{"title":"天地之间维苏威火山周边地区的中世纪房屋","authors":"Saverio Carillo","doi":"10.5209/dmae.92966","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"La storia degli spazi costruiti racconta del complesso rapporto che l’uomo ha stabilito sia con il suolo che con l’ambiente in cui egli realizzava la propria dimora. Racconta, inoltre, di tutta una serie di contenuti mentali dovuti al processo di comprensione, dal punto di vista esistenziale, dei complessi fenomeni in cui egli ha vissuto e che ha dovuto superare anche quando si manifestavano in maniera misteriosa, tanto da non essere immediatamente capiti. L’aspetto fenomenologico del vissuto umano è per tanti versi registrato puntualmente nella costruzione della residenza in cui l’uomo offriva riparo e conforto al proprio nucleo familiare. Ritrovare nella residenza tradizionale del territorio regionale esteso attorno al vulcano Vesuvio alcune delle soluzioni arcaiche adoperate per esorcizzare la natura selvaggia e violenta che incuteva timore all’uomo e che doveva essere invece domata, rende ragione di un percorso di comprensione del fenomeno e giustifica alcuni degli aspetti tuttora presenti nei contesti edilizi e che occorre fortemente tutelare. Perdurano, infatti, in questo territorio, importanti sussistenze di residenze medievali che hanno non solo nella forma ma anche nella concezione costruttiva, archetipi principi che restituiscono un mondo ricco di richiamo alle cosmologie e anche ad alcune narrazioni che sembrerebbero uscite direttamente dall’Antico Testamento. D’altra parte la medesima fine di Pompei ed Ercolano, distrutte e seppellite da una pioggia di cenere lapilli infuocati, come Sodoma e Gomorra, racconta di una convivenza con il territorio e con l’ambiente che doveva, necessariamente, provvedere a creare esperienze costruttive che diventassero esse stesse ‘antidoto’ al cattivo seme del conflitto con l’ambiente. La casa medievale campana, infatti, trattiene tutta una serie di accorgimenti tecnici che la rendono esplicitazione plastica del voler assecondare gli agenti atmosferici per poter trarre da essi la linfa vitale per l’esistenza. Gli stessi materiali utilizzati per la costruzione delle case restano reperiti e recuperati dal suolo con l’importante organizzazione progettuale che contempla, insieme allo scavo delle fondazioni, la creazione resiliente di una cisterna entro cui convogliare le acque meteoriche sapientemente captate dalla superficie ad estradosso voltato che raccoglie la maggiore quantità possibile della risorsa idrica piovuta dal cielo. Anche in questa esperienza sembra riproporsi l’arcaica fondazione del mondo narrata dal libro della Genesi quando al secondo giorno l’Eterno Padre separò “le acque che sono sotto il firmamento da quelle che sono sopra il firmamento”. Non diversamente, lo stesso solaio intermedio delle case, realizzato con l’impiego di alberi di castagno -utilizzando i tronchi come travi e i rami come tavolame di chiusura tra gli interassi- ripropone l’ospitale, e perciò propiziatoria e benigna, accoglienza del patriarca Abramo che, alle querce di Mamre, accolse, sotto gli alberi, il Signore con i suoi angeli, prima che si recasse a verificare di persona ciò che accadeva a Sodoma. Il contributo proposto, investigando lo spazio costruito della residenza, intende restituire le ragioni culturali fondanti le relazioni culturali tra attese spirituali dell’uomo e sue contingenze secolari.","PeriodicalId":40181,"journal":{"name":"De Medio Aevo","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.2000,"publicationDate":"2024-05-09","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":"{\"title\":\"Tra la terra e il cielo. 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Tra la terra e il cielo. La casa medievale nelle contrade intorno al Vesuvio
La storia degli spazi costruiti racconta del complesso rapporto che l’uomo ha stabilito sia con il suolo che con l’ambiente in cui egli realizzava la propria dimora. Racconta, inoltre, di tutta una serie di contenuti mentali dovuti al processo di comprensione, dal punto di vista esistenziale, dei complessi fenomeni in cui egli ha vissuto e che ha dovuto superare anche quando si manifestavano in maniera misteriosa, tanto da non essere immediatamente capiti. L’aspetto fenomenologico del vissuto umano è per tanti versi registrato puntualmente nella costruzione della residenza in cui l’uomo offriva riparo e conforto al proprio nucleo familiare. Ritrovare nella residenza tradizionale del territorio regionale esteso attorno al vulcano Vesuvio alcune delle soluzioni arcaiche adoperate per esorcizzare la natura selvaggia e violenta che incuteva timore all’uomo e che doveva essere invece domata, rende ragione di un percorso di comprensione del fenomeno e giustifica alcuni degli aspetti tuttora presenti nei contesti edilizi e che occorre fortemente tutelare. Perdurano, infatti, in questo territorio, importanti sussistenze di residenze medievali che hanno non solo nella forma ma anche nella concezione costruttiva, archetipi principi che restituiscono un mondo ricco di richiamo alle cosmologie e anche ad alcune narrazioni che sembrerebbero uscite direttamente dall’Antico Testamento. D’altra parte la medesima fine di Pompei ed Ercolano, distrutte e seppellite da una pioggia di cenere lapilli infuocati, come Sodoma e Gomorra, racconta di una convivenza con il territorio e con l’ambiente che doveva, necessariamente, provvedere a creare esperienze costruttive che diventassero esse stesse ‘antidoto’ al cattivo seme del conflitto con l’ambiente. La casa medievale campana, infatti, trattiene tutta una serie di accorgimenti tecnici che la rendono esplicitazione plastica del voler assecondare gli agenti atmosferici per poter trarre da essi la linfa vitale per l’esistenza. Gli stessi materiali utilizzati per la costruzione delle case restano reperiti e recuperati dal suolo con l’importante organizzazione progettuale che contempla, insieme allo scavo delle fondazioni, la creazione resiliente di una cisterna entro cui convogliare le acque meteoriche sapientemente captate dalla superficie ad estradosso voltato che raccoglie la maggiore quantità possibile della risorsa idrica piovuta dal cielo. Anche in questa esperienza sembra riproporsi l’arcaica fondazione del mondo narrata dal libro della Genesi quando al secondo giorno l’Eterno Padre separò “le acque che sono sotto il firmamento da quelle che sono sopra il firmamento”. Non diversamente, lo stesso solaio intermedio delle case, realizzato con l’impiego di alberi di castagno -utilizzando i tronchi come travi e i rami come tavolame di chiusura tra gli interassi- ripropone l’ospitale, e perciò propiziatoria e benigna, accoglienza del patriarca Abramo che, alle querce di Mamre, accolse, sotto gli alberi, il Signore con i suoi angeli, prima che si recasse a verificare di persona ciò che accadeva a Sodoma. Il contributo proposto, investigando lo spazio costruito della residenza, intende restituire le ragioni culturali fondanti le relazioni culturali tra attese spirituali dell’uomo e sue contingenze secolari.