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Orienti migranti è un’espressione che può avere, come mostra questo volume, imprevedibili sfaccettature. Fra le tante, il mio contributo ha un taglio trasversale: parlando di orienti migranti e scivolando sul versante letterario, mi sembra valga la pena di ripercorrere un’esperienza al momento unica nel panorama italiano. Si tratta del lavoro oggi decennale della casa editrice Ponte33, la cui instancabile ispiratrice, direttrice, coordinatrice Felicetta Ferraro1 è recentemente scomparsa. Vorrei lasciare dentro queste poche righe anche un amichevole ricordo. Credo sia importante percorrere le tappe, le motivazioni e l’etica editoriale di questa casa editrice, perché rispetto alla migrazione della letteratura iraniana in Italia ha rappresentato (e ci auguriamo continuerà a rappresentare attraverso il lavoro di chi raccoglie l’eredità di Felicetta) un’esperienza che è anche un modello. Caso raro nel panorama editoriale, il progetto della casa editrice Ponte33, fondata nel 2009, fu il frutto dell’esperienza diretta maturata in Iran da Felicetta Ferraro durante l’incarico di Addetta Culturale, durato otto anni, e al contempo della sua capacità di entrare, esplorare e studiare il panorama letterario dell’Iran contemporaneo con intelligenza ed equilibrio. Per scelta iniziale, la casa editri-