{"title":"成人膈肌事件的手术技术","authors":"F. Le Pimpec-Barthes , C. Al Zreibi , C. Rivera","doi":"10.1016/S1636-5577(22)46924-0","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"<div><p>L’eventrazione di una cupola diaframmatica corrisponde a un assottigliamento totale o parziale della sua corona muscolare periferica, senza soluzione di continuità. Ciò si traduce in un allungamento della cupola senza modifica delle sue inserzioni muscolari periferiche. Che l’eziologia sia congenita o acquisita, il più delle volte secondaria a paralisi frenica, questa cupola stirata non può più assumere pienamente il suo ruolo di barriera toracoaddominale e si lascia spostare verso l’alto sotto l’influsso di una pressione addominale positiva. Negli adulti le conseguenze funzionali sono variabili e dipendono dai fattori di comorbilità associati nonché dall’entità della risalita della cupola. La correzione chirurgica è l’unica opzione terapeutica, che deve essere proposta solo se la sintomatologia è ritenuta invalidante e se non c’è speranza di guarigione spontanea. La valutazione permette poi di confermare la diagnosi di eventrazione senza fare confusione con un’ernia, di ricercarne l’eziologia e di misurarne l’impatto funzionale. Il ritensionamento della cupola amiotrofica mediante plicatura chirurgica è l’unico trattamento in grado di stabilizzarla a un livello corretto insieme al riposizionamento degli organi toracoaddominali. Questo accorciamento della cupola viene eseguito utilizzando fili non riassorbibili applicati alla base dell’eccesso di lunghezza della cupola dilatata. Può essere proposto un rinforzo protesico non riassorbibile, principalmente in caso di amiotrofia grave. Questa plicatura, il più delle volte eseguita mediante minitoracotomia, può essere eseguita anche mediante videotoracoscopia (semplice o assistita da robot) o talvolta mediante laparoscopia o anche con un approccio bicavitario. La mortalità della procedura è quasi nulla e la morbilità, intorno al 7-12 %, è quella solitamente osservata dopo un intervento chirurgico toracico. Si tratta di un intervento chirurgico funzionale che consente una riduzione della dispnea e un notevole miglioramento del volume espiratorio massimale al secondo di circa l’11-23%, che si mantiene nel tempo.</p></div>","PeriodicalId":100452,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Generale","volume":"22 1","pages":"Pages 1-11"},"PeriodicalIF":0.0000,"publicationDate":"2022-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":"{\"title\":\"Tecnica chirurgica per le eventrazioni diaframmatiche dell’adulto\",\"authors\":\"F. Le Pimpec-Barthes , C. Al Zreibi , C. Rivera\",\"doi\":\"10.1016/S1636-5577(22)46924-0\",\"DOIUrl\":null,\"url\":null,\"abstract\":\"<div><p>L’eventrazione di una cupola diaframmatica corrisponde a un assottigliamento totale o parziale della sua corona muscolare periferica, senza soluzione di continuità. 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Tecnica chirurgica per le eventrazioni diaframmatiche dell’adulto
L’eventrazione di una cupola diaframmatica corrisponde a un assottigliamento totale o parziale della sua corona muscolare periferica, senza soluzione di continuità. Ciò si traduce in un allungamento della cupola senza modifica delle sue inserzioni muscolari periferiche. Che l’eziologia sia congenita o acquisita, il più delle volte secondaria a paralisi frenica, questa cupola stirata non può più assumere pienamente il suo ruolo di barriera toracoaddominale e si lascia spostare verso l’alto sotto l’influsso di una pressione addominale positiva. Negli adulti le conseguenze funzionali sono variabili e dipendono dai fattori di comorbilità associati nonché dall’entità della risalita della cupola. La correzione chirurgica è l’unica opzione terapeutica, che deve essere proposta solo se la sintomatologia è ritenuta invalidante e se non c’è speranza di guarigione spontanea. La valutazione permette poi di confermare la diagnosi di eventrazione senza fare confusione con un’ernia, di ricercarne l’eziologia e di misurarne l’impatto funzionale. Il ritensionamento della cupola amiotrofica mediante plicatura chirurgica è l’unico trattamento in grado di stabilizzarla a un livello corretto insieme al riposizionamento degli organi toracoaddominali. Questo accorciamento della cupola viene eseguito utilizzando fili non riassorbibili applicati alla base dell’eccesso di lunghezza della cupola dilatata. Può essere proposto un rinforzo protesico non riassorbibile, principalmente in caso di amiotrofia grave. Questa plicatura, il più delle volte eseguita mediante minitoracotomia, può essere eseguita anche mediante videotoracoscopia (semplice o assistita da robot) o talvolta mediante laparoscopia o anche con un approccio bicavitario. La mortalità della procedura è quasi nulla e la morbilità, intorno al 7-12 %, è quella solitamente osservata dopo un intervento chirurgico toracico. Si tratta di un intervento chirurgico funzionale che consente una riduzione della dispnea e un notevole miglioramento del volume espiratorio massimale al secondo di circa l’11-23%, che si mantiene nel tempo.