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Abstract
La prima seduta di un gruppo terapeutico porta con sé una grande quantità di angoscia, che poggia le proprie basi sul timore del non conosciuto e del contagio, della diffusione del sé all'interno di un ambiente ignoto ma sentito come pericoloso. D'altro canto, la prima lunga pausa del lavoro di gruppo, quella delle ferie estive, porta con sé l'angoscia della separazione, che si manifesta nelle ultime sedute e nelle prime al ritorno dall'estate come minaccia al contenitore gruppale. La pausa estiva mette infatti alla prova la relazione tra contenitore e contenuto, esplicitandone le criticità ma anche definendone la struttura e le possibilità trasformative. Questo lavoro, che discute di un gruppo tenuto per più di due anni in un Centro di Salute Mentale e formato da otto membri, per lo più donne, pazienti psichiatrici alla loro prima esperienza di psicoterapia, riporta alcune note sulla prima seduta di gruppo e su quella del ritorno dalla prima pausa estiva, provando così a mettere a confronto queste due fondamentali angosce gruppali. Il gruppo, tenuto alcuni anni addietro, è infatti in un primo momento messo alla prova dal terrore dell'ingresso concreto della "follia" al proprio interno e quindi, nel tentativo di curare tanto la solitudine esistenziale quanto l'angoscia dell'abbandono, da importanti dinamiche amicali tra i membri.