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Abstract
Taking issue on Theo Kolzer's new edition of Die Urkunden der Merowinger (2001), the present paper sets out to examine some particular problems still arising from the language of this corpus of documents, within which the inquiry is here limited to those preserved in the original (c. 620 - 720 A.D.). Special attention is paid to questions pertaining to textual criticism, mainly on the limits to be set to the application of emendatio in this sort of texts. The discussion of orthography, which turns out to be much less arbitrary or capricious than one may believe at a first glance, is followed by the examination of some interesting cases in the fields of morphology, syntax and vocabulary. One result is the impression of a notable effort, made towards the end of the 7* century, to regain the orderly allure of the diplomatic prose of antiquity. / diplomi reali merovingici e una nuova edizione II percorso che dal latino conduce agli idiomi gallo-romanzi e, com'e noto, tutt'altro che rettilineo; o almeno tale deve necessariamente apparire ai moderni, costretti a farsene un'idea da fonti scritte di fattura spesso eterogenea. E il caso del piccolo gruppo dei diplomi reali della stirpe merovingia, il cui iatino' svaria da ostinate conservazioni del passato e stridenti ipercorrettismi a innovazioni grafiche che spesso sembrano svincolate dalla pronuncia; per tacere della sintassi che, sul filo di periodi lunghi e articolati, sembra a un certo punto franare per la difficolta di conciliare e armonizzare tra loro frasi fatte e luoghi comuni precosti tuiti che vengono calati in contesti nuovi. Inestimabile e bensi per noi la testimo nianza di queste poche decine di documenti, ripetutamente trascritti negli ultimi secoli da papiri e pergamene originali, e analizzati con insuperata acribia da Jeanne Vielliard1; ma la lettura di pezzi cosi vetusti e in condizioni cosi misere e spesso