Michele De Chirico, Davide Crippa, Barbara Di Prete
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Il testo, introducendo ad ampio spettro il paradigma innovativo della nascente quinta rivoluzione industriale, analizza questa transizione in chiave propositiva, cercando di individuarne le potenzialità in un'ottica sempre più inclusiva, sostenibile e resiliente. Lo "human centered design" codificato da anni deve essere dunque riletto alla luce di questo nuovo orizzonte sociale e lavorativo, dove la dimensione produttiva e quella conoscitivo-connettiva sembrano costituire ormai un unicum. In particolare, nel settore del welfare e della cura questo scenario schiude prospettive inedite: le arti, il design e la cultura possono affrontare la sfida della salute con nuovi strumenti e nuove sensibilità, introducendo un'innovazione sistemica a partire da bisogni e desideri anche individuali. Lo dimostra con chiarezza il caso studio analizzato – il progetto "Secondo nome: Huntington" – dove, anche in un contesto complesso come quello della malattia, il design ha svolto un ruolo fondamentale di "attivatore" di processi, "mediatore" di esperienze, ma anche "portatore" di soluzioni illuminanti, capaci di parlare a tutti perché parlano a ognuno di noi.