Roberto Rossi Precerutti的诗篇:卡拉瓦乔事件的结构和可逆性(2016)

IF 0.3 3区 文学 0 HUMANITIES, MULTIDISCIPLINARY
Davide Belgradi
{"title":"Roberto Rossi Precerutti的诗篇:卡拉瓦乔事件的结构和可逆性(2016)","authors":"Davide Belgradi","doi":"10.1080/00751634.2023.2245220","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"ABSTRACTL’articolo analizza le prose poetiche della raccolta Fatti di Caravaggio di Roberto Rossi Precerutti, inserendole da subito all’interno del contesto novecentesco e in continuità con le riflessioni sulla poesia in prosa come genere. Le prose della raccolta sono analizzate su più livelli: metrico, sintattico, linguistico e contenutistico. Ciò che i testi evidenziano, inoltre, è un complesso – ma non inedito, per l’autore – legame tra la prosa poetica e le opere pittoriche, in questo caso caravaggesche. Tale connessione fa emergere non soltanto un io lirico instabile e non univoco, che tende a istituire tre diversi modelli di soggettività, ma anche una riflessione che il poeta fa a partire dalla questione della reversibilità dello sguardo. Infatti, il rapporto tra i testi e l’opera di Caravaggio non rientra all’interno delle tecniche dell’èkphrasis: si tratta di opere che fanno emergere la presenza di uno sguardo senza osservatore; uno sguardo che fa del lettore uno spettatore, e dello scrittore un osservatore che è – allo stesso tempo – osservato.KEYWORDS: Rossi Preceruttiprose poeticheCaravaggiosguardoreversibilità Disclosure StatementNo potential conflict of interest was reported by the author(s).Notes1 L’esordio è con Entrebescar (Forlì: Forum Quinta Generazione, 1982). Per la generazione di poeti esordienti negli anni Ottanta, si fa riferimento alla recente proposta d’indagine curata da Sabrina Stroppa, la cui antologia ospita, nel secondo volume, anche il primo contributo scientifico dedicato a Rossi Precerutti. Si veda Davide Belgradi, ‘“Struttura di separazione” Roberto Rossi Precerutti da Entrebescar a Falso paesaggio (1982–1984)’, in La poesia italiana degli anni Ottanta: esordi e conferme, a cura di Sabrina Stroppa, 4 vol. (Lecce: Pensa MultiMedia, 2017), II, pp. 57–84.2 La raccolta di Rossi Precerutti che abbia ricevuto maggior riconoscimento è Rovine del cielo, insignita nel 2005 del Premio Mondello e nel 2009 del Premio ‘Val di Comino’. L’autore è anche finalista del Premio Viareggio per ben quattro edizioni differenti (2015, Rimarrà El Greco; 2016, Fatti di Caravaggio; 2019, Un impavido sonno; 2020, Verità irraggiungibile di Caravaggio). Un impavido sonno è anche insignito, nel 2021, del Premio ‘Il Meleto di Guido Gozzano’. Il suo periodo di più intensa collaborazione con Crocetti è quello che va tra il 1990 e il 2015, durante il quale — tra recensioni, interventi critici e traduzioni — Rossi Precerutti pubblica 61 contributi in rivista.3 Guardando soltanto alle pubblicazioni, senza tener conto delle vicendevoli prefazioni e postfazioni: Giorgio Luzzi, Coblas (Torino: L’Arzanà, 1980); Giorgio Luzzi, Luce e altri tatti (Torino: L’Arzanà, 1981); Giorgio Luzzi, Piccola serie inglese (Torino: L’Arzanà, 1983); Giorgio Luzzi, Le mura di Glorenza (Torino: L’Arzanà, 1984); Giorgio Luzzi, Geldwesen (Torino: L’Arzanà, 1987); Giorgio Luzzi, Epilogo occitano (Torino: L’Arzanà, 1990); Camillo Pennati, Un gioioso disporsi (Torino: L’Arzanà, 1980); Camillo Pennati, L’iridato paesaggio (Torino: L’Arzanà, 1985); Camillo Pennati, Così levigati relitti (Torino: L’Arzanà, 1987); Cesare Greppi, Corona (Torino: L’Arzanà, 1995); Sandro Sinigaglia, Breve anamnesi (Torino, L’Arzanà, 1991); Andrea Zanzotto, Poesie (1938–1986) (Torino: L’Arzanà, 1987).4 Cf. Belgradi, ‘“Struttura di separazione”’: la questione dell’esordio e degli influssi culturali dell’autore è tema centrale del saggio, a cui si rimanda anche per la concezione di una poesia d’esordio da intendersi come una ‘struttura di separazione’. L’anno d’esordio, il 1982, non è irrilevante essendo lo stesso anno di Patrizia Valduga, Medicamenta (Parma: Guanda, 1982). Cf. anche Sabrina Stroppa, ‘L’esordio di Patrizia Valduga: Medicamenta (1982)’, in La poesia italiana degli anni Ottanta, pp. 35–60.5 Sull’obscuritas di Rossi Precerutti è stato recentemente pubblicato un articolo che parte proprio dall’opera d’esordio, valutandone tra gli altri aspetti la ricezione della poesia dei trovatori. Le analisi delle caratteristiche ric svolte in questo studio possono aprire il discorso sulla ‘difficoltà’ della versificazione dell’autore, ma non sono chiaramente esaustive perché non ne contemplano lo sviluppo delle opere successive; cf. Davide Belgradi, ‘“e ancora”: l’eredità dei trovatori in Entrebescar di Roberto Rossi Precerutti (1982)’, Per Leggere, 21.41 (2021), 136–55.6 La produzione di sestine liriche di Rossi Precerutti è estremamente rilevante, quantitativamente e qualitativamente. Una prima discussione di questo aspetto è presente, in un paragrafo dedicato all’autore, negli atti di un convegno sulla sestina lirica; cf. Sabrina Stroppa and Davide Belgradi, ‘Microromanzi e microcosmi. La forma sestina nella poesia italiana degli anni Ottanta’, in Contrainte créatrice. La fortune littéraire de la sextine dans le temps et dans l’espace, ed. by Luca Barbieri and Marion Uhlig (Firenze: SISMEL–Edizioni del Galluzzo, 2023), pp. 87–110.7 Roberto Rossi Precerutti, Stella del perdono (Torino: L’Arzanà–Ed. Angolo Manzoni, 2002), pp. 7–9.8 Roberto Rossi Precerutti, Elogi di un disperso mattino (Milano: Crocetti, 2003), pp. 67–71; Rovine del cielo (Milano: Crocetti, 2005), pp. 9–18, 59–64, 107–18; Spose celesti (Milano: Viennepierre, 2006), pp. 105–10; La legge delle nubi (Milano: Crocetti, 2012), pp. 13–57, 95–98, 135–57; Rimarrà El Greco (Milano: Crocetti, 2015), pp. 13–19, 21–24, 27–28, 36–37, 44, 47–56; Vinse molta bellezza (Torino: Neos Edizioni, 2015), pp. 53–70; Fatti di Caravaggio (Torino: Aragno, 2016), pp. 7–9, 11–13, 15–18, 20, 22–24, 26–28, 30, 33–36, 38–42, 44, 46–48, 50–52, 58–59, 61–63, 67–69, 71–76, 78, 81; Domenica delle fiamme (Torino: Aragno, 2016), pp. 19–38, 87–106; Un sogno di Borromini (Alessandria: Puntoacapo, 2018), pp. 7–8, 15–24, 31–37, 39–43, 50; Un impavido sonno (Torino: Aragno), pp. 9–26; Verità irraggiungibile di Caravaggio (Torino: Neos Edizioni, 2020), pp. 5–11, 18–19, 26–28, 32–33, 50–59; Il sogno del cavaliere (Torino: Neos Edizioni, 2021), pp. 8, 16–18, 38–40; Genio dell’infanzia cattolica (Torino: Aragno, 2021), pp. 91–104, 110–111, 113–114, 120–121; Lo sgomento della grazia (Torino: Neos Edizioni, 2023), pp. 7–34.9 Claudia Crocco, La poesia in prosa in Italia: dal Novecento a oggi (Roma: Carocci, 2021). Da rilevare, però, l’assenza dal volume di Crocco delle prose di Rossi Precerutti, che non viene mai menzionato.10 Crocco, La poesia in prosa in Italia, p. 47. Il termine voicing è usato da Crocco nel senso individuato da Jonathan Culler, Theory of the Lyric (Cambridge–London: Harvard University Press, 2015), pp. 34–38.11 Crocco, prendendo come casi studio Boine, Jahier, Rebora, Campana e Sbarbaro, individua diverse forme dell’autobiografia e distingue almeno tre tipologie di fenomeni: scissione del soggetto, svalutazione/mitizzazione del soggetto, e autoriflessività (Crocco, La poesia in prosa in Italia, pp. 61–75). Per l’autobiografia, cf. almeno Maria Anna Mariani, Sull’autobiografia contemporanea: Nathalie Serraute, Elias Canetti, Alice Munro, Primo Levi (Roma: Carocci, 2012), p. 12; Guido Mazzoni, Sulla poesia moderna (Bologna: Il Mulino, 2005), pp.107–19.12 Per le varie caratteristiche, si rinvia a Crocco, La poesia in prosa in Italia, pp. 103, 115, 126–27.13 Paolo Gambazzi, L’occhio e il suo inconscio (Milano: Cortina, 1999), p. 188. La prospettiva qui adottata non è quella che rimanda, strettamente, ai visual studies, per quanto sarebbe stato possibile e interessante procedere anche in tal senso. Il concetto di sguardo è indagato in una direttrice che incrocia soprattutto, in senso filosofico e psicanalitico, le posizioni di Jean-Paul Sartre, Jacques Lacan e Maurice Merleau-Ponty. Tale concetto è sintetizzato bene anche da Michele Cometa, Cultura visuale (Milano: Raffaello Cortina, 2020), pp. 40–45. Sulle interazioni tra visual studies e prospettive strettamente filosofiche trovo interessanti gli spunti di Simone Furlani, L’immagine e la scrittura: le logiche del vedere tra segno e riflessione (Milano: Mimesis, 2016). Per quanto riguarda i visual studies, è indispensabile fare menzione almeno dei contributi di W. J. Thomas Mitchell, Iconology: Image, Text, Ideology (Chicago: The University of Chicago Press, 1986); W. J. Thomas Mitchell, Picture Theory (Chicago: The University of Chicago Press, 1994); W. J. Thomas Mitchell, Image Science: Iconology, Visual Culture and Media Aesthetics (Chicago: The University of Chicago Press, 2015).14 Talvolta, come in liii, la prosa termina con un testo in versi, posto in chiusura. Le poesie rimanenti hanno diversi metri: 2 sestine liriche (xlvi, lxx), 2 madrigali (lvi, lvii), 18 sonetti (iv, viii, xiii, xv, xix, xxiii, xxv, xxvi, xxxi, xxxvii, xxxix, xlii, xlvii, xlviii, xlix, lii, lv, lxviii), e una sequenza di quartine di ottonari senza rime fisse (lxi). Si dica ancora che il madrigale è in realtà in una versione rara, presentando al posto delle due canoniche terzine concluse da un distico baciato, due quartine con schema ABBA–ABBA. I sonetti xxvi e xlvii, infine, sono varianti del sonetto, non essendo endecasillabici. Sono due sonetti minori, in settenari il primo (il v. 14 è endecasillabico) e in novenari il secondo.15 Ironica e calzante la lettura di Marzo Pieri che, in uno scritto apparso postumo in Verità irraggiungibile di Caravaggio (p. 92), scrive: ‘Va da sé che qui pittura e verbo non s’incontrano sul sentiero, che sarebbe ovvio, dell’èkphrasis. […] Ironia del discorso, avendo appena elusa, quando non anzi vietata, una funzione ecfrastica dei poemi di Rossi Precerutti, mi accade di augurarmi una ristampa di queste poesie “dall’arte”, fornita di puntuali immagini a fronte. Verifica di assenza’. Il dispositivo dell’èkphrasis, invece, che meriterebbe tutt’altro tipo di approfondimento e le cui indagini sarebbero insoddisfacenti se applicate ai testi di Rossi Precerutti, sarebbe rilevante a partire dalla prospettiva dei visual studies. La bibliografia sarebbe ampia, ma segnalo almeno alcuni contributi di Mitchell, Krieger e Cometa: Mitchell, Picture Theory, pp. 151–82; Murray Krieger, Ekphrasis: The Illusion of the Natural Sign (Baltimore–London: Johns Hopkins University Press, 1992); Murray Krieger, ‘The Problem of Ekphrasis: Image and Word, Space and Time — and Literary Work’, in Pictures into Words: Theoretical and Descriptive Approaches to Ekphrasis, ed. by Valerie Robilland and Else Jongeneel (Amsterdam: VU University Press, 1998), pp. 3–20; Michele Cometa, La scrittura delle immagini: letteratura e cultura visuale (Milano: Raffaello Cortina, 2012), pp. 11–166.16 Marilina Ciaco, ‘Poesia contemporanea e cultura visuale: pratiche visuali, sguardo e dispositivi nella poesia italiana recente’, LEA: Lingue e letterature d’Oriente e d’Occidente, 8 (2019), 339–51 (p. 341). Sulle varie forme dell’iconismo in poesia si rimanda, tra gli altri, a Luigi Ballerini, La piramide capovolta: scritture visuali e d’avanguardia (Venezia: Marsilio, 1975); Giovanni Pozzi, La parola dipinta (Milano: Adelphi, 1981); Jean-Marie Gleize, Poésie et figuration (Paris: Seuil, 1983). Per un affondo, invece, negli studi di cultura visuale, il rimando è ancora a Mitchell, Picture Theory.17 Differisce la prosa xli, che oltre ad essere molto lunga rispetto alla media della raccolta è anche composta da tre diverse sequenze separate da degli a capo, gli unici tra le prose poetiche del libro.18 Si elude, in tal senso, un principio che, relativamente alla pratica dell’èkphrasis, è individuato da Cometa, La scrittura delle immagini, p. 288: si tratta di immergersi nella ‘questione cruciale del rapporto agonale tra visibile e dicibile’. Cf. anche Cometa, La scrittura delle immagini, p. 290: ‘Nello spazio intermedio tra visibile e dicibile è possibile abitare, purché si sappia che il fondamento di quello che si dice è altrove e può emergere per contrasto solo sullo sfondo di ciò che si vede, mentre il fondamento di quello che si vede riluce tra le trame di ciò che si dice’.19 Crocco, La poesia in prosa in Italia, pp. 103 (da cui si cita), 149, 216.20 Crocco, La poesia in prosa in Italia, p. 42.21 Emblematica in tal senso la conclusione dell’intervista che l’autore rilascia a Sabrina Stroppa, quando parlando della prassi poetica afferma che ‘è l’unico modo che io conosca di abitare la morte, cioè di dare un senso alla nostra finitudine’ (Sabrina Stroppa, ‘I colori del buio: Sabrina Stroppa a colloquio con Roberto Rossi Precerutti’, Insula europea ‹https://www.insulaeuropea.eu/2022/01/10/i-colori-del-buio-sabrina-stroppa-a-colloquio-con-roberto-rossi-precerutti/› [consultato il 13 giugno 2022]).22 Da sempre al centro della raffigurazione poetica autoriale, così come denuncia emblematicamente un libro giovanile come Falso paesaggio (Torino: Books&Video, 1984). Cf. anche la descrizione della raccolta in Belgradi, ‘“Struttura di separazione”’.23 Anche in questo caso la scelta di Rossi Precerutti non sembra allineata con le tendenze più recenti: cf. Crocco, La poesia in prosa in Italia, pp. 222–24.24 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 24.25 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 16. La prosa non è dedicata a un’opera.26 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, pp. 38, 39, 52. Anche per questi casi non si parla di ‘novenario’, dal momento che le sedi proprie del verso non vengono rispettate.27 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 58.28 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, pp. 28, 34.29 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 11.30 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, pp. 8, 18, 28.31 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 9.32 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 13.33 Crocco, La poesia in prosa in Italia, p. 82.34 Crocco, La poesia in prosa in Italia, p. 83.35 Crocco, La poesia in prosa in Italia, pp. 61–82.36 Entrambe le citazioni da Crocco, La poesia in prosa in Italia, p. 75.37 Crocco, La poesia in prosa in Italia, pp. 61, 68–72.38 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 35.39 La categoria di ‘autore reale’ sembra opportuna, ma è ovviamente discussa e discutibile. Senza voler declinare il discorso in un eccessivo approfondimento in senso narratologico, ciò che mi preme è registrare l’oscillazione di questi diversi soggetti che dicono ‘io’ facendo notare come, almeno in un caso, sembri avvenire una compromissione/sconfinamento tra l’io lirico e l’autorappresentazione dell’‘autore reale’ che scrivendo si mette in scena. I più opportuni riferimenti teorici per la recente rivalutazione della figura dell’autore (per quanto riguarda la teoria del romanzo) mi sembrano quelli di Stefano Ballerio, Sul conto dell’autore: narrazione, scrittura e idee di romanzo (Milano: Franco Angeli, 2013); Filippo Pennacchio, Eccessi d’autore: retoriche della voce nel romanzo italiano di oggi (Milano: Mimesis, 2020), in part. pp. 161–203. Similmente a quanto sostiene Pennacchio, anche Paolo Giovannetti, in Spettatori del romanzo: saggi per una narratologia del lettore (Milano: Ledizioni, 2015), p. 14, sottolinea come oggi si assista a una ‘riscossa dell’autore, a un suo ritorno, anzi al suo dilagare, alla sua rivincita sopra il narratore’.40 Cf. Filippo Milani, Il pittore come personaggio: itinerari nella narrativa italiana contemporanea (Roma: Carocci, 2020).41 In primis lo studio di Roberto Longhi, Caravaggio (Milano: Martello Editore, 1952). L’importanza del lavoro di Longhi è sottolineata anche da Marzo Pieri nello scritto che chiude Roberto Rossi Precerutti, Verità irraggiungibile di Caravaggio, pp. 87–89. D’altronde, un rinnovato impulso allo studio di Caravaggio è stato dato proprio da Longhi in occasione della mostra di Milano del 1951: Roberto Longhi, Mostra di Caravaggio e dei caravaggeschi, catalogo della mostra di Milano, Palazzo Reale, aprile–giugno 1951 (Firenze: Sansoni, 1951); intorno a quegli anni si vedano anche Bernard Berenson, Del Caravaggio, delle sue incongruenze e della sua fama, trad. italiana di Luisa Vertova (Firenze: Electa, 1950); Costantino Baroni, Tutta la pittura del Caravaggio (Milano: Rizzoli, 1951).42 Francesco Zucconi, Displacing Caravaggio: Art, Media, and Humanitarian Visual Culture (London: Palgrave Macmillan, 2018), p. 8. La riflessione di Zucconi, a cui rimando, continua chiedendosi come vada accolta questa ripresa (talvolta) decontestualizzata, invitando — in maniera che reputo particolarmente condivisibile — a non incorrere in risposte semplicistiche con un’opposizione di tipo binario, ma di considerare in profondità i contesti e i casi. Per un’indagine su Caravaggio a partire anche dagli strumenti della narratologia, si veda Mieke Bal, Quoting Caravaggio (Chicago: The University of Chicago Press, 2015).43 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 18. Sul tema che qui emerge dell’ottica in Caravaggio, si vedano almeno Roberta Lapucci, Caravaggio e l’ottica (Firenze: Restart, 2005); Sybille Ebert-Shifferer e altri, Lumen, imago, pictura: la luce nella storia dell’ottica e nella rappresentazione visiva da Giotto a Caravaggio, Atti del Convegno di Roma del 12–13 aprile 2010 (Roma: De Luca, 2018); Filippo Milani, ‘Vedere, non vedere: Alessandro Leogrande e lo sguardo di Caravaggio’, Scritture migranti, 12 (2018), 191–216.44 Crocco, La poesia in prosa in Italia, p. 68.45 Francesco Zucconi, ‘Davanti all’immagine del dolore degli altri: Caravaggio, Sontag, Leogrande’, Finzioni, 1 (2021), 106–17 (p. 115): ‘quella proposta nel Martirio di san Matteo non è soltanto un’immagine di sè “davanti al dolore degli altri” ma anche e al contempo — trasformando la celebre formula di Sontag — un’immagine di sè “davanti all’immagine del dolore degli altri”. Da un lato, con il suo sguardo, Caravaggio ci invita a osservare l’evento reale e suggerisce un atteggiamento emotivo da assumere davanti al gesto violento. Dall’altro, con il suo posizionamento spaziale e con la sua postura, ci spinge a osservare la composizione dell’intera scena “da lontano” o meglio “da fuori”: come se si trattasse di un quadro, come se fosse un’immagine’. Il riferimento di Zucconi è a Susan Sontag, Davanti al dolore degli altri (Milano: Mondadori, 2006).46 Sto attualmente studiando questo aspetto in alcuni testi di Entrebescar (1982) che evocano direttamente l’orizzonte gnostico-càtaro, in continuità — appunto — con alcune delle formulazioni di Emil Cioran, L’inconveniente di essere nati (Milano: Adelphi, 1991). Il pensiero gnostico-càtaro ha una matrice duale, e tende quindi a dividere ciò che è corporeo/materiale da ciò che è spirituale/immateriale, demonizzando tutto ciò che rientra nel primo gruppo. Si tratta di un’eresia che dilaga intorno al XIII secolo e che contesta l’autorità della Chiesa a partire da una concezione del mondo come il teatro di un conflitto dualistico tra Satana (materialità) e Dio (spiritualità). Non è possibile sviluppare ulteriormente le tracce di questa matrice filosofica, che però credo sia utile segnalare perché è sotterranea dal primo all’ultimo libro dell’autore. Per la ricostruzione dell’eresia càtara si vedano, tra gli altri, i due volumi a cura di Jean Duvernoy, Le Catharisme: la religion des cathares (Toulouse: Privat, 1976); Jean Duvernoy, Le Catharisme: l’histoire des cathares (Toulouse: Privat, 1979).47 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 68.48 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 47.49 A proposito di alcune influenze tra letteratura e arte pittorica, cf. Marco Antonio Bazzocchi, ‘Piero, Longhi, gli scrittori e il cinema: riflessi di un mito dalle immagini alle parole’, in Piero della Francesca: indagine su un mito, a cura di Antonio Paolucci (Milano: Silvana, 2016), pp. 367–78; Marco Antonio Bazzocchi, Con gli occhi di Artemisia (Bologna: il Mulino, 2021), in part. pp. 71–99, 135–58. Come si è visto, questa intersezione tra opera poetica e opera pittorica crea anche l’occasione per esaminare l’oscillazione nel soggetto che dice ‘io’. Oltre agli studi di Stefano Ballerio e Filippo Pennacchio, trovo opportuno ricollegarsi a quanto detto, parlando di ‘crisi’ del soggetto poetico, anche in senso di proliferazione polifonica, da Paolo Giovannetti, Modi della poesia italiana contemporanea: forme e tecniche dal 1950 a oggi (Roma: Carocci, 2005), p. 41, che parla di un ‘indebolimento strutturale dell’istanza enunciativa che fonda il discorso poetico’. Non è il punto dell’articolo descrivere precisamente tale oscillazione: vista la carenza di studi sulle opere di Rossi Precerutti si vorrebbe semmai registrare il fenomeno per poterlo meglio chiarire in futuro, e mi limito ad aggiungere infine che, in altra maniera, sembrano calzanti le parole di Enrico Testa, Per interposta persona: lingua e poesia nel secondo Novecento (Roma: Bulzoni, 1999), p. 20, che parla di una ’deflagrazione del soggetto’, o ancora di Maria Antonietta Grignani, La costanza della ragione: soggetto, oggetto e testualità nella poesia italiana del Novecento (Novara: Interlinea, 2002), p. 89, che parla della presenza nella poesia contemporanea di una ‘polifonia [e di un] conflitto di voci delegate per tradizione al romanzo’.50 Gambazzi, L’occhio e il suo inconscio, p. 211.51 Raoul Kirchmayr, Merleau-Ponty: una sintesi (Milano: Marinotti, 2008), p. 239. Il riferimento dello studioso è a quanto affermato dal filosofo francese in Maurice Merleau-Ponty, L’occhio e lo spirito (Milano: SE, 1989).52 Jacques Lacan, Il seminario XI: i quattro concetti fondamentali della psicanalisi (1964) (Torino: Einaudi, 2003), p. 108. Tale prospettiva non è stata sviluppata perché avrebbe cambiato il tipo di studio, ma sarebbe probabilmente interessante insistere ulteriormente sull’ipotesi di una scrittura dello sguardo in senso lacaniano, tentando di rileggere le prose di Rossi Precerutti alla luce delle considerazioni che Lacan fa a proposito della schisi tra occhio e sguardo e del rapporto dell’osservatore con il quadro (ibid., pp. 67–117). La questione andrebbe interrogata, a ritroso, anche guardando ciò che Sartre, peraltro discusso anche da Lacan (ibid., pp. 78–89), afferma a proposito della reversibilità dello sguardo: Jean-Paul Sartre, L’essere e il nulla (Milano: Il Saggiatore, 1965), p. 326. L’incursione, molto specifica e complessa, rimane in questa sede un semplice suggerimento per approfondimenti futuri.53 Kirchmayr, Merleau-Ponty: una sintesi, p. 239.54 È infatti fitto il dialogo dell’ultimo Merleau-Ponty, che nel 1960 scrive proprio L’Œil et l’Esprit, e il Lacan dell’undicesimo seminario (che raccoglie interventi del 1964). In questi anni, soprattutto per l’idea di uno sguardo ‘catturato’ dal quadro e rovesciato sull’osservatore, i due pensatori sono molto vicini. Si veda Maurice Merleau-Ponty, L’occhio e lo spirito (Milano: SE, 1989).55 Il riferimento è a Tommaso Pincio, Il dono di saper vivere (Torino: Einaudi, 2018), studiato da Matteo Martelli, ‘In ritratto: Haenel e Pincio, tra èkphrasis e effrazione’, Finzioni, 1.1 (2021), 70–87. Per un approfondimento tra l’opera di Pincio e le arti figurative, si veda almeno Filippo Milani, Il pittore come personaggio (Roma: Carocci, 2020), pp. 129–41.56 Martelli, ‘In ritratto’, p. 77.57 Sull’interessante prospettiva di Pincio e sul tipo di èkphrasis, si veda ancora Martelli, ‘In ritratto’, p. 83: ‘L’èkphrasis si declinerebbe allora come scrittura che rende conto non tanto di una descrizione quanto del luogo del suo provenire, del contatto con le immagini, con una materia che ci sta di fronte’.58 Gambazzi, L’occhio e il suo inconscio, p. 211.59 Sono rare ma non sono assenti vere e proprie prose, che solitamente si innestano su ricordi biografici e andrebbero considerate come un caso a parte rispetto ai testi di cui si è parlato in quest’occasione. Si veda ad esempio la prosa ‘La Torre’, in La legge delle nubi (p. 141), al cui centro c’è un problematico ma intensissimo ricordo legato al rapporto con il padre (cito solo i primi passaggi): ‘Non fu mai perdonato. Subito dopo la guerra, mio padre aveva abbandonato l’esercito, composto ormai, a suo dire, da ufficiali e soldati alle cui divise sembrava rimaner attaccato il lezzo di risciacquature e di stenti del peggior neorealismo. In mezzo alla degradata promiscuità dei tempi, scoprì di non saper fare nulla […]’.60 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 44. Per la figura di Narciso, si veda anche tutto il capitolo in Bal, Quoting Caravaggio, pp. 231–61, in part. pp. 239–46.61 Per le questioni di identità e alterità il riferimento è Jacques Lacan, ‘Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell’io’, in Scritti (Torino: Einaudi, 1974), pp. 87–94. Chiaramente, per comprendere le posizioni di Lacan è importante ripartire da Sigmund Freud, ‘Introduzione al narcisismo’, in Opere. Volume settimo: 1912–1914 (Torino: Bollati Boringhieri, 1975), pp. 439–72.62 Jacques Lacan, Il seminario X: l’angoscia (1962–1963) (Torino: Einaudi, 2007), p. 242. Anche in questo caso, non è possibile sviluppare questa lettura che credo, però, potrebbe essere produttiva. Penso che le prose, più che altri componimenti, permetterebbero di sviluppare quello che qui è stato definito un ‘tricoismo dell’io’, anche con gli strumenti specifici della critica filosofico-psicanalitica e alla luce di una contestazione di un’idea di cogito in senso cartesiano. Cf. anche l’analisi di Bal, Quoting Caravaggio, p. 235: ‘The mirror stage is crucial to the formation of the subject because it provides the sensational body of confused sense perceptions with an existence in space. […] In other words, fictive as it is, the mirror image is also, at the same time, the reality that anchors the organism in space’.63 Alle già citate ricostruzioni storiche di Jean Duvernoy, si possono menzionare ancora alcuni studi a cura di Francesco Zambon: La cena segreta: trattati e rituali catari (Milano: Adelphi, 1997); I trovatori e la crociata contro gli albigesi (Milano: Luni, 1999).","PeriodicalId":44221,"journal":{"name":"Italian Studies","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.3000,"publicationDate":"2023-10-09","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":"{\"title\":\"Le prose poetiche di Roberto Rossi Precerutti: strutture e reversibilità dello sguardo nei <i>Fatti di Caravaggio</i> (2016)\",\"authors\":\"Davide Belgradi\",\"doi\":\"10.1080/00751634.2023.2245220\",\"DOIUrl\":null,\"url\":null,\"abstract\":\"ABSTRACTL’articolo analizza le prose poetiche della raccolta Fatti di Caravaggio di Roberto Rossi Precerutti, inserendole da subito all’interno del contesto novecentesco e in continuità con le riflessioni sulla poesia in prosa come genere. Le prose della raccolta sono analizzate su più livelli: metrico, sintattico, linguistico e contenutistico. Ciò che i testi evidenziano, inoltre, è un complesso – ma non inedito, per l’autore – legame tra la prosa poetica e le opere pittoriche, in questo caso caravaggesche. Tale connessione fa emergere non soltanto un io lirico instabile e non univoco, che tende a istituire tre diversi modelli di soggettività, ma anche una riflessione che il poeta fa a partire dalla questione della reversibilità dello sguardo. Infatti, il rapporto tra i testi e l’opera di Caravaggio non rientra all’interno delle tecniche dell’èkphrasis: si tratta di opere che fanno emergere la presenza di uno sguardo senza osservatore; uno sguardo che fa del lettore uno spettatore, e dello scrittore un osservatore che è – allo stesso tempo – osservato.KEYWORDS: Rossi Preceruttiprose poeticheCaravaggiosguardoreversibilità Disclosure StatementNo potential conflict of interest was reported by the author(s).Notes1 L’esordio è con Entrebescar (Forlì: Forum Quinta Generazione, 1982). Per la generazione di poeti esordienti negli anni Ottanta, si fa riferimento alla recente proposta d’indagine curata da Sabrina Stroppa, la cui antologia ospita, nel secondo volume, anche il primo contributo scientifico dedicato a Rossi Precerutti. Si veda Davide Belgradi, ‘“Struttura di separazione” Roberto Rossi Precerutti da Entrebescar a Falso paesaggio (1982–1984)’, in La poesia italiana degli anni Ottanta: esordi e conferme, a cura di Sabrina Stroppa, 4 vol. (Lecce: Pensa MultiMedia, 2017), II, pp. 57–84.2 La raccolta di Rossi Precerutti che abbia ricevuto maggior riconoscimento è Rovine del cielo, insignita nel 2005 del Premio Mondello e nel 2009 del Premio ‘Val di Comino’. L’autore è anche finalista del Premio Viareggio per ben quattro edizioni differenti (2015, Rimarrà El Greco; 2016, Fatti di Caravaggio; 2019, Un impavido sonno; 2020, Verità irraggiungibile di Caravaggio). Un impavido sonno è anche insignito, nel 2021, del Premio ‘Il Meleto di Guido Gozzano’. Il suo periodo di più intensa collaborazione con Crocetti è quello che va tra il 1990 e il 2015, durante il quale — tra recensioni, interventi critici e traduzioni — Rossi Precerutti pubblica 61 contributi in rivista.3 Guardando soltanto alle pubblicazioni, senza tener conto delle vicendevoli prefazioni e postfazioni: Giorgio Luzzi, Coblas (Torino: L’Arzanà, 1980); Giorgio Luzzi, Luce e altri tatti (Torino: L’Arzanà, 1981); Giorgio Luzzi, Piccola serie inglese (Torino: L’Arzanà, 1983); Giorgio Luzzi, Le mura di Glorenza (Torino: L’Arzanà, 1984); Giorgio Luzzi, Geldwesen (Torino: L’Arzanà, 1987); Giorgio Luzzi, Epilogo occitano (Torino: L’Arzanà, 1990); Camillo Pennati, Un gioioso disporsi (Torino: L’Arzanà, 1980); Camillo Pennati, L’iridato paesaggio (Torino: L’Arzanà, 1985); Camillo Pennati, Così levigati relitti (Torino: L’Arzanà, 1987); Cesare Greppi, Corona (Torino: L’Arzanà, 1995); Sandro Sinigaglia, Breve anamnesi (Torino, L’Arzanà, 1991); Andrea Zanzotto, Poesie (1938–1986) (Torino: L’Arzanà, 1987).4 Cf. Belgradi, ‘“Struttura di separazione”’: la questione dell’esordio e degli influssi culturali dell’autore è tema centrale del saggio, a cui si rimanda anche per la concezione di una poesia d’esordio da intendersi come una ‘struttura di separazione’. L’anno d’esordio, il 1982, non è irrilevante essendo lo stesso anno di Patrizia Valduga, Medicamenta (Parma: Guanda, 1982). Cf. anche Sabrina Stroppa, ‘L’esordio di Patrizia Valduga: Medicamenta (1982)’, in La poesia italiana degli anni Ottanta, pp. 35–60.5 Sull’obscuritas di Rossi Precerutti è stato recentemente pubblicato un articolo che parte proprio dall’opera d’esordio, valutandone tra gli altri aspetti la ricezione della poesia dei trovatori. Le analisi delle caratteristiche ric svolte in questo studio possono aprire il discorso sulla ‘difficoltà’ della versificazione dell’autore, ma non sono chiaramente esaustive perché non ne contemplano lo sviluppo delle opere successive; cf. Davide Belgradi, ‘“e ancora”: l’eredità dei trovatori in Entrebescar di Roberto Rossi Precerutti (1982)’, Per Leggere, 21.41 (2021), 136–55.6 La produzione di sestine liriche di Rossi Precerutti è estremamente rilevante, quantitativamente e qualitativamente. Una prima discussione di questo aspetto è presente, in un paragrafo dedicato all’autore, negli atti di un convegno sulla sestina lirica; cf. Sabrina Stroppa and Davide Belgradi, ‘Microromanzi e microcosmi. La forma sestina nella poesia italiana degli anni Ottanta’, in Contrainte créatrice. La fortune littéraire de la sextine dans le temps et dans l’espace, ed. by Luca Barbieri and Marion Uhlig (Firenze: SISMEL–Edizioni del Galluzzo, 2023), pp. 87–110.7 Roberto Rossi Precerutti, Stella del perdono (Torino: L’Arzanà–Ed. Angolo Manzoni, 2002), pp. 7–9.8 Roberto Rossi Precerutti, Elogi di un disperso mattino (Milano: Crocetti, 2003), pp. 67–71; Rovine del cielo (Milano: Crocetti, 2005), pp. 9–18, 59–64, 107–18; Spose celesti (Milano: Viennepierre, 2006), pp. 105–10; La legge delle nubi (Milano: Crocetti, 2012), pp. 13–57, 95–98, 135–57; Rimarrà El Greco (Milano: Crocetti, 2015), pp. 13–19, 21–24, 27–28, 36–37, 44, 47–56; Vinse molta bellezza (Torino: Neos Edizioni, 2015), pp. 53–70; Fatti di Caravaggio (Torino: Aragno, 2016), pp. 7–9, 11–13, 15–18, 20, 22–24, 26–28, 30, 33–36, 38–42, 44, 46–48, 50–52, 58–59, 61–63, 67–69, 71–76, 78, 81; Domenica delle fiamme (Torino: Aragno, 2016), pp. 19–38, 87–106; Un sogno di Borromini (Alessandria: Puntoacapo, 2018), pp. 7–8, 15–24, 31–37, 39–43, 50; Un impavido sonno (Torino: Aragno), pp. 9–26; Verità irraggiungibile di Caravaggio (Torino: Neos Edizioni, 2020), pp. 5–11, 18–19, 26–28, 32–33, 50–59; Il sogno del cavaliere (Torino: Neos Edizioni, 2021), pp. 8, 16–18, 38–40; Genio dell’infanzia cattolica (Torino: Aragno, 2021), pp. 91–104, 110–111, 113–114, 120–121; Lo sgomento della grazia (Torino: Neos Edizioni, 2023), pp. 7–34.9 Claudia Crocco, La poesia in prosa in Italia: dal Novecento a oggi (Roma: Carocci, 2021). Da rilevare, però, l’assenza dal volume di Crocco delle prose di Rossi Precerutti, che non viene mai menzionato.10 Crocco, La poesia in prosa in Italia, p. 47. Il termine voicing è usato da Crocco nel senso individuato da Jonathan Culler, Theory of the Lyric (Cambridge–London: Harvard University Press, 2015), pp. 34–38.11 Crocco, prendendo come casi studio Boine, Jahier, Rebora, Campana e Sbarbaro, individua diverse forme dell’autobiografia e distingue almeno tre tipologie di fenomeni: scissione del soggetto, svalutazione/mitizzazione del soggetto, e autoriflessività (Crocco, La poesia in prosa in Italia, pp. 61–75). Per l’autobiografia, cf. almeno Maria Anna Mariani, Sull’autobiografia contemporanea: Nathalie Serraute, Elias Canetti, Alice Munro, Primo Levi (Roma: Carocci, 2012), p. 12; Guido Mazzoni, Sulla poesia moderna (Bologna: Il Mulino, 2005), pp.107–19.12 Per le varie caratteristiche, si rinvia a Crocco, La poesia in prosa in Italia, pp. 103, 115, 126–27.13 Paolo Gambazzi, L’occhio e il suo inconscio (Milano: Cortina, 1999), p. 188. La prospettiva qui adottata non è quella che rimanda, strettamente, ai visual studies, per quanto sarebbe stato possibile e interessante procedere anche in tal senso. Il concetto di sguardo è indagato in una direttrice che incrocia soprattutto, in senso filosofico e psicanalitico, le posizioni di Jean-Paul Sartre, Jacques Lacan e Maurice Merleau-Ponty. Tale concetto è sintetizzato bene anche da Michele Cometa, Cultura visuale (Milano: Raffaello Cortina, 2020), pp. 40–45. Sulle interazioni tra visual studies e prospettive strettamente filosofiche trovo interessanti gli spunti di Simone Furlani, L’immagine e la scrittura: le logiche del vedere tra segno e riflessione (Milano: Mimesis, 2016). Per quanto riguarda i visual studies, è indispensabile fare menzione almeno dei contributi di W. J. Thomas Mitchell, Iconology: Image, Text, Ideology (Chicago: The University of Chicago Press, 1986); W. J. Thomas Mitchell, Picture Theory (Chicago: The University of Chicago Press, 1994); W. J. Thomas Mitchell, Image Science: Iconology, Visual Culture and Media Aesthetics (Chicago: The University of Chicago Press, 2015).14 Talvolta, come in liii, la prosa termina con un testo in versi, posto in chiusura. Le poesie rimanenti hanno diversi metri: 2 sestine liriche (xlvi, lxx), 2 madrigali (lvi, lvii), 18 sonetti (iv, viii, xiii, xv, xix, xxiii, xxv, xxvi, xxxi, xxxvii, xxxix, xlii, xlvii, xlviii, xlix, lii, lv, lxviii), e una sequenza di quartine di ottonari senza rime fisse (lxi). Si dica ancora che il madrigale è in realtà in una versione rara, presentando al posto delle due canoniche terzine concluse da un distico baciato, due quartine con schema ABBA–ABBA. I sonetti xxvi e xlvii, infine, sono varianti del sonetto, non essendo endecasillabici. Sono due sonetti minori, in settenari il primo (il v. 14 è endecasillabico) e in novenari il secondo.15 Ironica e calzante la lettura di Marzo Pieri che, in uno scritto apparso postumo in Verità irraggiungibile di Caravaggio (p. 92), scrive: ‘Va da sé che qui pittura e verbo non s’incontrano sul sentiero, che sarebbe ovvio, dell’èkphrasis. […] Ironia del discorso, avendo appena elusa, quando non anzi vietata, una funzione ecfrastica dei poemi di Rossi Precerutti, mi accade di augurarmi una ristampa di queste poesie “dall’arte”, fornita di puntuali immagini a fronte. Verifica di assenza’. Il dispositivo dell’èkphrasis, invece, che meriterebbe tutt’altro tipo di approfondimento e le cui indagini sarebbero insoddisfacenti se applicate ai testi di Rossi Precerutti, sarebbe rilevante a partire dalla prospettiva dei visual studies. La bibliografia sarebbe ampia, ma segnalo almeno alcuni contributi di Mitchell, Krieger e Cometa: Mitchell, Picture Theory, pp. 151–82; Murray Krieger, Ekphrasis: The Illusion of the Natural Sign (Baltimore–London: Johns Hopkins University Press, 1992); Murray Krieger, ‘The Problem of Ekphrasis: Image and Word, Space and Time — and Literary Work’, in Pictures into Words: Theoretical and Descriptive Approaches to Ekphrasis, ed. by Valerie Robilland and Else Jongeneel (Amsterdam: VU University Press, 1998), pp. 3–20; Michele Cometa, La scrittura delle immagini: letteratura e cultura visuale (Milano: Raffaello Cortina, 2012), pp. 11–166.16 Marilina Ciaco, ‘Poesia contemporanea e cultura visuale: pratiche visuali, sguardo e dispositivi nella poesia italiana recente’, LEA: Lingue e letterature d’Oriente e d’Occidente, 8 (2019), 339–51 (p. 341). Sulle varie forme dell’iconismo in poesia si rimanda, tra gli altri, a Luigi Ballerini, La piramide capovolta: scritture visuali e d’avanguardia (Venezia: Marsilio, 1975); Giovanni Pozzi, La parola dipinta (Milano: Adelphi, 1981); Jean-Marie Gleize, Poésie et figuration (Paris: Seuil, 1983). Per un affondo, invece, negli studi di cultura visuale, il rimando è ancora a Mitchell, Picture Theory.17 Differisce la prosa xli, che oltre ad essere molto lunga rispetto alla media della raccolta è anche composta da tre diverse sequenze separate da degli a capo, gli unici tra le prose poetiche del libro.18 Si elude, in tal senso, un principio che, relativamente alla pratica dell’èkphrasis, è individuato da Cometa, La scrittura delle immagini, p. 288: si tratta di immergersi nella ‘questione cruciale del rapporto agonale tra visibile e dicibile’. Cf. anche Cometa, La scrittura delle immagini, p. 290: ‘Nello spazio intermedio tra visibile e dicibile è possibile abitare, purché si sappia che il fondamento di quello che si dice è altrove e può emergere per contrasto solo sullo sfondo di ciò che si vede, mentre il fondamento di quello che si vede riluce tra le trame di ciò che si dice’.19 Crocco, La poesia in prosa in Italia, pp. 103 (da cui si cita), 149, 216.20 Crocco, La poesia in prosa in Italia, p. 42.21 Emblematica in tal senso la conclusione dell’intervista che l’autore rilascia a Sabrina Stroppa, quando parlando della prassi poetica afferma che ‘è l’unico modo che io conosca di abitare la morte, cioè di dare un senso alla nostra finitudine’ (Sabrina Stroppa, ‘I colori del buio: Sabrina Stroppa a colloquio con Roberto Rossi Precerutti’, Insula europea ‹https://www.insulaeuropea.eu/2022/01/10/i-colori-del-buio-sabrina-stroppa-a-colloquio-con-roberto-rossi-precerutti/› [consultato il 13 giugno 2022]).22 Da sempre al centro della raffigurazione poetica autoriale, così come denuncia emblematicamente un libro giovanile come Falso paesaggio (Torino: Books&Video, 1984). Cf. anche la descrizione della raccolta in Belgradi, ‘“Struttura di separazione”’.23 Anche in questo caso la scelta di Rossi Precerutti non sembra allineata con le tendenze più recenti: cf. Crocco, La poesia in prosa in Italia, pp. 222–24.24 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 24.25 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 16. La prosa non è dedicata a un’opera.26 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, pp. 38, 39, 52. Anche per questi casi non si parla di ‘novenario’, dal momento che le sedi proprie del verso non vengono rispettate.27 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 58.28 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, pp. 28, 34.29 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 11.30 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, pp. 8, 18, 28.31 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 9.32 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 13.33 Crocco, La poesia in prosa in Italia, p. 82.34 Crocco, La poesia in prosa in Italia, p. 83.35 Crocco, La poesia in prosa in Italia, pp. 61–82.36 Entrambe le citazioni da Crocco, La poesia in prosa in Italia, p. 75.37 Crocco, La poesia in prosa in Italia, pp. 61, 68–72.38 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 35.39 La categoria di ‘autore reale’ sembra opportuna, ma è ovviamente discussa e discutibile. Senza voler declinare il discorso in un eccessivo approfondimento in senso narratologico, ciò che mi preme è registrare l’oscillazione di questi diversi soggetti che dicono ‘io’ facendo notare come, almeno in un caso, sembri avvenire una compromissione/sconfinamento tra l’io lirico e l’autorappresentazione dell’‘autore reale’ che scrivendo si mette in scena. I più opportuni riferimenti teorici per la recente rivalutazione della figura dell’autore (per quanto riguarda la teoria del romanzo) mi sembrano quelli di Stefano Ballerio, Sul conto dell’autore: narrazione, scrittura e idee di romanzo (Milano: Franco Angeli, 2013); Filippo Pennacchio, Eccessi d’autore: retoriche della voce nel romanzo italiano di oggi (Milano: Mimesis, 2020), in part. pp. 161–203. Similmente a quanto sostiene Pennacchio, anche Paolo Giovannetti, in Spettatori del romanzo: saggi per una narratologia del lettore (Milano: Ledizioni, 2015), p. 14, sottolinea come oggi si assista a una ‘riscossa dell’autore, a un suo ritorno, anzi al suo dilagare, alla sua rivincita sopra il narratore’.40 Cf. Filippo Milani, Il pittore come personaggio: itinerari nella narrativa italiana contemporanea (Roma: Carocci, 2020).41 In primis lo studio di Roberto Longhi, Caravaggio (Milano: Martello Editore, 1952). L’importanza del lavoro di Longhi è sottolineata anche da Marzo Pieri nello scritto che chiude Roberto Rossi Precerutti, Verità irraggiungibile di Caravaggio, pp. 87–89. D’altronde, un rinnovato impulso allo studio di Caravaggio è stato dato proprio da Longhi in occasione della mostra di Milano del 1951: Roberto Longhi, Mostra di Caravaggio e dei caravaggeschi, catalogo della mostra di Milano, Palazzo Reale, aprile–giugno 1951 (Firenze: Sansoni, 1951); intorno a quegli anni si vedano anche Bernard Berenson, Del Caravaggio, delle sue incongruenze e della sua fama, trad. italiana di Luisa Vertova (Firenze: Electa, 1950); Costantino Baroni, Tutta la pittura del Caravaggio (Milano: Rizzoli, 1951).42 Francesco Zucconi, Displacing Caravaggio: Art, Media, and Humanitarian Visual Culture (London: Palgrave Macmillan, 2018), p. 8. La riflessione di Zucconi, a cui rimando, continua chiedendosi come vada accolta questa ripresa (talvolta) decontestualizzata, invitando — in maniera che reputo particolarmente condivisibile — a non incorrere in risposte semplicistiche con un’opposizione di tipo binario, ma di considerare in profondità i contesti e i casi. Per un’indagine su Caravaggio a partire anche dagli strumenti della narratologia, si veda Mieke Bal, Quoting Caravaggio (Chicago: The University of Chicago Press, 2015).43 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 18. Sul tema che qui emerge dell’ottica in Caravaggio, si vedano almeno Roberta Lapucci, Caravaggio e l’ottica (Firenze: Restart, 2005); Sybille Ebert-Shifferer e altri, Lumen, imago, pictura: la luce nella storia dell’ottica e nella rappresentazione visiva da Giotto a Caravaggio, Atti del Convegno di Roma del 12–13 aprile 2010 (Roma: De Luca, 2018); Filippo Milani, ‘Vedere, non vedere: Alessandro Leogrande e lo sguardo di Caravaggio’, Scritture migranti, 12 (2018), 191–216.44 Crocco, La poesia in prosa in Italia, p. 68.45 Francesco Zucconi, ‘Davanti all’immagine del dolore degli altri: Caravaggio, Sontag, Leogrande’, Finzioni, 1 (2021), 106–17 (p. 115): ‘quella proposta nel Martirio di san Matteo non è soltanto un’immagine di sè “davanti al dolore degli altri” ma anche e al contempo — trasformando la celebre formula di Sontag — un’immagine di sè “davanti all’immagine del dolore degli altri”. Da un lato, con il suo sguardo, Caravaggio ci invita a osservare l’evento reale e suggerisce un atteggiamento emotivo da assumere davanti al gesto violento. Dall’altro, con il suo posizionamento spaziale e con la sua postura, ci spinge a osservare la composizione dell’intera scena “da lontano” o meglio “da fuori”: come se si trattasse di un quadro, come se fosse un’immagine’. Il riferimento di Zucconi è a Susan Sontag, Davanti al dolore degli altri (Milano: Mondadori, 2006).46 Sto attualmente studiando questo aspetto in alcuni testi di Entrebescar (1982) che evocano direttamente l’orizzonte gnostico-càtaro, in continuità — appunto — con alcune delle formulazioni di Emil Cioran, L’inconveniente di essere nati (Milano: Adelphi, 1991). Il pensiero gnostico-càtaro ha una matrice duale, e tende quindi a dividere ciò che è corporeo/materiale da ciò che è spirituale/immateriale, demonizzando tutto ciò che rientra nel primo gruppo. Si tratta di un’eresia che dilaga intorno al XIII secolo e che contesta l’autorità della Chiesa a partire da una concezione del mondo come il teatro di un conflitto dualistico tra Satana (materialità) e Dio (spiritualità). Non è possibile sviluppare ulteriormente le tracce di questa matrice filosofica, che però credo sia utile segnalare perché è sotterranea dal primo all’ultimo libro dell’autore. Per la ricostruzione dell’eresia càtara si vedano, tra gli altri, i due volumi a cura di Jean Duvernoy, Le Catharisme: la religion des cathares (Toulouse: Privat, 1976); Jean Duvernoy, Le Catharisme: l’histoire des cathares (Toulouse: Privat, 1979).47 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 68.48 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 47.49 A proposito di alcune influenze tra letteratura e arte pittorica, cf. Marco Antonio Bazzocchi, ‘Piero, Longhi, gli scrittori e il cinema: riflessi di un mito dalle immagini alle parole’, in Piero della Francesca: indagine su un mito, a cura di Antonio Paolucci (Milano: Silvana, 2016), pp. 367–78; Marco Antonio Bazzocchi, Con gli occhi di Artemisia (Bologna: il Mulino, 2021), in part. pp. 71–99, 135–58. Come si è visto, questa intersezione tra opera poetica e opera pittorica crea anche l’occasione per esaminare l’oscillazione nel soggetto che dice ‘io’. Oltre agli studi di Stefano Ballerio e Filippo Pennacchio, trovo opportuno ricollegarsi a quanto detto, parlando di ‘crisi’ del soggetto poetico, anche in senso di proliferazione polifonica, da Paolo Giovannetti, Modi della poesia italiana contemporanea: forme e tecniche dal 1950 a oggi (Roma: Carocci, 2005), p. 41, che parla di un ‘indebolimento strutturale dell’istanza enunciativa che fonda il discorso poetico’. Non è il punto dell’articolo descrivere precisamente tale oscillazione: vista la carenza di studi sulle opere di Rossi Precerutti si vorrebbe semmai registrare il fenomeno per poterlo meglio chiarire in futuro, e mi limito ad aggiungere infine che, in altra maniera, sembrano calzanti le parole di Enrico Testa, Per interposta persona: lingua e poesia nel secondo Novecento (Roma: Bulzoni, 1999), p. 20, che parla di una ’deflagrazione del soggetto’, o ancora di Maria Antonietta Grignani, La costanza della ragione: soggetto, oggetto e testualità nella poesia italiana del Novecento (Novara: Interlinea, 2002), p. 89, che parla della presenza nella poesia contemporanea di una ‘polifonia [e di un] conflitto di voci delegate per tradizione al romanzo’.50 Gambazzi, L’occhio e il suo inconscio, p. 211.51 Raoul Kirchmayr, Merleau-Ponty: una sintesi (Milano: Marinotti, 2008), p. 239. Il riferimento dello studioso è a quanto affermato dal filosofo francese in Maurice Merleau-Ponty, L’occhio e lo spirito (Milano: SE, 1989).52 Jacques Lacan, Il seminario XI: i quattro concetti fondamentali della psicanalisi (1964) (Torino: Einaudi, 2003), p. 108. Tale prospettiva non è stata sviluppata perché avrebbe cambiato il tipo di studio, ma sarebbe probabilmente interessante insistere ulteriormente sull’ipotesi di una scrittura dello sguardo in senso lacaniano, tentando di rileggere le prose di Rossi Precerutti alla luce delle considerazioni che Lacan fa a proposito della schisi tra occhio e sguardo e del rapporto dell’osservatore con il quadro (ibid., pp. 67–117). La questione andrebbe interrogata, a ritroso, anche guardando ciò che Sartre, peraltro discusso anche da Lacan (ibid., pp. 78–89), afferma a proposito della reversibilità dello sguardo: Jean-Paul Sartre, L’essere e il nulla (Milano: Il Saggiatore, 1965), p. 326. L’incursione, molto specifica e complessa, rimane in questa sede un semplice suggerimento per approfondimenti futuri.53 Kirchmayr, Merleau-Ponty: una sintesi, p. 239.54 È infatti fitto il dialogo dell’ultimo Merleau-Ponty, che nel 1960 scrive proprio L’Œil et l’Esprit, e il Lacan dell’undicesimo seminario (che raccoglie interventi del 1964). In questi anni, soprattutto per l’idea di uno sguardo ‘catturato’ dal quadro e rovesciato sull’osservatore, i due pensatori sono molto vicini. Si veda Maurice Merleau-Ponty, L’occhio e lo spirito (Milano: SE, 1989).55 Il riferimento è a Tommaso Pincio, Il dono di saper vivere (Torino: Einaudi, 2018), studiato da Matteo Martelli, ‘In ritratto: Haenel e Pincio, tra èkphrasis e effrazione’, Finzioni, 1.1 (2021), 70–87. Per un approfondimento tra l’opera di Pincio e le arti figurative, si veda almeno Filippo Milani, Il pittore come personaggio (Roma: Carocci, 2020), pp. 129–41.56 Martelli, ‘In ritratto’, p. 77.57 Sull’interessante prospettiva di Pincio e sul tipo di èkphrasis, si veda ancora Martelli, ‘In ritratto’, p. 83: ‘L’èkphrasis si declinerebbe allora come scrittura che rende conto non tanto di una descrizione quanto del luogo del suo provenire, del contatto con le immagini, con una materia che ci sta di fronte’.58 Gambazzi, L’occhio e il suo inconscio, p. 211.59 Sono rare ma non sono assenti vere e proprie prose, che solitamente si innestano su ricordi biografici e andrebbero considerate come un caso a parte rispetto ai testi di cui si è parlato in quest’occasione. Si veda ad esempio la prosa ‘La Torre’, in La legge delle nubi (p. 141), al cui centro c’è un problematico ma intensissimo ricordo legato al rapporto con il padre (cito solo i primi passaggi): ‘Non fu mai perdonato. Subito dopo la guerra, mio padre aveva abbandonato l’esercito, composto ormai, a suo dire, da ufficiali e soldati alle cui divise sembrava rimaner attaccato il lezzo di risciacquature e di stenti del peggior neorealismo. In mezzo alla degradata promiscuità dei tempi, scoprì di non saper fare nulla […]’.60 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 44. Per la figura di Narciso, si veda anche tutto il capitolo in Bal, Quoting Caravaggio, pp. 231–61, in part. pp. 239–46.61 Per le questioni di identità e alterità il riferimento è Jacques Lacan, ‘Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell’io’, in Scritti (Torino: Einaudi, 1974), pp. 87–94. Chiaramente, per comprendere le posizioni di Lacan è importante ripartire da Sigmund Freud, ‘Introduzione al narcisismo’, in Opere. Volume settimo: 1912–1914 (Torino: Bollati Boringhieri, 1975), pp. 439–72.62 Jacques Lacan, Il seminario X: l’angoscia (1962–1963) (Torino: Einaudi, 2007), p. 242. Anche in questo caso, non è possibile sviluppare questa lettura che credo, però, potrebbe essere produttiva. Penso che le prose, più che altri componimenti, permetterebbero di sviluppare quello che qui è stato definito un ‘tricoismo dell’io’, anche con gli strumenti specifici della critica filosofico-psicanalitica e alla luce di una contestazione di un’idea di cogito in senso cartesiano. Cf. anche l’analisi di Bal, Quoting Caravaggio, p. 235: ‘The mirror stage is crucial to the formation of the subject because it provides the sensational body of confused sense perceptions with an existence in space. […] In other words, fictive as it is, the mirror image is also, at the same time, the reality that anchors the organism in space’.63 Alle già citate ricostruzioni storiche di Jean Duvernoy, si possono menzionare ancora alcuni studi a cura di Francesco Zambon: La cena segreta: trattati e rituali catari (Milano: Adelphi, 1997); I trovatori e la crociata contro gli albigesi (Milano: Luni, 1999).\",\"PeriodicalId\":44221,\"journal\":{\"name\":\"Italian Studies\",\"volume\":null,\"pages\":null},\"PeriodicalIF\":0.3000,\"publicationDate\":\"2023-10-09\",\"publicationTypes\":\"Journal Article\",\"fieldsOfStudy\":null,\"isOpenAccess\":false,\"openAccessPdf\":\"\",\"citationCount\":\"0\",\"resultStr\":null,\"platform\":\"Semanticscholar\",\"paperid\":null,\"PeriodicalName\":\"Italian Studies\",\"FirstCategoryId\":\"1085\",\"ListUrlMain\":\"https://doi.org/10.1080/00751634.2023.2245220\",\"RegionNum\":3,\"RegionCategory\":\"文学\",\"ArticlePicture\":[],\"TitleCN\":null,\"AbstractTextCN\":null,\"PMCID\":null,\"EPubDate\":\"\",\"PubModel\":\"\",\"JCR\":\"0\",\"JCRName\":\"HUMANITIES, MULTIDISCIPLINARY\",\"Score\":null,\"Total\":0}","platform":"Semanticscholar","paperid":null,"PeriodicalName":"Italian Studies","FirstCategoryId":"1085","ListUrlMain":"https://doi.org/10.1080/00751634.2023.2245220","RegionNum":3,"RegionCategory":"文学","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":null,"EPubDate":"","PubModel":"","JCR":"0","JCRName":"HUMANITIES, MULTIDISCIPLINARY","Score":null,"Total":0}
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摘要

这篇文章分析了罗伯特·罗西·普塞鲁蒂(Roberto Rossi Precerutti)的《卡拉瓦乔的故事集》(car瓦乔的故事集)中的诗歌散文,并将其置于20世纪的背景下,并继续思考散文诗歌作为一种性别。该汇编的散文在几个层次上进行分析:公制、句法、语言和内容。此外,这些文本所揭示的是诗歌散文和绘画之间的复杂联系,在这种情况下是卡拉瓦格什。这种联系不仅产生了一种不稳定的、非单一性的抒情,这种抒情倾向于建立三种不同的主体性模型,而且也产生了诗人对视觉可逆性问题的思考。事实上,文本之间的关系和米开朗基罗·作品不属于dell’èkphrasis技术:这是作品的内部暴露看一看没有观察员的存在;这种凝视使读者成为一个旁观者,而作家也被观察到。KEYWORDS:红色Preceruttiprose poeticheCaravaggiosguardoreversibilità披露StatementNo潜力of利益冲突是01 by the作者(s)。Notes1启动与Entrebescar (forli:第五代论坛,1982年)。一代诗人的20世纪80年代起步,是指由Sabrina Stroppa调查最近建议,其选集主办,第二卷,也第一个致力于红色Precerutti科学贡献。见大卫Belgradi,‘“Entrebescar”罗伯托·罗西Precerutti分离结构错误的景观(1982年—1984年),在20世纪80年代意大利这首诗:开始和确认,Sabrina Stroppa, vol . 4(莱切:他多媒体,(2017年)(II), pp . 57—84。2收集红色Precerutti得到了承认,天空的废墟,Mondello奖获得者在2005年和2009年Comino’‘Val奖。作者Viareggio奖的入围也很好的四个不同的版本(2015年,希腊将El;2016年,由卡拉瓦乔制作;2019年,无畏睡眠;2020年,米开朗基罗·真相无法实现)。一个无畏睡眠也是‘奖,在2021年获得者Guido Gozzano’苹果园。他与Crocetti更密切合作的时期所指出的是1990年至2015年之间,在此期间,—公共评论、批评和翻译—红色Precerutti 61个杂志贡献。3看着只有相互的,而没有考虑到出版物序言和postfazioni:乔治·Luzzi Coblas(都灵:L’Arzanà,1980年);乔治·Luzzi光和其他接触(都灵:L’Arzanà,1981);乔治·Luzzi小英语(都灵:L’Arzanà系列,1983年);乔治·Luzzi Glorenza(都灵的墙:L’Arzanà,1984年);乔治·Luzzi Geldwesen(都灵:L’Arzanà,1987年);乔治·Luzzi结语巴斯克(都灵:L’Arzanà,1990年);卡Pennati,一个愉快的(都灵:L’Arzanà,1980年);卡Pennati, L’iridato景观(都灵:L’Arzanà),1985年;卡Pennati,残骸公差(都灵如下:L’Arzanà,1987);塞萨尔·格里皮,克朗(都灵:L’Arzanà,1995年);桑德罗·都灵、L’ArzanàSinigaglia,病史较短(1991年);安德里亚·Zanzotto、诗歌(1938年—1986年)(都灵4:L’Arzanà,1987)。见Belgradi,‘“分离”结构'作者:分子和文化影响的问题是明智的中心主题,请参阅对一首诗的概念也视为一种‘separazione’结构。生,1982年,不是无关紧要,同年的帕特里齐亚·Valduga Medicamenta(帕尔马:Guanda, 1982年)。Cf Sabrina Stroppa,‘帕特里齐亚·Valduga: Medicamenta(1982年)开始,在20世纪80年代意大利这首诗,红色的第35—60页。5 Sull’obscuritas Precerutti最近发表了一篇文章,是在工作生除其他方面外,并评估其接收游吟诗人的诗。本研究进行的crp特征的分析,可以展开讨论‘很容易作者多样化,但没有明确详尽的后续作品的为什么不包括它们的发展;见大卫Belgradi,‘游吟诗人的“遗产”:仍然在罗伯托·罗西Precerutti Entrebescar(1982年)、阅读、21、41(2011)、136—55。6红色Precerutti sestine抒情的生产数量和质量是极其重要的。第一次讨论这方面的问题是本花在一段,作者sestina会议的文件中比较抒情;大卫见Sabrina Stroppa and Belgradi,‘Microromanzi和微室。突出年代意大利sestina形式的诗歌,在Contrainte créatrice。littéraire财富de La sextine dans le - et dans espace,由卢卡理发师和马里恩·Uhlig(佛罗伦萨:SISMEL—Galluzzo版本,2023),pp . 87—110。 7 .罗伯托·罗西·普塞鲁蒂,宽恕之星(都灵:阿扎纳- Ed)。(米兰:Crocetti, 2003),第67 - 71页;《天空的废墟》(米兰:Crocetti, 2005),第9 - 18、59 - 64、107 - 18页;(米兰:维也纳皮埃尔,2006),第105 - 10页;《乌云法则》(米兰:Crocetti, 2012),第13 - 57页,95 - 98页,135 - 57页;El Greco(米兰:Crocetti, 2015),第13 - 19、21 - 24、27 - 28、36 - 37、44、47 - 56页;赢得了很多美女(都灵:新版本,2015),第53 - 70页;第7 - 9、11 - 13、15 - 18、20、22 - 24、26 - 28、30、33 - 36、38 - 42、44、46 - 48、50 - 52、58 - 59、61 - 63、67 - 69、71 - 76、78、81页;(都灵:阿拉贡,2016),第19 - 38页,87 - 106页;Borromini的梦想(亚历山大港:Puntoacapo, 2018),第7 - 8、15 - 24、31 - 37、39 - 43、50页;无所畏惧的睡眠(都灵:阿拉贡),第9 - 26页;卡拉瓦乔(都灵:新版本,2020),第5 - 11、18 - 19、26 - 28、32 - 33、50 - 59页;《骑士之梦》(都灵:新版,2021年),第8、16、18、38、40页;(都灵:阿拉贡,2021),第91 - 104页,110 - 111页,113 - 114页,120 - 121页;意大利散文诗歌:20世纪至今(罗马:Carocci, 2021)。然而,值得注意的是,从来没有提到过红丝袜的编结量Crocco、诗歌散文在意大利,第47页。Crocco所使用的“voicing”一词是在理论意义上确定了由乔纳森·Culler, of the Lyric(—伦敦剑桥:哈佛大学出版社,2015年),pp . 34—Crocco .案例研究,并以Boine, Jahier, Rebora坎帕尼亚,以及dell’autobiografia Sbarbaro,确定了形式和区分了至少三种类型的现象:主题、贬值/误解分裂,和autoriflessività(Crocco,诗歌散文在意大利,第61—75页)。至少玛丽亚·安娜·马里亚尼(Maria Anna Mariani)关于当代自传的自传:Nathalie Serraute, Elias Canetti, Alice Munro, Primo Levi(罗马:Carocci, 2012),第12页;《现代诗歌》(博洛尼亚:Il面料,2005),第107 - 19.12页。这里所采用的观点并不是严格地指视觉研究的观点,因为这样做是可能和有趣的。从哲学和精神分析的角度来看,观察的概念主要与Jean-Paul Sartre、Jacques Lacan和Maurice Merleau-Ponty的观点相冲突。视觉文化(米兰:Raffaello Cortina, 2020),第40 - 45页。关于视觉研究和严格的哲学观点之间的相互作用,我发现Simone Furlani的观点,图像和写作:符号和反射之间的视觉逻辑(米兰:Mimesis, 2016)很有趣。关于视觉研究,至少应该提到w.j.托马斯·米切尔的贡献,《图像学:图像、文本、意识形态》(芝加哥:芝加哥大学出版社,1986年);w.j.托马斯·米切尔,图片理论(芝加哥:芝加哥大学出版社,1994年);图片科学:图像、视觉文化和媒体Aesthetics(芝加哥:芝加哥大学出版社,2015年)有时,就像在liii中,散文以诗句结尾。其余的诗有几个米:2首抒情诗(xlvi, lxx), 2首马德里诗(lvi, lvii), 18首十四行诗(iv, viii, xiii, xv, xix, xxiii, xxv, xxvi, xxxi, xxxix, xlii, xlviii, xlix, lii, lv, lxviii)和一系列没有固定韵律的八首诗(lxi)。再一次,马德里加尔语实际上是一种罕见的形式,它展示的不是由一个吻状的对角线组成的两个三角线,而是两个带有ABBA - ABBA图案的四角线。最后,第二十五和第十七十四行诗是十四行诗的变体,不是地方性的。这是两首小十四行诗,第一首(第14首是地方性的)在7年,第二首是novenari具有讽刺意味的是,在卡拉瓦乔(p. 92)死后不久的一篇文章中,皮耶里写道:“不用说,这里的绘画和动词不会在通往神话的道路上相遇,这是显而易见的。”[..]具有讽刺意味的是,我刚刚避免了,甚至没有被禁止,罗西·普里切蒂的诗的外形功能。缺席检查。另一方面,从视觉研究的角度来看,echphrasis的设备是相关的,它值得进一步研究,如果应用于Rossi Precerutti的文本,其调查将不令人满意。 参考书目将是广泛的,但至少米切尔、克里格和彗星的贡献:米切尔,图片理论,第151 - 82页;默里·克里格,Ekphrasis:自然符号的幻觉(巴尔的摩-伦敦:约翰霍普金斯大学出版社,1992年);Murray Krieger,“Ekphrasis的问题:图像和文字,空间和时间-和文学工作”,图片和文字:Ekphrasis的理论和描述方法,Valerie Robilland Else Jongeneel(阿姆斯特丹:VU大学出版社,1998),第3 - 20页;米歇尔·科米特,图像写作:视觉文学与文化(米兰:拉斐尔·科蒂纳,2012),第11 - 166.16页玛丽莲娜·西亚科,“当代诗歌与视觉文化:最近意大利诗歌中的视觉实践、凝视与装置”,丽娅:东方与西方语言与文学,8(2019),339 - 51(第341页)。诗歌中各种形式的偶像主义的例子包括路易吉·舞蹈演员、倒立的金字塔:视觉和前锋派(威尼斯:马西奥,1975);乔凡尼·波齐,绘画这个词(米兰:阿德菲,1981);Jean-Marie Gleize, poesie et formation(巴黎:Seuil, 1983)。研究中,另一方面,,视觉文化,米切尔仍提到第17 Picture理论。不同于散文xli,超过平均水平相比非常漫长的收集也是由三种不同的序列之间的分隔,但仅有18这本书的诗意的继续。在这方面,一项被彗星发现的原则被回避了,即图像的书写,第288页:它涉及到“可见和确定对角线关系的关键问题”。见彗星,也写作图像之间的中间,第290页:‘太空可见dicibile可能住在,只要知道其他地方,据说是基础和可能只形成鲜明对比的背景的情况下,你可以看到这里的基础,是每个人都能看到的发光这纹理之间dice’。19Crocco、诗歌散文在意大利,第103页(引用)、149、216 . Crocco 20、诗歌散文意大利21,第42页。从这个意义上说,采访的最后作者颁发象征Sabrina Stroppa,当谈论的是诗意的做法说,‘这是我所知道的唯一途径住在有意义的死亡,即我们的finitudine’(Sabrina Stroppa,‘黑暗的颜色:Sabrina Stroppa采访Roberto Rossi precerutti,欧洲信息网https://www.iua.eu/2022 /01/10 i- buio- Sabrina - Stroppa -a-对话-robert to- Rossi -precerutti/›[咨询于2022年6月13日]它一直是权威诗歌描绘的中心,具有象征意义的谴责青年书籍是一幅虚假的风景(都灵:书籍与视频,1984)。参见贝尔维度收集的描述,“分离结构”23在这方面,红色Precerutti的选择似乎也不符合最近的趋势:cf. Crocco,意大利散文诗,第222 - 24.24页,红色Precerutti,由卡拉瓦乔制成,第24.25页,由卡拉瓦乔制成,第16页。这篇散文不是关于歌剧的罗西·普鲁蒂,卡拉瓦乔,第38,39,52页。在这些情况下,也没有提到“通知”,因为诗本身的位置没有得到尊重红色Precerutti,米开朗基罗·罗西Precerutti 28,第58页。米开朗基罗·事实,第28、34页。Precerutti,米开朗基罗·罗西,p . 29, 11点30分红色Precerutti米开朗基罗·31,第8、18、28页。Precerutti,米开朗基罗·罗西,第9页。32 Precerutti,米开朗基罗·罗西、第13页33 Crocco、诗歌散文在意大利,第82页。34 Crocco、诗歌散文在意大利,第83页。35 Crocco,诗歌散文在意大利,第61页Crocco这两个引用第36—82意大利诗歌散文,p . 75。37 Crocco、诗歌散文在意大利,第61、68—72页。38 Precerutti,米开朗基罗·罗西,p . 35 . 39类‘作者”是适当的,但当然是讨论和争议。我不想过度下降讲话时所说的narratologico意义上的深化,这是我想记录的这些不同的人说‘io’做指出,至少在一种情况下,似乎对未来/‘作家的自我抒情之间存在重叠和权相”写在舞台上了。最近升值的理论最适当的参考资料图作者(关于小说理论)我看起来像Stefano Ballerio,考虑到作者:小说的叙事、写作和想法(米兰:Franco, 2013);菲利普的羽毛,过度修辞版权:声音在当今小说意大利(米兰:Mimesis, 2020年)part。第161—203页。 同样,烟羽,保罗Giovannetti也认为,就在观众的小说:narratologia读者(米兰测试:Ledizioni, 2015),第14页,作者强调,今天看到一个‘征收,相反,她回国后一个,其蔓延,上述其报复narratore’。40菲利波·米兰尼(Filippo Milani),画家的角色:当代意大利小说中的行程(罗马:Carocci, 2020)首先是罗伯托·朗吉的工作室,卡拉瓦乔(米兰:汉默出版社,1952年)。罗伯特·罗西·普塞鲁蒂(Roberto Rossi Precerutti)在《卡拉瓦乔的真相》(the true true)一书中也强调了朗吉工作的重要性。此外,研究提供新的动力了米开朗基罗·正是从Longhi在1951年米兰:Roberto Longhi的展览,展示了米开朗基罗·和caravaggeschi,这次展览的目录的皇宫,1951年4月—6月,米兰(佛罗伦萨:Sansoni, 1951年);周围的那些年里又见米开朗基罗·伯纳德·Berenson,其不一致之处和名声,”。路易莎·韦托娃(佛罗伦萨:伊莱塔,1950)米开朗基罗·君士坦丁大亨们,整个绘画(米兰:42 europaische gemeinschaft, 1951年)。弗朗切斯科·Zucconi, Displacing米开朗基罗·:艺术、媒体、和人道主义视觉文化(伦敦:中的Macmillan)(2018年),第8页。Zucconi的思想,继续提到,想知道如何接受这一方式(有时)decontestualizzata复苏,并呼吁—我在答复感到特别受欢迎—不与二进制类型的反对派,但过于简单的考虑是在深度的情况下和情况而定。查询的工具也就以米开朗基罗·narratologia,见Mieke 2002年,Quoting米开朗基罗·(芝加哥:芝加哥大学出版社,2015)。43罗西·普鲁蒂,卡拉瓦乔,第18页。在这里显示光学在就这一问题,请参阅《至少罗伯塔Lapucci,米开朗基罗·米开朗基罗·和光学(佛罗伦萨:重启,2005);比尔·Ebert-Shifferer和其他,流明,imago pictura:光光学和视觉表现历史上罗马会议记录由米开朗基罗·乔托,2010年4月12日—13日(De Luca: 2018年,罗马);菲利普合办,‘看,看不到:亚历山德罗Leogrande和移徙Caravaggio’,圣经的远见卓识,12(2018年),191—216。44 Crocco、诗歌散文在意大利弗朗切斯科·Zucconi 45,第68页。‘别人的痛苦:米开朗基罗·形象的门前,Sontag Leogrande’、伪装、1(2011)、106—17(第115页):‘在圣马太殉难的建议本身不仅是一幅“向他人的痛苦”,而且与此同时—改变Sontag的著名公式本身—一幅“在别人的痛苦”的形象。一方面,他的眼中,米开朗基罗·请我们实际观察活动和建议向暴力行为采取的情感态度。另一方面,与他的空间定位和你的姿势,让我们看到在远处看整个场景“组成”或者更确切地说“有”:在外面就好像这是一个,就像un’immagine’框架。Susan Sontag Zucconi是的参考,对他人的痛苦面前(米兰46:蒙达多利,2006)。我目前正在研究这方面的一些文本Entrebescar(1982年)直接联想到地平线gnostico-càtaro与一些,在连续性——出生(Emil Cioran,带来不便的米兰:反馈,1991年)。双重gnostico-càtaro矩阵了,思维和身体,因此倾向于分裂,这是/非物质/精神的材料,这将是一种名副其实,妖魔化一切属于第一组。这是异端邪说,蔓延在13世纪左右,并质疑教会的权力从世界观作为戏剧冲突的撒旦(的正确性)和上帝之间的二元论(精神)。不可能进一步发展这一哲学矩阵的痕迹,但我认为有必要指出,因为由总理地下最后书作者。异端之重建càtara见,除其他外,这两卷由Jean Duvernoy Catharisme:宗教des cathares (Toulouse: Privat, 1976年);Jean Duvernoy Catharisme:历史des cathares (Toulouse: 47 Privat, 1979)。Precerutti,米开朗基罗·罗西,第68页。48 Precerutti,米开朗基罗·罗西,第47页。49在文学和艺术之间的某些影响pittorica,见马可·安东尼奥·Bazzocchi,‘Piero Longhi、作家和电影的画面所反映一个神话parole’,的皮耶罗·德拉·弗朗西斯卡:调查一个神话,由Antonio Paolucci(米兰:西尔,2016),pp . 367—78;马克·安东尼奥·Bazzocchi青蒿(博洛尼亚:睁一只眼闭一只眼的添油加醋,2021年),part。第71—99、135—58页。 正如我们所看到的,诗歌和绘画的交集也提供了一个机会来研究“我”主题的波动。除了斯特凡诺·Ballerio研究和菲利普羽毛,我觉得应该与这一点,说的是‘扩散的意义上的球员诗意,即使crisi’polifonica, Paolo Giovannetti,当代意大利诗歌的方式:自1950年以来(形式和技术:Carocci罗马,2005年),第41页,提到了一个‘申请enunciativa结构削弱poetico’演讲的基础。不是条描述准确地说:摆动角度来看缺乏红色Precerutti作品的研究,这一现象要有记录,以便澄清在未来更好地做到这一点,我只想最后补充一点,以其他方式,似乎代理人的恩里科·头的话,和20世纪诗歌在第二语言(罗马:Bulzoni, 1999年),第20页,说’deflagrazione soggetto’,或者更理性的玛丽·安托瓦内特Grignani,毅力:20世纪意大利诗歌中的主体,客体和testualità(诺瓦拉:行,2002),p . 89,谈到当代诗歌中存在一个‘复调[和]50冲突以传统romanzo’授予的谣言。甘巴齐,眼睛和他的潜意识,p。正如法国哲学家莫里斯·默勒奥特·庞蒂(Maurice merleauponty)在《眼睛与精神》(米兰:SE, 1989)中所说的那样,这位学者的参考文献雅克·拉坎,第十一次研讨会:精神分析的四个基本概念(1964年)(都灵:埃诺迪,2003年),第108页这种没有发展前景,因为它将改变类型的进一步研究,但可能会有趣坚持lacaniano意义上的文笔眼神的假设,试图继续重读红色Precerutti鉴于Lacan前考虑关于眼睛和眼神之间的schisi框架与观察员的关系(同上,第67—117页)。这个问题应该反过来问拉甘也在讨论的萨特问题(同上,第78 - 89页),关于眼睛的可逆性:让-保罗·萨特,存在和不存在(米兰:萨特,1965),第326页。这次入侵是非常具体和复杂的,在此仅供今后进一步研究之用总结起来,Kirchmayr Merleau-Ponty: 54,第239页。事实上,租金过去Merleau-Ponty对话,1960年写道自己Œet l ' esprit,和Lacan研讨会第11个(1964年)。在过去的几年里,这两位思想家非常接近,尤其是因为他们“捕捉”了这幅画,并把目光投向了观察者。参见Maurice Merleau-Ponty,《眼睛与精神》(米兰:SE, 1989)参考文献是Tommaso Pincio,生活技能的天赋(都灵:Einaudi, 2018),由Matteo Martelli研究,“肖像画:Haenel和Pincio,在赫克弗拉斯和eff定量之间”,小说,1.1(2021),70 - 87。深化Pincio工作和艺术之间,至少见Filippo合办,画家如(罗马:Carocci的角色——2020年)》,第129—41页。56锤子、‘ritratto’,第77页。57èkphrasis Pincio和类型的角度来看,目前仍有锤子、‘见ritratto’,第83页:然后,它就会像文字一样衰落,与其说是描述,不如说是描述它的起源、与图像的接触、与我们面前的物质的接触甘巴齐,眼睛和他的潜意识,第211页59页是罕见的,但并不是完全缺失的散文,这些散文通常根植于传记记忆中,应该被视为与我们在这里讨论的文本不同的例子。例如,在《云法则》(第141页)中的散文《torsa》(le torsa),它的中心是一段与父亲关系相关的有问题但非常强烈的记忆(我只引用了第一句话):“他从未被原谅过。”战争一结束,我父亲就离开了军队,他说,军队现在是由军官和士兵组成的,他们的制服似乎被最糟糕的新现实主义的洗脑和匮乏所笼罩。在当时堕落的滥交中,他发现自己什么也做不了罗西·普鲁蒂,卡拉瓦乔,第44页。关于水仙的图片,请参见《巴尔,报价卡拉瓦乔,第231 - 61页》的完整章节。关于身份和身份问题,第239 - 46.61页的参考文献是雅克·拉坎,《镜像阶段作为i0职能的培训师》(都灵:Einaudi, 1974),第87 - 94页。显然,要理解拉坎的立场,从西格蒙德·弗洛伊德的作品《自恋导论》开始是很重要的。 第7卷:1912 - 1914(都灵:Bollati Boringhieri, 1975),第439 - 72页,Jacques Lacan,研讨会X:痛苦(1962 - 1963)(都灵:Einaudi, 2007),第242页。在这方面,也不可能发展这种阅读,但我认为它可能是富有成效的。我认为散文,而不是其他的作文,将使我们能够发展这里所说的“iio三重奏”,即使使用哲学分析批判的具体工具,并根据对笛卡尔意义上的科吉托思想的挑战。参见巴尔的分析,引用卡拉瓦乔的《镜报》,第235页:“镜报的内部对主题的形成至关重要换句话说,虚构的,镜像也是一样的,同样的时间,锚定太空中的生物的现实在Jean Duvernoy已经提到的历史再现中,还有Francesco Zambon的一些研究:秘密晚餐:catari条约和仪式(米兰:Adelphi, 1997);(米兰:卢尼,1999)。
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Le prose poetiche di Roberto Rossi Precerutti: strutture e reversibilità dello sguardo nei Fatti di Caravaggio (2016)
ABSTRACTL’articolo analizza le prose poetiche della raccolta Fatti di Caravaggio di Roberto Rossi Precerutti, inserendole da subito all’interno del contesto novecentesco e in continuità con le riflessioni sulla poesia in prosa come genere. Le prose della raccolta sono analizzate su più livelli: metrico, sintattico, linguistico e contenutistico. Ciò che i testi evidenziano, inoltre, è un complesso – ma non inedito, per l’autore – legame tra la prosa poetica e le opere pittoriche, in questo caso caravaggesche. Tale connessione fa emergere non soltanto un io lirico instabile e non univoco, che tende a istituire tre diversi modelli di soggettività, ma anche una riflessione che il poeta fa a partire dalla questione della reversibilità dello sguardo. Infatti, il rapporto tra i testi e l’opera di Caravaggio non rientra all’interno delle tecniche dell’èkphrasis: si tratta di opere che fanno emergere la presenza di uno sguardo senza osservatore; uno sguardo che fa del lettore uno spettatore, e dello scrittore un osservatore che è – allo stesso tempo – osservato.KEYWORDS: Rossi Preceruttiprose poeticheCaravaggiosguardoreversibilità Disclosure StatementNo potential conflict of interest was reported by the author(s).Notes1 L’esordio è con Entrebescar (Forlì: Forum Quinta Generazione, 1982). Per la generazione di poeti esordienti negli anni Ottanta, si fa riferimento alla recente proposta d’indagine curata da Sabrina Stroppa, la cui antologia ospita, nel secondo volume, anche il primo contributo scientifico dedicato a Rossi Precerutti. Si veda Davide Belgradi, ‘“Struttura di separazione” Roberto Rossi Precerutti da Entrebescar a Falso paesaggio (1982–1984)’, in La poesia italiana degli anni Ottanta: esordi e conferme, a cura di Sabrina Stroppa, 4 vol. (Lecce: Pensa MultiMedia, 2017), II, pp. 57–84.2 La raccolta di Rossi Precerutti che abbia ricevuto maggior riconoscimento è Rovine del cielo, insignita nel 2005 del Premio Mondello e nel 2009 del Premio ‘Val di Comino’. L’autore è anche finalista del Premio Viareggio per ben quattro edizioni differenti (2015, Rimarrà El Greco; 2016, Fatti di Caravaggio; 2019, Un impavido sonno; 2020, Verità irraggiungibile di Caravaggio). Un impavido sonno è anche insignito, nel 2021, del Premio ‘Il Meleto di Guido Gozzano’. Il suo periodo di più intensa collaborazione con Crocetti è quello che va tra il 1990 e il 2015, durante il quale — tra recensioni, interventi critici e traduzioni — Rossi Precerutti pubblica 61 contributi in rivista.3 Guardando soltanto alle pubblicazioni, senza tener conto delle vicendevoli prefazioni e postfazioni: Giorgio Luzzi, Coblas (Torino: L’Arzanà, 1980); Giorgio Luzzi, Luce e altri tatti (Torino: L’Arzanà, 1981); Giorgio Luzzi, Piccola serie inglese (Torino: L’Arzanà, 1983); Giorgio Luzzi, Le mura di Glorenza (Torino: L’Arzanà, 1984); Giorgio Luzzi, Geldwesen (Torino: L’Arzanà, 1987); Giorgio Luzzi, Epilogo occitano (Torino: L’Arzanà, 1990); Camillo Pennati, Un gioioso disporsi (Torino: L’Arzanà, 1980); Camillo Pennati, L’iridato paesaggio (Torino: L’Arzanà, 1985); Camillo Pennati, Così levigati relitti (Torino: L’Arzanà, 1987); Cesare Greppi, Corona (Torino: L’Arzanà, 1995); Sandro Sinigaglia, Breve anamnesi (Torino, L’Arzanà, 1991); Andrea Zanzotto, Poesie (1938–1986) (Torino: L’Arzanà, 1987).4 Cf. Belgradi, ‘“Struttura di separazione”’: la questione dell’esordio e degli influssi culturali dell’autore è tema centrale del saggio, a cui si rimanda anche per la concezione di una poesia d’esordio da intendersi come una ‘struttura di separazione’. L’anno d’esordio, il 1982, non è irrilevante essendo lo stesso anno di Patrizia Valduga, Medicamenta (Parma: Guanda, 1982). Cf. anche Sabrina Stroppa, ‘L’esordio di Patrizia Valduga: Medicamenta (1982)’, in La poesia italiana degli anni Ottanta, pp. 35–60.5 Sull’obscuritas di Rossi Precerutti è stato recentemente pubblicato un articolo che parte proprio dall’opera d’esordio, valutandone tra gli altri aspetti la ricezione della poesia dei trovatori. Le analisi delle caratteristiche ric svolte in questo studio possono aprire il discorso sulla ‘difficoltà’ della versificazione dell’autore, ma non sono chiaramente esaustive perché non ne contemplano lo sviluppo delle opere successive; cf. Davide Belgradi, ‘“e ancora”: l’eredità dei trovatori in Entrebescar di Roberto Rossi Precerutti (1982)’, Per Leggere, 21.41 (2021), 136–55.6 La produzione di sestine liriche di Rossi Precerutti è estremamente rilevante, quantitativamente e qualitativamente. Una prima discussione di questo aspetto è presente, in un paragrafo dedicato all’autore, negli atti di un convegno sulla sestina lirica; cf. Sabrina Stroppa and Davide Belgradi, ‘Microromanzi e microcosmi. La forma sestina nella poesia italiana degli anni Ottanta’, in Contrainte créatrice. La fortune littéraire de la sextine dans le temps et dans l’espace, ed. by Luca Barbieri and Marion Uhlig (Firenze: SISMEL–Edizioni del Galluzzo, 2023), pp. 87–110.7 Roberto Rossi Precerutti, Stella del perdono (Torino: L’Arzanà–Ed. Angolo Manzoni, 2002), pp. 7–9.8 Roberto Rossi Precerutti, Elogi di un disperso mattino (Milano: Crocetti, 2003), pp. 67–71; Rovine del cielo (Milano: Crocetti, 2005), pp. 9–18, 59–64, 107–18; Spose celesti (Milano: Viennepierre, 2006), pp. 105–10; La legge delle nubi (Milano: Crocetti, 2012), pp. 13–57, 95–98, 135–57; Rimarrà El Greco (Milano: Crocetti, 2015), pp. 13–19, 21–24, 27–28, 36–37, 44, 47–56; Vinse molta bellezza (Torino: Neos Edizioni, 2015), pp. 53–70; Fatti di Caravaggio (Torino: Aragno, 2016), pp. 7–9, 11–13, 15–18, 20, 22–24, 26–28, 30, 33–36, 38–42, 44, 46–48, 50–52, 58–59, 61–63, 67–69, 71–76, 78, 81; Domenica delle fiamme (Torino: Aragno, 2016), pp. 19–38, 87–106; Un sogno di Borromini (Alessandria: Puntoacapo, 2018), pp. 7–8, 15–24, 31–37, 39–43, 50; Un impavido sonno (Torino: Aragno), pp. 9–26; Verità irraggiungibile di Caravaggio (Torino: Neos Edizioni, 2020), pp. 5–11, 18–19, 26–28, 32–33, 50–59; Il sogno del cavaliere (Torino: Neos Edizioni, 2021), pp. 8, 16–18, 38–40; Genio dell’infanzia cattolica (Torino: Aragno, 2021), pp. 91–104, 110–111, 113–114, 120–121; Lo sgomento della grazia (Torino: Neos Edizioni, 2023), pp. 7–34.9 Claudia Crocco, La poesia in prosa in Italia: dal Novecento a oggi (Roma: Carocci, 2021). Da rilevare, però, l’assenza dal volume di Crocco delle prose di Rossi Precerutti, che non viene mai menzionato.10 Crocco, La poesia in prosa in Italia, p. 47. Il termine voicing è usato da Crocco nel senso individuato da Jonathan Culler, Theory of the Lyric (Cambridge–London: Harvard University Press, 2015), pp. 34–38.11 Crocco, prendendo come casi studio Boine, Jahier, Rebora, Campana e Sbarbaro, individua diverse forme dell’autobiografia e distingue almeno tre tipologie di fenomeni: scissione del soggetto, svalutazione/mitizzazione del soggetto, e autoriflessività (Crocco, La poesia in prosa in Italia, pp. 61–75). Per l’autobiografia, cf. almeno Maria Anna Mariani, Sull’autobiografia contemporanea: Nathalie Serraute, Elias Canetti, Alice Munro, Primo Levi (Roma: Carocci, 2012), p. 12; Guido Mazzoni, Sulla poesia moderna (Bologna: Il Mulino, 2005), pp.107–19.12 Per le varie caratteristiche, si rinvia a Crocco, La poesia in prosa in Italia, pp. 103, 115, 126–27.13 Paolo Gambazzi, L’occhio e il suo inconscio (Milano: Cortina, 1999), p. 188. La prospettiva qui adottata non è quella che rimanda, strettamente, ai visual studies, per quanto sarebbe stato possibile e interessante procedere anche in tal senso. Il concetto di sguardo è indagato in una direttrice che incrocia soprattutto, in senso filosofico e psicanalitico, le posizioni di Jean-Paul Sartre, Jacques Lacan e Maurice Merleau-Ponty. Tale concetto è sintetizzato bene anche da Michele Cometa, Cultura visuale (Milano: Raffaello Cortina, 2020), pp. 40–45. Sulle interazioni tra visual studies e prospettive strettamente filosofiche trovo interessanti gli spunti di Simone Furlani, L’immagine e la scrittura: le logiche del vedere tra segno e riflessione (Milano: Mimesis, 2016). Per quanto riguarda i visual studies, è indispensabile fare menzione almeno dei contributi di W. J. Thomas Mitchell, Iconology: Image, Text, Ideology (Chicago: The University of Chicago Press, 1986); W. J. Thomas Mitchell, Picture Theory (Chicago: The University of Chicago Press, 1994); W. J. Thomas Mitchell, Image Science: Iconology, Visual Culture and Media Aesthetics (Chicago: The University of Chicago Press, 2015).14 Talvolta, come in liii, la prosa termina con un testo in versi, posto in chiusura. Le poesie rimanenti hanno diversi metri: 2 sestine liriche (xlvi, lxx), 2 madrigali (lvi, lvii), 18 sonetti (iv, viii, xiii, xv, xix, xxiii, xxv, xxvi, xxxi, xxxvii, xxxix, xlii, xlvii, xlviii, xlix, lii, lv, lxviii), e una sequenza di quartine di ottonari senza rime fisse (lxi). Si dica ancora che il madrigale è in realtà in una versione rara, presentando al posto delle due canoniche terzine concluse da un distico baciato, due quartine con schema ABBA–ABBA. I sonetti xxvi e xlvii, infine, sono varianti del sonetto, non essendo endecasillabici. Sono due sonetti minori, in settenari il primo (il v. 14 è endecasillabico) e in novenari il secondo.15 Ironica e calzante la lettura di Marzo Pieri che, in uno scritto apparso postumo in Verità irraggiungibile di Caravaggio (p. 92), scrive: ‘Va da sé che qui pittura e verbo non s’incontrano sul sentiero, che sarebbe ovvio, dell’èkphrasis. […] Ironia del discorso, avendo appena elusa, quando non anzi vietata, una funzione ecfrastica dei poemi di Rossi Precerutti, mi accade di augurarmi una ristampa di queste poesie “dall’arte”, fornita di puntuali immagini a fronte. Verifica di assenza’. Il dispositivo dell’èkphrasis, invece, che meriterebbe tutt’altro tipo di approfondimento e le cui indagini sarebbero insoddisfacenti se applicate ai testi di Rossi Precerutti, sarebbe rilevante a partire dalla prospettiva dei visual studies. La bibliografia sarebbe ampia, ma segnalo almeno alcuni contributi di Mitchell, Krieger e Cometa: Mitchell, Picture Theory, pp. 151–82; Murray Krieger, Ekphrasis: The Illusion of the Natural Sign (Baltimore–London: Johns Hopkins University Press, 1992); Murray Krieger, ‘The Problem of Ekphrasis: Image and Word, Space and Time — and Literary Work’, in Pictures into Words: Theoretical and Descriptive Approaches to Ekphrasis, ed. by Valerie Robilland and Else Jongeneel (Amsterdam: VU University Press, 1998), pp. 3–20; Michele Cometa, La scrittura delle immagini: letteratura e cultura visuale (Milano: Raffaello Cortina, 2012), pp. 11–166.16 Marilina Ciaco, ‘Poesia contemporanea e cultura visuale: pratiche visuali, sguardo e dispositivi nella poesia italiana recente’, LEA: Lingue e letterature d’Oriente e d’Occidente, 8 (2019), 339–51 (p. 341). Sulle varie forme dell’iconismo in poesia si rimanda, tra gli altri, a Luigi Ballerini, La piramide capovolta: scritture visuali e d’avanguardia (Venezia: Marsilio, 1975); Giovanni Pozzi, La parola dipinta (Milano: Adelphi, 1981); Jean-Marie Gleize, Poésie et figuration (Paris: Seuil, 1983). Per un affondo, invece, negli studi di cultura visuale, il rimando è ancora a Mitchell, Picture Theory.17 Differisce la prosa xli, che oltre ad essere molto lunga rispetto alla media della raccolta è anche composta da tre diverse sequenze separate da degli a capo, gli unici tra le prose poetiche del libro.18 Si elude, in tal senso, un principio che, relativamente alla pratica dell’èkphrasis, è individuato da Cometa, La scrittura delle immagini, p. 288: si tratta di immergersi nella ‘questione cruciale del rapporto agonale tra visibile e dicibile’. Cf. anche Cometa, La scrittura delle immagini, p. 290: ‘Nello spazio intermedio tra visibile e dicibile è possibile abitare, purché si sappia che il fondamento di quello che si dice è altrove e può emergere per contrasto solo sullo sfondo di ciò che si vede, mentre il fondamento di quello che si vede riluce tra le trame di ciò che si dice’.19 Crocco, La poesia in prosa in Italia, pp. 103 (da cui si cita), 149, 216.20 Crocco, La poesia in prosa in Italia, p. 42.21 Emblematica in tal senso la conclusione dell’intervista che l’autore rilascia a Sabrina Stroppa, quando parlando della prassi poetica afferma che ‘è l’unico modo che io conosca di abitare la morte, cioè di dare un senso alla nostra finitudine’ (Sabrina Stroppa, ‘I colori del buio: Sabrina Stroppa a colloquio con Roberto Rossi Precerutti’, Insula europea ‹https://www.insulaeuropea.eu/2022/01/10/i-colori-del-buio-sabrina-stroppa-a-colloquio-con-roberto-rossi-precerutti/› [consultato il 13 giugno 2022]).22 Da sempre al centro della raffigurazione poetica autoriale, così come denuncia emblematicamente un libro giovanile come Falso paesaggio (Torino: Books&Video, 1984). Cf. anche la descrizione della raccolta in Belgradi, ‘“Struttura di separazione”’.23 Anche in questo caso la scelta di Rossi Precerutti non sembra allineata con le tendenze più recenti: cf. Crocco, La poesia in prosa in Italia, pp. 222–24.24 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 24.25 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 16. La prosa non è dedicata a un’opera.26 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, pp. 38, 39, 52. Anche per questi casi non si parla di ‘novenario’, dal momento che le sedi proprie del verso non vengono rispettate.27 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 58.28 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, pp. 28, 34.29 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 11.30 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, pp. 8, 18, 28.31 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 9.32 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 13.33 Crocco, La poesia in prosa in Italia, p. 82.34 Crocco, La poesia in prosa in Italia, p. 83.35 Crocco, La poesia in prosa in Italia, pp. 61–82.36 Entrambe le citazioni da Crocco, La poesia in prosa in Italia, p. 75.37 Crocco, La poesia in prosa in Italia, pp. 61, 68–72.38 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 35.39 La categoria di ‘autore reale’ sembra opportuna, ma è ovviamente discussa e discutibile. Senza voler declinare il discorso in un eccessivo approfondimento in senso narratologico, ciò che mi preme è registrare l’oscillazione di questi diversi soggetti che dicono ‘io’ facendo notare come, almeno in un caso, sembri avvenire una compromissione/sconfinamento tra l’io lirico e l’autorappresentazione dell’‘autore reale’ che scrivendo si mette in scena. I più opportuni riferimenti teorici per la recente rivalutazione della figura dell’autore (per quanto riguarda la teoria del romanzo) mi sembrano quelli di Stefano Ballerio, Sul conto dell’autore: narrazione, scrittura e idee di romanzo (Milano: Franco Angeli, 2013); Filippo Pennacchio, Eccessi d’autore: retoriche della voce nel romanzo italiano di oggi (Milano: Mimesis, 2020), in part. pp. 161–203. Similmente a quanto sostiene Pennacchio, anche Paolo Giovannetti, in Spettatori del romanzo: saggi per una narratologia del lettore (Milano: Ledizioni, 2015), p. 14, sottolinea come oggi si assista a una ‘riscossa dell’autore, a un suo ritorno, anzi al suo dilagare, alla sua rivincita sopra il narratore’.40 Cf. Filippo Milani, Il pittore come personaggio: itinerari nella narrativa italiana contemporanea (Roma: Carocci, 2020).41 In primis lo studio di Roberto Longhi, Caravaggio (Milano: Martello Editore, 1952). L’importanza del lavoro di Longhi è sottolineata anche da Marzo Pieri nello scritto che chiude Roberto Rossi Precerutti, Verità irraggiungibile di Caravaggio, pp. 87–89. D’altronde, un rinnovato impulso allo studio di Caravaggio è stato dato proprio da Longhi in occasione della mostra di Milano del 1951: Roberto Longhi, Mostra di Caravaggio e dei caravaggeschi, catalogo della mostra di Milano, Palazzo Reale, aprile–giugno 1951 (Firenze: Sansoni, 1951); intorno a quegli anni si vedano anche Bernard Berenson, Del Caravaggio, delle sue incongruenze e della sua fama, trad. italiana di Luisa Vertova (Firenze: Electa, 1950); Costantino Baroni, Tutta la pittura del Caravaggio (Milano: Rizzoli, 1951).42 Francesco Zucconi, Displacing Caravaggio: Art, Media, and Humanitarian Visual Culture (London: Palgrave Macmillan, 2018), p. 8. La riflessione di Zucconi, a cui rimando, continua chiedendosi come vada accolta questa ripresa (talvolta) decontestualizzata, invitando — in maniera che reputo particolarmente condivisibile — a non incorrere in risposte semplicistiche con un’opposizione di tipo binario, ma di considerare in profondità i contesti e i casi. Per un’indagine su Caravaggio a partire anche dagli strumenti della narratologia, si veda Mieke Bal, Quoting Caravaggio (Chicago: The University of Chicago Press, 2015).43 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 18. Sul tema che qui emerge dell’ottica in Caravaggio, si vedano almeno Roberta Lapucci, Caravaggio e l’ottica (Firenze: Restart, 2005); Sybille Ebert-Shifferer e altri, Lumen, imago, pictura: la luce nella storia dell’ottica e nella rappresentazione visiva da Giotto a Caravaggio, Atti del Convegno di Roma del 12–13 aprile 2010 (Roma: De Luca, 2018); Filippo Milani, ‘Vedere, non vedere: Alessandro Leogrande e lo sguardo di Caravaggio’, Scritture migranti, 12 (2018), 191–216.44 Crocco, La poesia in prosa in Italia, p. 68.45 Francesco Zucconi, ‘Davanti all’immagine del dolore degli altri: Caravaggio, Sontag, Leogrande’, Finzioni, 1 (2021), 106–17 (p. 115): ‘quella proposta nel Martirio di san Matteo non è soltanto un’immagine di sè “davanti al dolore degli altri” ma anche e al contempo — trasformando la celebre formula di Sontag — un’immagine di sè “davanti all’immagine del dolore degli altri”. Da un lato, con il suo sguardo, Caravaggio ci invita a osservare l’evento reale e suggerisce un atteggiamento emotivo da assumere davanti al gesto violento. Dall’altro, con il suo posizionamento spaziale e con la sua postura, ci spinge a osservare la composizione dell’intera scena “da lontano” o meglio “da fuori”: come se si trattasse di un quadro, come se fosse un’immagine’. Il riferimento di Zucconi è a Susan Sontag, Davanti al dolore degli altri (Milano: Mondadori, 2006).46 Sto attualmente studiando questo aspetto in alcuni testi di Entrebescar (1982) che evocano direttamente l’orizzonte gnostico-càtaro, in continuità — appunto — con alcune delle formulazioni di Emil Cioran, L’inconveniente di essere nati (Milano: Adelphi, 1991). Il pensiero gnostico-càtaro ha una matrice duale, e tende quindi a dividere ciò che è corporeo/materiale da ciò che è spirituale/immateriale, demonizzando tutto ciò che rientra nel primo gruppo. Si tratta di un’eresia che dilaga intorno al XIII secolo e che contesta l’autorità della Chiesa a partire da una concezione del mondo come il teatro di un conflitto dualistico tra Satana (materialità) e Dio (spiritualità). Non è possibile sviluppare ulteriormente le tracce di questa matrice filosofica, che però credo sia utile segnalare perché è sotterranea dal primo all’ultimo libro dell’autore. Per la ricostruzione dell’eresia càtara si vedano, tra gli altri, i due volumi a cura di Jean Duvernoy, Le Catharisme: la religion des cathares (Toulouse: Privat, 1976); Jean Duvernoy, Le Catharisme: l’histoire des cathares (Toulouse: Privat, 1979).47 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 68.48 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 47.49 A proposito di alcune influenze tra letteratura e arte pittorica, cf. Marco Antonio Bazzocchi, ‘Piero, Longhi, gli scrittori e il cinema: riflessi di un mito dalle immagini alle parole’, in Piero della Francesca: indagine su un mito, a cura di Antonio Paolucci (Milano: Silvana, 2016), pp. 367–78; Marco Antonio Bazzocchi, Con gli occhi di Artemisia (Bologna: il Mulino, 2021), in part. pp. 71–99, 135–58. Come si è visto, questa intersezione tra opera poetica e opera pittorica crea anche l’occasione per esaminare l’oscillazione nel soggetto che dice ‘io’. Oltre agli studi di Stefano Ballerio e Filippo Pennacchio, trovo opportuno ricollegarsi a quanto detto, parlando di ‘crisi’ del soggetto poetico, anche in senso di proliferazione polifonica, da Paolo Giovannetti, Modi della poesia italiana contemporanea: forme e tecniche dal 1950 a oggi (Roma: Carocci, 2005), p. 41, che parla di un ‘indebolimento strutturale dell’istanza enunciativa che fonda il discorso poetico’. Non è il punto dell’articolo descrivere precisamente tale oscillazione: vista la carenza di studi sulle opere di Rossi Precerutti si vorrebbe semmai registrare il fenomeno per poterlo meglio chiarire in futuro, e mi limito ad aggiungere infine che, in altra maniera, sembrano calzanti le parole di Enrico Testa, Per interposta persona: lingua e poesia nel secondo Novecento (Roma: Bulzoni, 1999), p. 20, che parla di una ’deflagrazione del soggetto’, o ancora di Maria Antonietta Grignani, La costanza della ragione: soggetto, oggetto e testualità nella poesia italiana del Novecento (Novara: Interlinea, 2002), p. 89, che parla della presenza nella poesia contemporanea di una ‘polifonia [e di un] conflitto di voci delegate per tradizione al romanzo’.50 Gambazzi, L’occhio e il suo inconscio, p. 211.51 Raoul Kirchmayr, Merleau-Ponty: una sintesi (Milano: Marinotti, 2008), p. 239. Il riferimento dello studioso è a quanto affermato dal filosofo francese in Maurice Merleau-Ponty, L’occhio e lo spirito (Milano: SE, 1989).52 Jacques Lacan, Il seminario XI: i quattro concetti fondamentali della psicanalisi (1964) (Torino: Einaudi, 2003), p. 108. Tale prospettiva non è stata sviluppata perché avrebbe cambiato il tipo di studio, ma sarebbe probabilmente interessante insistere ulteriormente sull’ipotesi di una scrittura dello sguardo in senso lacaniano, tentando di rileggere le prose di Rossi Precerutti alla luce delle considerazioni che Lacan fa a proposito della schisi tra occhio e sguardo e del rapporto dell’osservatore con il quadro (ibid., pp. 67–117). La questione andrebbe interrogata, a ritroso, anche guardando ciò che Sartre, peraltro discusso anche da Lacan (ibid., pp. 78–89), afferma a proposito della reversibilità dello sguardo: Jean-Paul Sartre, L’essere e il nulla (Milano: Il Saggiatore, 1965), p. 326. L’incursione, molto specifica e complessa, rimane in questa sede un semplice suggerimento per approfondimenti futuri.53 Kirchmayr, Merleau-Ponty: una sintesi, p. 239.54 È infatti fitto il dialogo dell’ultimo Merleau-Ponty, che nel 1960 scrive proprio L’Œil et l’Esprit, e il Lacan dell’undicesimo seminario (che raccoglie interventi del 1964). In questi anni, soprattutto per l’idea di uno sguardo ‘catturato’ dal quadro e rovesciato sull’osservatore, i due pensatori sono molto vicini. Si veda Maurice Merleau-Ponty, L’occhio e lo spirito (Milano: SE, 1989).55 Il riferimento è a Tommaso Pincio, Il dono di saper vivere (Torino: Einaudi, 2018), studiato da Matteo Martelli, ‘In ritratto: Haenel e Pincio, tra èkphrasis e effrazione’, Finzioni, 1.1 (2021), 70–87. Per un approfondimento tra l’opera di Pincio e le arti figurative, si veda almeno Filippo Milani, Il pittore come personaggio (Roma: Carocci, 2020), pp. 129–41.56 Martelli, ‘In ritratto’, p. 77.57 Sull’interessante prospettiva di Pincio e sul tipo di èkphrasis, si veda ancora Martelli, ‘In ritratto’, p. 83: ‘L’èkphrasis si declinerebbe allora come scrittura che rende conto non tanto di una descrizione quanto del luogo del suo provenire, del contatto con le immagini, con una materia che ci sta di fronte’.58 Gambazzi, L’occhio e il suo inconscio, p. 211.59 Sono rare ma non sono assenti vere e proprie prose, che solitamente si innestano su ricordi biografici e andrebbero considerate come un caso a parte rispetto ai testi di cui si è parlato in quest’occasione. Si veda ad esempio la prosa ‘La Torre’, in La legge delle nubi (p. 141), al cui centro c’è un problematico ma intensissimo ricordo legato al rapporto con il padre (cito solo i primi passaggi): ‘Non fu mai perdonato. Subito dopo la guerra, mio padre aveva abbandonato l’esercito, composto ormai, a suo dire, da ufficiali e soldati alle cui divise sembrava rimaner attaccato il lezzo di risciacquature e di stenti del peggior neorealismo. In mezzo alla degradata promiscuità dei tempi, scoprì di non saper fare nulla […]’.60 Rossi Precerutti, Fatti di Caravaggio, p. 44. Per la figura di Narciso, si veda anche tutto il capitolo in Bal, Quoting Caravaggio, pp. 231–61, in part. pp. 239–46.61 Per le questioni di identità e alterità il riferimento è Jacques Lacan, ‘Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell’io’, in Scritti (Torino: Einaudi, 1974), pp. 87–94. Chiaramente, per comprendere le posizioni di Lacan è importante ripartire da Sigmund Freud, ‘Introduzione al narcisismo’, in Opere. Volume settimo: 1912–1914 (Torino: Bollati Boringhieri, 1975), pp. 439–72.62 Jacques Lacan, Il seminario X: l’angoscia (1962–1963) (Torino: Einaudi, 2007), p. 242. Anche in questo caso, non è possibile sviluppare questa lettura che credo, però, potrebbe essere produttiva. Penso che le prose, più che altri componimenti, permetterebbero di sviluppare quello che qui è stato definito un ‘tricoismo dell’io’, anche con gli strumenti specifici della critica filosofico-psicanalitica e alla luce di una contestazione di un’idea di cogito in senso cartesiano. Cf. anche l’analisi di Bal, Quoting Caravaggio, p. 235: ‘The mirror stage is crucial to the formation of the subject because it provides the sensational body of confused sense perceptions with an existence in space. […] In other words, fictive as it is, the mirror image is also, at the same time, the reality that anchors the organism in space’.63 Alle già citate ricostruzioni storiche di Jean Duvernoy, si possono menzionare ancora alcuni studi a cura di Francesco Zambon: La cena segreta: trattati e rituali catari (Milano: Adelphi, 1997); I trovatori e la crociata contro gli albigesi (Milano: Luni, 1999).
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期刊介绍: Italian Studies has a national and international reputation for academic and scholarly excellence, publishing original articles (in Italian or English) on a wide range of Italian cultural concerns from the Middle Ages to the contemporary era. The journal warmly welcomes submissions covering a range of disciplines and inter-disciplinary subjects from scholarly and critical work on Italy"s literary culture and linguistics to Italian history and politics, film and art history, and gender and cultural studies. It publishes two issues per year, normally including one special themed issue and occasional interviews with leading scholars.The reviews section in the journal includes articles and short reviews on a broad spectrum of recent works of scholarship.
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