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Abstract
In anni recenti, la teoria degli atti linguistici di Austin e stata impiegata in ambito di filosofia del linguaggio femminista per dar corpo alla nozione di riduzione al silenzio, messa originariamente in campo da MacKinnon nel quadro del dibattito su pornografia e censura. L’idea, sostenuta da piu voci, e che certi materiali pornografici contribuiscano a creare un clima comunicativo ostile alle donne, che impedisce loro di compiere certi atti illocutori – primo fra tutti, l’atto del rifiuto di avances sessuali. Nel presente lavoro, metto a confronto due declinazioni della nozione di riduzione al silenzio, offerte rispettivamente da Hornsby e Langton e da McGowan. Offro, inoltre, un’analisi inedita del rifiuto che inficia parzialmente la proposta di McGowan. L’obiettivo e quello di fornire uno spaccato di come la teoria austiniana possa essere adoperata, a mo’ di “cassetta degli attrezzi”, per portare alla luce forme di ingiustizia discorsiva passate largamente inosservate.