{"title":"Ricostruzione chirurgica del legamento crociato posteriore","authors":"P. Djian, R. Rousseau, P. Christel, R. Seil","doi":"10.1016/S2211-0801(24)00003-7","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"<div><div>La ricostruzione chirurgica del legamento crociato posteriore (LCP) è progredita negli ultimi 10 anni grazie a una migliore conoscenza della sua anatomia e biomeccanica. Per ottenere un risultato anatomico soddisfacente è fondamentale rispettare la posizione dei siti d'inserzione, soprattutto a livello del condilo mediale. L'utilizzo dell'artroscopio e dell'amplificatore di brillanza migliora la precisione del posizionamento dell'innesto. La maggior parte delle tecniche descritte utilizza innesti tendinei autologhi prelevati dal legamento rotuleo, dal tendine quadricipitale o dai ischiocrurali mediali. La ricostruzione può essere eseguita mediante artrotomia o artroscopia utilizzando un innesto a un fascio, la cosiddetta tecnica “isometrica”, o un innesto a due fasci, la cosiddetta tecnica “anatomica”. Solo la seconda tecnica di ricostruzione può riprodurre la fisiologia del LCP con un fascio anterolaterale (anterolateral bundle [ALB]) che si allunga in flessione e un fascio posteromediale (posteromedial bundle [PMB]) che si allunga in estensione. La ricostruzione a fascio singolo è utilizzata maggiormente nelle lassità posteriori isolate di bassa ampiezza e le ricostruzioni a doppio fascio nelle lassità posteriori maggiori sempre associate a danno periferico. In questi casi, la ricostruzione del LCP deve essere associata a una ricostruzione periferica, ed eventualmente a un'osteotomia tibiale.</div></div>","PeriodicalId":100454,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Ortopedica","volume":"19 1","pages":"Pages 1-13"},"PeriodicalIF":0.0000,"publicationDate":"2023-01-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":null,"PeriodicalName":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Ortopedica","FirstCategoryId":"1085","ListUrlMain":"https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2211080124000037","RegionNum":0,"RegionCategory":null,"ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":null,"EPubDate":"","PubModel":"","JCR":"","JCRName":"","Score":null,"Total":0}
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Abstract
La ricostruzione chirurgica del legamento crociato posteriore (LCP) è progredita negli ultimi 10 anni grazie a una migliore conoscenza della sua anatomia e biomeccanica. Per ottenere un risultato anatomico soddisfacente è fondamentale rispettare la posizione dei siti d'inserzione, soprattutto a livello del condilo mediale. L'utilizzo dell'artroscopio e dell'amplificatore di brillanza migliora la precisione del posizionamento dell'innesto. La maggior parte delle tecniche descritte utilizza innesti tendinei autologhi prelevati dal legamento rotuleo, dal tendine quadricipitale o dai ischiocrurali mediali. La ricostruzione può essere eseguita mediante artrotomia o artroscopia utilizzando un innesto a un fascio, la cosiddetta tecnica “isometrica”, o un innesto a due fasci, la cosiddetta tecnica “anatomica”. Solo la seconda tecnica di ricostruzione può riprodurre la fisiologia del LCP con un fascio anterolaterale (anterolateral bundle [ALB]) che si allunga in flessione e un fascio posteromediale (posteromedial bundle [PMB]) che si allunga in estensione. La ricostruzione a fascio singolo è utilizzata maggiormente nelle lassità posteriori isolate di bassa ampiezza e le ricostruzioni a doppio fascio nelle lassità posteriori maggiori sempre associate a danno periferico. In questi casi, la ricostruzione del LCP deve essere associata a una ricostruzione periferica, ed eventualmente a un'osteotomia tibiale.