A. Martinot (Professeur des Universités, praticien hospitalier) , F. Dubos (Professeur des Universités, praticien hospitalier)
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La gravità è dovuta all’insorgenza di uno shock ipovolemico, a determinate eziologie batteriche (Shigella), alla giovane età inferiore a 6 mesi o a una comorbilità (denutrizione, intestino corto, ileostomia, deficit immunitario, drepanocitosi, malattia metabolica, insufficienza renale o surrenale). La reidratazione orale con soluzione reidratante orale è la misura essenziale per trattare la disidratazione incipiente e prevenire la disidratazione grave. Deve essere spiegata con precisione ai genitori. In caso di vomito persistente nonostante una reidratazione orale frazionata, la reidratazione nasogastrica deve essere preferita alla reidratazione per via venosa, tranne in caso di disturbi della coscienza, disidratazione grave o ileo. Sono preferiti i protocolli di reidratazione rapida. I trattamenti farmacologici hanno poco spazio. Gli antiemetici sono inefficaci a eccezione dell’ondansetron, che però non dispone dell’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) per questa indicazione. Il racecadotril, antisecretorio, riduce il volume delle feci e il rischio di disidratazione nel giovane lattante. L’alimentazione deve essere proseguita o ripresa non appena è iniziata la reidratazione. Le indicazioni per il ricovero, se possibile in un settore di degenza breve, sono gli insuccessi della reidratazione orale che richiedono una reidratazione nasogastrica o endovenosa. 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Disidratazione acuta del lattante per gastroenterite
Le gastroenteriti acute, il più delle volte virali, rappresentano la causa più frequente di disidratazione del lattante e sono responsabili di un gran numero di consultazioni e ricoveri. Lo shock ipovolemico è una delle urgenze pediatriche più frequenti. La diagnosi di disidratazione è difficile nella fase di disidratazione lieve o moderata: l’associazione di almeno tre segni clinici è la più discriminante. Un punteggio clinico come la Clinical Dehydration Scale è utile. Il calcolo della perdita di peso è raramente affidabile. La disidratazione è difficile da riconoscere per i genitori mentre può peggiorare in poche ore. La gravità è dovuta all’insorgenza di uno shock ipovolemico, a determinate eziologie batteriche (Shigella), alla giovane età inferiore a 6 mesi o a una comorbilità (denutrizione, intestino corto, ileostomia, deficit immunitario, drepanocitosi, malattia metabolica, insufficienza renale o surrenale). La reidratazione orale con soluzione reidratante orale è la misura essenziale per trattare la disidratazione incipiente e prevenire la disidratazione grave. Deve essere spiegata con precisione ai genitori. In caso di vomito persistente nonostante una reidratazione orale frazionata, la reidratazione nasogastrica deve essere preferita alla reidratazione per via venosa, tranne in caso di disturbi della coscienza, disidratazione grave o ileo. Sono preferiti i protocolli di reidratazione rapida. I trattamenti farmacologici hanno poco spazio. Gli antiemetici sono inefficaci a eccezione dell’ondansetron, che però non dispone dell’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) per questa indicazione. Il racecadotril, antisecretorio, riduce il volume delle feci e il rischio di disidratazione nel giovane lattante. L’alimentazione deve essere proseguita o ripresa non appena è iniziata la reidratazione. Le indicazioni per il ricovero, se possibile in un settore di degenza breve, sono gli insuccessi della reidratazione orale che richiedono una reidratazione nasogastrica o endovenosa. Alla dimissione, i consigli di monitoraggio e le indicazioni per una nuova visita sono fondamentali e devono essere spiegati con precisione ai genitori.