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Anche l’ultimo drammaturgo approfondito nel volume è studiato nella prospettiva di un’analisi testuale strettamente connessa all’osservazione e alla ricostruzione dei contesti. Nella scrittura teatrale di Francesco Ringhieri si ritrovano alcune delle linee già evidenziate: una drammaturgia recepita tanto sulle scene pubbliche quanto nelle pratiche private, aristocratiche, di collegio, di conventi e monasteri; la composizione di testi di grande successo, interpretati da attori-cantanti dotati di una doppia competenza performativa; in ultima analisi una produzione scenica che è modellata in funzione della resa spettacolare e della materialità della scena. 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Book review: Fabio Vander, Il Congresso e la scissione: Gramsci e la nascita del comunismo italiano
nella drammaturgia di Trinchera è proprio il bagaglio performativo dell’Improvvisa che va a fecondare la scrittura comica musicale, in modo tale che l’esito abbia caratteri anfibi. Non è un caso, d’altro canto, che si tratti di testi destinati a interpreti capaci di calarsi con uguale perizia e versatilità nei diversi generi teatrali, fossero comici o fossero attori-cantanti. D’altro canto, la rilettura proposta da Cicali produce uno scarto interpretativo: mentre non enfatizza i soggetti apparentemente eretici dei testi del notaio-drammaturgo, né avvalla l’idea che si tratti di testi anticlericali, ne mette in luce le valenze metateatrali e la volontà di costituire “un manifesto del teatro dialettale napoletano”. Anche l’ultimo drammaturgo approfondito nel volume è studiato nella prospettiva di un’analisi testuale strettamente connessa all’osservazione e alla ricostruzione dei contesti. Nella scrittura teatrale di Francesco Ringhieri si ritrovano alcune delle linee già evidenziate: una drammaturgia recepita tanto sulle scene pubbliche quanto nelle pratiche private, aristocratiche, di collegio, di conventi e monasteri; la composizione di testi di grande successo, interpretati da attori-cantanti dotati di una doppia competenza performativa; in ultima analisi una produzione scenica che è modellata in funzione della resa spettacolare e della materialità della scena. Il monaco olivetano si rivela dunque figura incisiva anche per la presa di posizione teorica a favore della riforma del teatro, e il suo profilo contribuisce ad articolare la nostra conoscenza della complessità e della stratificazione delle pratiche teatrali del secondo Settecento in Italia.