{"title":"暴力的微妙吸引力(在战争的南方)/反革命郊区。在意大利和西班牙,波旁对自由民族主义的抵抗:在第一次意大利战争中对合法性和反革命的比较解读","authors":"","doi":"10.3280/ss2023-180006","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"L'intervento inserisce comparativamente il brigantaggio nel Mezzogiorno d'Italia nel quadro della mobilitazione controrivoluzionaria del XIX secolo nell'area mediterranea, mostrando che il tratto unificante di queste esperienze è il patriottismo monarchico che rappresenta un'autentica cultura politica diffusa fra le masse popolari abituate all'uso delle armi e quindi capaci di sostenere il conflitto civile in nome dell'assolutismo contro il nuovo potere rivoluzionario. Il contributo si sofferma su uno dei molteplici aspetti che emergono dal volume, ovvero le forme di legittimismo e controrivoluzione che si svilupparono nel decennio dell'unificazione italiana. A partire dall'analisi di Pinto sulla dimensione politica del brigantaggio, l'autrice si concentra, in primo luogo, sul rapporto tra questo fenomeno e le insorgenze più risalenti, interrogandosi sulla possibilità di individuare una \"tradizione controrivoluzionaria\" nella storia del Mezzogiorno. In secondo luogo, l'autrice passa ad analizzare il borbonismo nel quadro della controrivoluzione ottocentesca europea, sottolineando i limiti di tale progetto politico. Proprio la debolezza del progetto politico borbonico e, ancor più, del suo nesso con il brigantaggio, favorirono la delegittimazione di quest'ultimo come avversario politico da parte dell'ultimo soggetto evocato dal titolo, gli italiani. 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Il fascino discreto della violenza (nel Mezzogiorno in guerra) / Periferie controrivoluzionarie. La resistenza borbonica al nazionalismo liberale in Italia e in Spagna: una lettura comparata / Legittimismo e controrivoluzione nella prima guerra italiana
L'intervento inserisce comparativamente il brigantaggio nel Mezzogiorno d'Italia nel quadro della mobilitazione controrivoluzionaria del XIX secolo nell'area mediterranea, mostrando che il tratto unificante di queste esperienze è il patriottismo monarchico che rappresenta un'autentica cultura politica diffusa fra le masse popolari abituate all'uso delle armi e quindi capaci di sostenere il conflitto civile in nome dell'assolutismo contro il nuovo potere rivoluzionario. Il contributo si sofferma su uno dei molteplici aspetti che emergono dal volume, ovvero le forme di legittimismo e controrivoluzione che si svilupparono nel decennio dell'unificazione italiana. A partire dall'analisi di Pinto sulla dimensione politica del brigantaggio, l'autrice si concentra, in primo luogo, sul rapporto tra questo fenomeno e le insorgenze più risalenti, interrogandosi sulla possibilità di individuare una "tradizione controrivoluzionaria" nella storia del Mezzogiorno. In secondo luogo, l'autrice passa ad analizzare il borbonismo nel quadro della controrivoluzione ottocentesca europea, sottolineando i limiti di tale progetto politico. Proprio la debolezza del progetto politico borbonico e, ancor più, del suo nesso con il brigantaggio, favorirono la delegittimazione di quest'ultimo come avversario politico da parte dell'ultimo soggetto evocato dal titolo, gli italiani. L'ampio ricorso a misure eccezionali da parte dello stato italiano, in fase di costruzione, fecero sì che esso assumesse immediatamente il volto dell'iper-stato per ragioni di sicurezza, in cui le esigenze statali incontrarono istanze della società meridionale.