“If I had lived a different image”: critica dell’immagine in Trama d’infanzia di Christa Wolf tra La riproduzione dei profili di Rosmarie Waldrop e Austerlitz di W.G. Sebald
IF 0.1 4区 文学0 LITERATURE, GERMAN, DUTCH, SCANDINAVIAN
{"title":"“If I had lived a different image”: critica dell’immagine in Trama d’infanzia di Christa Wolf tra La riproduzione dei profili di Rosmarie Waldrop e Austerlitz di W.G. Sebald","authors":"Giuliana Pala","doi":"10.3726/jig543_151","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"La riflessione sul linguaggio, Sprachskepsis (- kritik, – reflexion, – krisis),1 è stata a lungo centrale all’interno della letteratura e della filosofia tedesca del Novecento, ma anche la Bildskepsis ha prodotto un dibattito diffuso,\n tanto che, a lungo andare, si è perfino supposto che le due crisi non siano che una sola, se è vero che “la proposizione è un’immagine della realtà”,2 citando Ludwig Wittgenstein. Qualcosa di estremamente intrinseco lega il linguaggio\n al segno e, per diretta conseguenza, la lingua all’immagine e alle sue possibilità di realizzazione. Inoltre, se tra questi due sistemi, secondo Jacques Lacan, si colloca la realizzazione dell’Io, sarà necessario tenere conto anche del ruolo che assumono nella costruzione\n del soggetto. Rosmarie Waldrop, scrittrice nata in Germania nel 1935 e poi emigrata in America, in uno dei componimenti della raccolta poetica La riproduzione dei profili scrive: “Per comprendere la natura del linguaggio hai cominciato a dipingere, pensando che la logica della\n referenza sarebbe divenuta evidente non appena avresti risolto le dispute tra punto, linea, colore”.3 In questo contesto l’obiettivo del presente lavoro sarà tentare di comprendere la disputa che, tra punto, linea, colore e, se è lecito, luminosità,\n percorre la percezione dell’immagine e la sua discussione all’interno di Trama d’infanzia, romanzo di Christa Wolf pubblicato nel 1976 e ambientato durante e dopo la Seconda guerra mondiale. La riflessione sul linguaggio e sull’immagine, infatti, sebbene abbia\n origini antiche, si è condensata in momenti importanti della storia tedesca che sono andati a coincidere per lo più con la Jarhundertwende e la Wende, tra il crollo del nazionalsocialismo e la caduta del Muro di Berlino,4 riuscendo, tuttavia, ad avanzare\n fino alla produzione letteraria contemporanea. La presenza di una crisi dello statuto dell’immagine in Trama d’infanzia di Christa Wolf, infatti, non è solo rintracciabile,5 ma perfino perseguibile, dal momento che si tratta di un romanzo in grado di illustrare\n non solo come la riflessione sulla lingua e sull’immagine siano esistenti, ma anche come queste siano solite subire delle evoluzioni all’interno della narrazione stessa, a creare dei progressivi cambi di statuto e di attendibilità, più di una volta influenzati dal\n contesto politico e dalla ricostruzione dell’Io individuale e generazionale. Quello che andrò ad indagare all’interno di questo romanzo coinciderà, dunque, con una ricostruzione panoramica della critica dell’immagine nella narrazione. Per farlo prenderò\n in esame altri due scrittori, Rosmarie Waldrop (1935) e W. G. Sebald (1944–2001), che condividono con l’autrice tanto un esercizio all’immagine quanto un’attitudine alla memoria. Non raggiungerò, forse, una conclusione ottimale (“Non lo so”6\n è il finale dell’autrice) o che abbia la pretesa di possedere la verità: l’obiettivo sarà quello di risalire lungo il romanzo seguendone le orme visive, con la fiducia che tanto il linguaggio quanto l’immagine ancora siano “Unverloren,”7\n o come traduce Anne Carson, “unlost”,8 imperdute.","PeriodicalId":40838,"journal":{"name":"JAHRBUCH FUR INTERNATIONALE GERMANISTIK","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.1000,"publicationDate":"2022-01-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":null,"PeriodicalName":"JAHRBUCH FUR INTERNATIONALE GERMANISTIK","FirstCategoryId":"1085","ListUrlMain":"https://doi.org/10.3726/jig543_151","RegionNum":4,"RegionCategory":"文学","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":null,"EPubDate":"","PubModel":"","JCR":"0","JCRName":"LITERATURE, GERMAN, DUTCH, SCANDINAVIAN","Score":null,"Total":0}
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Abstract
La riflessione sul linguaggio, Sprachskepsis (- kritik, – reflexion, – krisis),1 è stata a lungo centrale all’interno della letteratura e della filosofia tedesca del Novecento, ma anche la Bildskepsis ha prodotto un dibattito diffuso,
tanto che, a lungo andare, si è perfino supposto che le due crisi non siano che una sola, se è vero che “la proposizione è un’immagine della realtà”,2 citando Ludwig Wittgenstein. Qualcosa di estremamente intrinseco lega il linguaggio
al segno e, per diretta conseguenza, la lingua all’immagine e alle sue possibilità di realizzazione. Inoltre, se tra questi due sistemi, secondo Jacques Lacan, si colloca la realizzazione dell’Io, sarà necessario tenere conto anche del ruolo che assumono nella costruzione
del soggetto. Rosmarie Waldrop, scrittrice nata in Germania nel 1935 e poi emigrata in America, in uno dei componimenti della raccolta poetica La riproduzione dei profili scrive: “Per comprendere la natura del linguaggio hai cominciato a dipingere, pensando che la logica della
referenza sarebbe divenuta evidente non appena avresti risolto le dispute tra punto, linea, colore”.3 In questo contesto l’obiettivo del presente lavoro sarà tentare di comprendere la disputa che, tra punto, linea, colore e, se è lecito, luminosità,
percorre la percezione dell’immagine e la sua discussione all’interno di Trama d’infanzia, romanzo di Christa Wolf pubblicato nel 1976 e ambientato durante e dopo la Seconda guerra mondiale. La riflessione sul linguaggio e sull’immagine, infatti, sebbene abbia
origini antiche, si è condensata in momenti importanti della storia tedesca che sono andati a coincidere per lo più con la Jarhundertwende e la Wende, tra il crollo del nazionalsocialismo e la caduta del Muro di Berlino,4 riuscendo, tuttavia, ad avanzare
fino alla produzione letteraria contemporanea. La presenza di una crisi dello statuto dell’immagine in Trama d’infanzia di Christa Wolf, infatti, non è solo rintracciabile,5 ma perfino perseguibile, dal momento che si tratta di un romanzo in grado di illustrare
non solo come la riflessione sulla lingua e sull’immagine siano esistenti, ma anche come queste siano solite subire delle evoluzioni all’interno della narrazione stessa, a creare dei progressivi cambi di statuto e di attendibilità, più di una volta influenzati dal
contesto politico e dalla ricostruzione dell’Io individuale e generazionale. Quello che andrò ad indagare all’interno di questo romanzo coinciderà, dunque, con una ricostruzione panoramica della critica dell’immagine nella narrazione. Per farlo prenderò
in esame altri due scrittori, Rosmarie Waldrop (1935) e W. G. Sebald (1944–2001), che condividono con l’autrice tanto un esercizio all’immagine quanto un’attitudine alla memoria. Non raggiungerò, forse, una conclusione ottimale (“Non lo so”6
è il finale dell’autrice) o che abbia la pretesa di possedere la verità: l’obiettivo sarà quello di risalire lungo il romanzo seguendone le orme visive, con la fiducia che tanto il linguaggio quanto l’immagine ancora siano “Unverloren,”7
o come traduce Anne Carson, “unlost”,8 imperdute.