiscono le rare emergenze vitali a trattamento chirurgico nella specialità “chirurgia plastica” e possono riguardare anche altre specialità chirurgiche in base alle localizzazioni del danno (urologia per la gangrena di Fournier, ortopedia per le FN degli arti e oto-rino-laringoiatria e chirurgia maxillofacciale per le FN cervicofacciali). La loro gestione è multidisciplinare, associando in particolare chirurghi, dermatologi, rianimatori, infettivologi, ma anche, a lungo termine, fisioterapisti e ortesisti. La diagnosi si basa su una serie di parametri essenzialmente clinici (dolore, febbre, eritema cutaneo con dolore esteso e necrosi associata, segni di sepsi, persino shock) e di criteri biologici (iperleucocitosi, proteina C reattiva alta o, addirittura, citolisi epatica e aumento dei lattati). Il trattamento medicochirurgico iniziale deve essere attuato senza indugio. Esso consiste nell’escissione in emergenza di tutti i tessuti necrotici o invasi, nel loro debridement, nell’attuazione della terapia antibiotica e in appropriate misure di rianimazione. Il ritardo nella cura iniziale è decisivo per la prognosi, che rimane gravata dal 20-30% di mortalità. Dopo un second look a meno di 24 ore, sono necessarie una rianimazione adattata, diverse fasi di medicazione sotto anestesia oppure delle escissioni complementari. La ricostruzione del rivestimento cutaneo prevede tecniche diverse a seconda dell’entità della perdita di sostanza e dell’esposizione delle strutture sottostanti : innesti cutanei, più raramente lembi. Possono essere necessarie le amputazioni degli arti. Significative sequele estetiche o, anche, funzionali sono la regola.