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Tra le strategie terapeutiche attualmente disponibili l’interesse è rivolto principalmente verso quei farmaci la cui attività è indipendente dall’attività residua del recettore per l’LDL: lomitapide ed evinacumab, ad esempio hanno mostrato una capacità di riduzione del C-LDL maggiore del 50% anche nei pazienti con mutazioni nulle (dove gli inibitori di PCSK9 non sono efficaci) e rappresentano un grande speranza per la prognosi di questi pazienti. È necessario aumentare la sensibilità nei confronti di questa patologia, ancora troppo spesso non diagnosticata o diagnosticata tardivamente, perché soltanto la diagnosi precoce e il trattamento tempestivo si possono ridurre le complicanze cardiovascolari e l’elevata morbilità e mortalità che caratterizzano ancora oggi questa malattia.","PeriodicalId":9447,"journal":{"name":"CARDIOLOGIA AMBULATORIALE","volume":"83 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0000,"publicationDate":"2023-05-02","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":"{\"title\":\"Ipercolesterolemia familiare omozigote. 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Ipercolesterolemia familiare omozigote. Esperienza clinica di un Centro di riferimento
L’ipercolesterolemia familiare omozigote (HoFH) è una rara patologia genetica del metabolismo lipidico, caratterizzata dalla presenza fin dalla nascita di elevati livelli ematici di colesterolo LDL, in genere superiori a 500 mg/dl, e di un’aterosclerosi precoce e accelerata, che porta al verificarsi di eventi cardiovascolari maggiori già nella prima decade di vita. È una patologia trasmessa con modalità autosomica codominante; le varianti patogenetiche riguardano principalmente i geni che codificano per LDL-R, APOB, PCSK9. I principali obiettivi nella gestione dell’ipercolesterolemia familiare omozigote sono la prevenzione della malattia aterosclerotica, attraverso un immediato e completocontrollo della ipercolesterolemia, e la diagnosi precoce delle complicanze, con particolare attenzione all’occlusione ostiale coronarica e alla stenosi aortica. Tra le strategie terapeutiche attualmente disponibili l’interesse è rivolto principalmente verso quei farmaci la cui attività è indipendente dall’attività residua del recettore per l’LDL: lomitapide ed evinacumab, ad esempio hanno mostrato una capacità di riduzione del C-LDL maggiore del 50% anche nei pazienti con mutazioni nulle (dove gli inibitori di PCSK9 non sono efficaci) e rappresentano un grande speranza per la prognosi di questi pazienti. È necessario aumentare la sensibilità nei confronti di questa patologia, ancora troppo spesso non diagnosticata o diagnosticata tardivamente, perché soltanto la diagnosi precoce e il trattamento tempestivo si possono ridurre le complicanze cardiovascolari e l’elevata morbilità e mortalità che caratterizzano ancora oggi questa malattia.