{"title":"Analgesia ostetrica","authors":"H. Keita , F. Aloussi , D. Hijazi , L. Bouvet","doi":"10.1016/S1283-0771(20)44220-3","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"<div><p>I diversi approcci classicamente identificati per l’analgesia ostetrica sono i metodi farmacologici e i metodi non farmacologici. Gli approcci farmacologici includono l’inalazione di protossido di azoto, la somministrazione parenterale di oppioidi, i blocchi nervosi o l’analgesia perimidollare sotto forma di analgesia peridurale e peri-rachi combinata o di una rachianalgesia. L’analgesia peridurale è la metodica che, finora, risponde meglio e con un alto livello di evidenza ai requisiti di efficacia e sicurezza per madre e bambino. Oggi è un approccio padroneggiato e maturo, a livello sia tecnico che dei protocolli utilizzati (agenti, modalità di somministrazione, prevenzione degli eventi indesiderati, ecc.). I metodi di mantenimento dell’analgesia, come la <em>patient-controlled epidural analgesia</em> (PCEA) e la modalità <em>programmed intermittent epidural bolus</em> (PIEB), continuano a essere oggetto di ricerche approfondite, così come le tecniche neuroassiali più recenti, come la rachianalgesia continua o la <em>deep puncture epidural</em> (DPE). L’ottimizzazione di questi metodi è essenziale per adattare al meglio la gestione del dolore alle esigenze di ogni partoriente. L’analgesia oppioide per via endovenosa può essere un’alternativa all’analgesia perimidollare, quando quest’ultima è controindicata o impossibile da realizzare. In questa indicazione, il remifentanil in <em>patient-controlled analgesia</em> (PCA) induce un’analgesia inferiore rispetto a quella della peridurale, anche se tale analgesia è clinicamente significativa e soddisfacente, soprattutto nella prima fase del travaglio. Questo metodo è principalmente accompagnato da effetti indesiderati materni e il protocollo ottimale resta da stabilire. I metodi non farmacologici sono principalmente metodi psicocorporei e comportamentali. Questi approcci sono non invasivi e innocui per la madre e il bambino, ma la loro efficacia è incerta a causa della mancanza di studi di alto livello di prova. I metodi farmacologici e non farmacologici non sono antinomici, ma, al contrario, sono complementari. Nella misura in cui stiamo assistendo a un cambiamento nei desideri delle pazienti sulla loro gestione, richiesta di un parto più fisiologico, più personalizzato e metodi non farmacologici per calmare i dolori del travaglio, è importante adattare questi diversi metodi alle esigenze delle donne, spiegando a ognuna di esse i rispettivi vantaggi e limiti, nonché la loro complementarità.</p></div>","PeriodicalId":100410,"journal":{"name":"EMC - Anestesia-Rianimazione","volume":"25 4","pages":"Pages 1-13"},"PeriodicalIF":0.0000,"publicationDate":"2020-11-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":null,"PeriodicalName":"EMC - Anestesia-Rianimazione","FirstCategoryId":"1085","ListUrlMain":"https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1283077120442203","RegionNum":0,"RegionCategory":null,"ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":null,"EPubDate":"","PubModel":"","JCR":"","JCRName":"","Score":null,"Total":0}
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Abstract
I diversi approcci classicamente identificati per l’analgesia ostetrica sono i metodi farmacologici e i metodi non farmacologici. Gli approcci farmacologici includono l’inalazione di protossido di azoto, la somministrazione parenterale di oppioidi, i blocchi nervosi o l’analgesia perimidollare sotto forma di analgesia peridurale e peri-rachi combinata o di una rachianalgesia. L’analgesia peridurale è la metodica che, finora, risponde meglio e con un alto livello di evidenza ai requisiti di efficacia e sicurezza per madre e bambino. Oggi è un approccio padroneggiato e maturo, a livello sia tecnico che dei protocolli utilizzati (agenti, modalità di somministrazione, prevenzione degli eventi indesiderati, ecc.). I metodi di mantenimento dell’analgesia, come la patient-controlled epidural analgesia (PCEA) e la modalità programmed intermittent epidural bolus (PIEB), continuano a essere oggetto di ricerche approfondite, così come le tecniche neuroassiali più recenti, come la rachianalgesia continua o la deep puncture epidural (DPE). L’ottimizzazione di questi metodi è essenziale per adattare al meglio la gestione del dolore alle esigenze di ogni partoriente. L’analgesia oppioide per via endovenosa può essere un’alternativa all’analgesia perimidollare, quando quest’ultima è controindicata o impossibile da realizzare. In questa indicazione, il remifentanil in patient-controlled analgesia (PCA) induce un’analgesia inferiore rispetto a quella della peridurale, anche se tale analgesia è clinicamente significativa e soddisfacente, soprattutto nella prima fase del travaglio. Questo metodo è principalmente accompagnato da effetti indesiderati materni e il protocollo ottimale resta da stabilire. I metodi non farmacologici sono principalmente metodi psicocorporei e comportamentali. Questi approcci sono non invasivi e innocui per la madre e il bambino, ma la loro efficacia è incerta a causa della mancanza di studi di alto livello di prova. I metodi farmacologici e non farmacologici non sono antinomici, ma, al contrario, sono complementari. Nella misura in cui stiamo assistendo a un cambiamento nei desideri delle pazienti sulla loro gestione, richiesta di un parto più fisiologico, più personalizzato e metodi non farmacologici per calmare i dolori del travaglio, è importante adattare questi diversi metodi alle esigenze delle donne, spiegando a ognuna di esse i rispettivi vantaggi e limiti, nonché la loro complementarità.