G. Michel (Praticien hospitalier), P. Bordure (Professeur des Universités–Praticien hospitalier)
{"title":"Otite cronica colesteatomatosa","authors":"G. Michel (Praticien hospitalier), P. Bordure (Professeur des Universités–Praticien hospitalier)","doi":"10.1016/S1639-870X(20)44282-5","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"<div><p>L’otite cronica colesteatomatosa è definita dalla presenza di epidermide all’interno dell’orecchio medio con un potenziale di desquamazione, migrazione ed erosione. Congenito o acquisito, il colesteatoma è associato a un alto rischio di complicanze in assenza di trattamento: sordità, vertigini, paralisi facciale periferica o, anche, meningite e ascessi cerebrali. La diagnosi è principalmente clinica e si basa sull’evidenza, all’esame otoscopico, di squame epidermiche nell’orecchio medio. Il trattamento è l’exeresi chirurgica. Essa consiste nel resecare il colesteatoma e quindi, il più delle volte, nel realizzare una ricostruzione dell’orecchio. Ma l’aggressività rimane alta, in particolare nei bambini, con alti tassi di recidiva, fino al 40%. Esistono due tipi di intervento, a seconda della conservazione (o ricostruzione) o meno del condotto osseo: tecniche chiuse (<em>canal wall up procedure</em>), tecniche aperte o cavità di svuotamento (<em>canal wall down procedure</em>). La scelta della tecnica e della via d’accesso utilizzate dipende dalla posizione e dall’estensione del colesteatoma. L’uso dell’endoscopia può consentire un maggiore controllo, secondo alcuni autori, o l’uso di vie meno invasive. Può essere realizzato un riempimento della mastoide o dell’attico, il più delle volte utilizzando biomateriali. La tomografia computerizzata è indispensabile per il bilancio di estensione preoperatorio. La risonanza magnetica può contribuire alla diagnosi differenziale, se necessario, e, quindi, rilevare colesteatomi residui o recidivanti durante il follow-up. Il monitoraggio clinico e radiologico a lungo termine è indispensabile.</p></div>","PeriodicalId":100439,"journal":{"name":"EMC - Otorinolaringoiatria","volume":"19 4","pages":"Pages 1-10"},"PeriodicalIF":0.0000,"publicationDate":"2020-11-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"https://sci-hub-pdf.com/10.1016/S1639-870X(20)44282-5","citationCount":"0","resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":null,"PeriodicalName":"EMC - Otorinolaringoiatria","FirstCategoryId":"1085","ListUrlMain":"https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1639870X20442825","RegionNum":0,"RegionCategory":null,"ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":null,"EPubDate":"","PubModel":"","JCR":"","JCRName":"","Score":null,"Total":0}
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Abstract
L’otite cronica colesteatomatosa è definita dalla presenza di epidermide all’interno dell’orecchio medio con un potenziale di desquamazione, migrazione ed erosione. Congenito o acquisito, il colesteatoma è associato a un alto rischio di complicanze in assenza di trattamento: sordità, vertigini, paralisi facciale periferica o, anche, meningite e ascessi cerebrali. La diagnosi è principalmente clinica e si basa sull’evidenza, all’esame otoscopico, di squame epidermiche nell’orecchio medio. Il trattamento è l’exeresi chirurgica. Essa consiste nel resecare il colesteatoma e quindi, il più delle volte, nel realizzare una ricostruzione dell’orecchio. Ma l’aggressività rimane alta, in particolare nei bambini, con alti tassi di recidiva, fino al 40%. Esistono due tipi di intervento, a seconda della conservazione (o ricostruzione) o meno del condotto osseo: tecniche chiuse (canal wall up procedure), tecniche aperte o cavità di svuotamento (canal wall down procedure). La scelta della tecnica e della via d’accesso utilizzate dipende dalla posizione e dall’estensione del colesteatoma. L’uso dell’endoscopia può consentire un maggiore controllo, secondo alcuni autori, o l’uso di vie meno invasive. Può essere realizzato un riempimento della mastoide o dell’attico, il più delle volte utilizzando biomateriali. La tomografia computerizzata è indispensabile per il bilancio di estensione preoperatorio. La risonanza magnetica può contribuire alla diagnosi differenziale, se necessario, e, quindi, rilevare colesteatomi residui o recidivanti durante il follow-up. Il monitoraggio clinico e radiologico a lungo termine è indispensabile.