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Il colera del 1836 e il corpo francese d'occupazione di Ancona. Tra gestione dell'epidemia e rappresentazioni politico-culturali
L'articolo studia l'epidemia di colera che colpì Ancona nel 1836 focalizzandosi sul punto di vista della guarnigione francese insediata in città, nell'intento di analizzare l'impatto del «morbo asiatico» sulle relazioni tra i militari occupanti, le autorità e la popolazione civile. I generali francesi non lesinarono critiche al governo pontificio per la pessima gestione dell'emergenza sanitaria, influenzata dal «préjugé de la contagion» e orientata a pratiche medievali che, a loro avviso, esprimevano l'arretratezza dello Stato della Chiesa. Per tutta risposta, la pubblicistica reazionaria annoverava il colera tra i mali del XIX secolo, associandolo al ricordo degli sconvolgimenti portati dalla rivoluzione e da Napoleone. Questa lettura politico-culturale imperniata sullo scontro tra modernità e reazione non trova però corrispondenza nella realtà dei rapporti sociali e diplomatici: l'epidemia rafforzò i legami di solidarietà tra militari e civili, finendo per consolidare le buone relazioni tra Roma e Parigi.