Livio De Angelis, Lucrezia Dell'Acquila, Elisa Villani
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Stress traumatico e interventi di prevenzione per gli operatori delle professioni di aiuto e dei sistemi di soccorso in emergenza NUE 112 Lazio
Introduzione: Le professioni di aiuto: il contatto con la sofferenza altrui Tutti coloro che svolgono professioni d’aiuto, pur nella specificità di ciascun contesto, sono accomunati da un comune denominatore: il contatto continuo e prolungato con la sofferenza altrui. Tali professionisti, infatti, nello svolgimento della loro mansione, oltre alle competenze di natura tecnica, utilizzano anche e soprattutto abilità sociali e relazionali per soddisfare i bisogni di un’utenza che necessita urgentemente di aiuto. La caratteristica dell’urgenza crea le condizioni per cui una scelta sbagliata può diventare determinante per l’incolumità altrui. Gli operatori, in contesti emergenziali, si confrontano quotidianamente con il paradosso di “comportarsi come persone normali in situazioni anormali”. In tale scenario essi devono agire, rapidamente ed efficacemente, orientandosi al fare più che al sentire. Non è del tutto scontato che chi svolge un lavoro del genere sviluppi una forma di tolleranza alle emozioni generate da situazioni traumatiche. Il distanziamento emotivo è una risorsa di coping sicuramente funzionale per raggiungere l’obiettivo. Eppure tale distacco può diventare patologico quando l’operatore non è più in grado di entrare in contatto con le emozioni suscitate dall’evento traumatico, spinto dalla volontà non consapevole di voler aderire allo stereotipo dell’imperturbabilità. La conseguenza diretta di tale processo fa sì che si tendano a sovrastimare le proprie capacità, sperimentando un senso di inadeguatezza ancora maggiore quando per qualche ragione si perde il controllo.