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Abstract
Un amore di Dino Buzzati (1963) è stato generalmente letto dalla critica come opera di matrice realista e raramente in relazione al genere fantastico, le cui categorie sono state applicate a romanzi come Bàrnabo delle montagne, Il segreto del Bosco Vecchio o Il deserto dei Tartari, o a raccolte di novelle come I sette messaggeri, Sessanta racconti o Il colombre, e al graphic novel Poema a fumetti. Questo contributo propone invece un'interpretazione di Un amore secondo alcune categorie del fantastico che, come vorrei dimostrare, caratterizzano la rappresentazione del romanzo e lo collegano alle altre opere dell'autore. In particolare l'eros, che mette misteriosamente in relazione la giovane prostituta Laide e l'architetto Antonio Dorigo, contribuisce a portare la narrazione fuori dai confini della realtà e dell'ordine sociale, nell'ambito del perturbante, dell'incertezza intellettuale, del sovrannaturale letterario. A questo fine contribuiscono le tecniche narrative e le forme stilistiche del romanzo. Tra queste l'anamorfosi, con il suo effetto di distorsione e deformazione, compromette la regolarità del reale e l'illusione referenziale e, al tempo stesso, ne accentua la potenzialità mimetica includendo al suo interno anche ciò che è inteso come irrappresentabile.