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L’illusione del lettore. Aretusa e i suoi racconti in Ovidio, Metamorfosi 5
La storia di Aretusa da lei narrata in met. 5 rappresenta ‘La versione di Aretusa’: una versione del mito in apparenza inedita, o piuttosto incompleta, accelerata nel finale e avallata per interesse da due narratrici interne e dal narratore esterno. Solo qui, in apparenza, Alfeo non raggiunge Aretusa in Sicilia e non mescola le sue acque con lei. L'illusione del lettore e un principio della poetica ovidiana: qui, nonostante l'impressione creata in chi legge, i dati sono compatibili con la versione tradizionale, vari segni nel testo alludono alla conclusione nota del mito, e tutto suggerisce la tendenziosita del racconto della ninfa. I livelli narrativi sovrapposti sono tutti solidali nel celebrare l'eroica resistenza di una ninfa alla violenza erotica, che e lo scopo di ogni racconto: di Aretusa a Cerere, di Calliope alle ninfe giudici, della Musa a Minerva, del narratore ai lettori delle Metamorfosi. La ninfa-Musa, fonte di ispirazione nella poesia bucolica, e una narratrice consapevole, degna di prendere la parola nelle parole delle Muse; ed e una narratrice interessata, che manipola il racconto delle proprie origini, dell'inseguimento di Alfeo, della traversata sottomarina, e rivendica solo a se tutta la gloria delle “acque di Elide” a Ortigia. Ovidio costruisce la storia di Aretusa dialogando con Virgilio: la decima Egloga, il quarto libro delle Georgiche, l'esordio di Eneide 2 e il finale di Eneide 3. Il racconto di Enea e richiamato con segnali esibiti; Aretusa lo corregge sul punto che la riguarda e – come Enea secondo Ovidio – non puo evitare di apparire una narratrice inaffidabile.