19世纪南方的反革命、君主主义的爱国主义和政治暴力

Gianluca Albergoni, Gian Luca Fruci, Giulio Tatasciore, Pedro Rujula López, Laura Di Fiore
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Da tale prospettiva, l'autore sottolinea come nel volume di Pinto risulti enfatizzato il ruolo dei funzionari civili impegnati nel Mezzogiorno durante i primi anni della nazione risorgimentale, così come le pratiche di prevenzione e di polizia. Infine, Tatasciore suggerisce alcuni spunti critici e delinea possibili ulteriori prospettive di ricerca. Il contributo di Laura Di Fiore si sofferma invece su un altro tra i moltepli-­ ci aspetti che emergono dal volume, ovvero le forme di legittimismo e controrivoluzione che si svilupparono nel decennio dell'unificazione italiana. A partire dall'analisi di Pinto sulla dimensione politica del brigantaggio, l'autrice si concentra, in primo luogo, sul rapporto tra questo fenomeno e le insorgenze più risalenti, interrogandosi sulla possibilità di individuare una \"tradizione controrivoluzionaria\" nella storia del Mezzogiorno. Successivamente passa ad analizzare il borbonismo nel quadro della controrivoluzione ottocentesca europea, sottolineando i limiti di tale progetto politico e la conseguente difficoltà a essere percepito dagli antagonisti italiani come un avversario legittimo. Un quadro che spiega anche in parte l'ampio ricorso a misure eccezionali da parte dello Stato italiano, in fase di costruzione, per andare incontro a istanze della stessa società meridionale. Anche la prospettiva prescelta da Pedro Rújula López invita a inserire comparativamente il brigantaggio postunitario nel quadro della mobilitazione controrivoluzionaria del XIX secolo in area mediterranea, sottolineando come il tratto unificante di queste esperienze – accanto a quella dell'Italia meridionale viene focaliz zato il caso della Spagna durante le guerre carliste – vada individuato nel patriottismo monarchico, vera e propria cultura politica diffusa fra le masse popolari da tempo abituate all'uso delle armi e quindi capaci di sostenere il conflitto civile in nome dell'assolutismo contro il nuovo potere","PeriodicalId":440862,"journal":{"name":"SOCIETÀ E STORIA","volume":"72 1","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0000,"publicationDate":"2023-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":"{\"title\":\"Controrivoluzione, patriottismi monarchici e violenza politica nel Mezzogiorno dell'ottocento\",\"authors\":\"Gianluca Albergoni, Gian Luca Fruci, Giulio Tatasciore, Pedro Rujula López, Laura Di Fiore\",\"doi\":\"10.3280/ss2023-180006oa\",\"DOIUrl\":null,\"url\":null,\"abstract\":\"Il dossier che presentiamo ai lettori si compone di tre saggi, i quali propongono alcuni piani di lettura del volume di Carmine Pinto, La guerra per il Mezzogiorno. 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摘要

我们提交给读者的文件包括三篇文章,其中提出了一些阅读卡米平托(胭脂红)《南方战争》(war for the Mezzogiorno)的计划。意大利人,borbonici, briganti 1860- 1870 (Laterza, Bari, Roma, 2019),最近成为了一个以强盗为中心的丰富研究季节的参考点。首先,朱利叶斯·Tatasciore,朝着年考虑的在公共演讲,主题的新闻图brigante似乎越来越多地发挥identitari含义和具争议性,确定了关键的书数量在政治辩论的重要性因为暴力和战争的模式的中心地位。从这个角度来看,作者指出,平托的书强调了在资源国家初期在梅佐乔诺工作的文职人员的作用,以及预防和警察的做法。最后,Tatasciore提出了一些关键的观点,并概述了进一步研究的可能性。劳拉·迪菲奥里的贡献集中在书中出现的另一个方面,即在意大利统一的十年中发展起来的合法性和反革命的形式。从平托对强盗政治层面的分析开始,作者首先集中讨论了这一现象与更早出现的叛乱之间的关系,并质疑在梅佐乔诺的历史上是否有可能发现“反革命传统”。然后,它在19世纪欧洲反革命的背景下分析了波旁主义,强调了这一政治计划的局限性,以及由此产生的被意大利对手视为合法对手的困难。这在一定程度上解释了意大利政府在建设过程中广泛使用例外措施来满足南方社会本身的要求。佩德罗Rújula lopez的前景也呼吁把相对的框架内盗匪行为postunitario反革命动员19世纪在地中海地区的统一,强调从这些经验—除了意大利南部被语言的西班牙战争期间的情况中卡莱尔—应该爱国主义君主制,这是一种真正的政治文化,在长期习惯使用武器的群众中普遍存在,因此能够以专制主义反对新权力的名义支持国内冲突
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Controrivoluzione, patriottismi monarchici e violenza politica nel Mezzogiorno dell'ottocento
Il dossier che presentiamo ai lettori si compone di tre saggi, i quali propongono alcuni piani di lettura del volume di Carmine Pinto, La guerra per il Mezzogiorno. Italiani, borbonici, briganti 1860-­1870 (Laterza, Bari-­Roma, 2019), assurto recentemente a punto di riferimento di una ricca stagione di studi centrata sul brigantaggio. Nel primo, Giulio Tatasciore, muovendo dalla considerazione dell'attualità del tema nel discorso pubblico, nel quale la figura del brigante sembra ricoprire in maniera crescente significati identitari e polemici, identifica quale chiave storiografica del volume in discussione la rilevanza del dato politico della violenza e la centralità del paradigma della guerra. Da tale prospettiva, l'autore sottolinea come nel volume di Pinto risulti enfatizzato il ruolo dei funzionari civili impegnati nel Mezzogiorno durante i primi anni della nazione risorgimentale, così come le pratiche di prevenzione e di polizia. Infine, Tatasciore suggerisce alcuni spunti critici e delinea possibili ulteriori prospettive di ricerca. Il contributo di Laura Di Fiore si sofferma invece su un altro tra i moltepli-­ ci aspetti che emergono dal volume, ovvero le forme di legittimismo e controrivoluzione che si svilupparono nel decennio dell'unificazione italiana. A partire dall'analisi di Pinto sulla dimensione politica del brigantaggio, l'autrice si concentra, in primo luogo, sul rapporto tra questo fenomeno e le insorgenze più risalenti, interrogandosi sulla possibilità di individuare una "tradizione controrivoluzionaria" nella storia del Mezzogiorno. Successivamente passa ad analizzare il borbonismo nel quadro della controrivoluzione ottocentesca europea, sottolineando i limiti di tale progetto politico e la conseguente difficoltà a essere percepito dagli antagonisti italiani come un avversario legittimo. Un quadro che spiega anche in parte l'ampio ricorso a misure eccezionali da parte dello Stato italiano, in fase di costruzione, per andare incontro a istanze della stessa società meridionale. Anche la prospettiva prescelta da Pedro Rújula López invita a inserire comparativamente il brigantaggio postunitario nel quadro della mobilitazione controrivoluzionaria del XIX secolo in area mediterranea, sottolineando come il tratto unificante di queste esperienze – accanto a quella dell'Italia meridionale viene focaliz zato il caso della Spagna durante le guerre carliste – vada individuato nel patriottismo monarchico, vera e propria cultura politica diffusa fra le masse popolari da tempo abituate all'uso delle armi e quindi capaci di sostenere il conflitto civile in nome dell'assolutismo contro il nuovo potere
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