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Abstract
Questo saggio presenta i riferimenti alle beatitudini evangeliche (Mt 5, 3-9) da parte di Dante come chiave di lettura per comprendere il motivo teologico del Purgatorio. Dopo la purgazione di un peccato mortale, un angelo proclama una beatitudine. Nella Divina Commedia, pero, non e immediatamente chiaro quale sia la correlazione tra peccato, virtu, grazia e beatitudini. Dante conosceva le idee teologiche di Tommaso d’Aquino e di Bonaventura, e come loro esprimeva una preoccupazione per la felicita come fine ultimo dell’individuo umano. La sua dipendenza da questi teologi puo spiegare la presenza delle beatitudini nel Purgatorio. In questo saggio si discutono le beatitudini come elemento strutturale per Dante, nonche le fonti teologiche a cui esse risalgono, al fine di capire meglio la relazione tra le beatitudini e i peccati purificati. Cosi, vediamo che le beatitudini preludono gia, seppure in forma rudimentale, alla partecipazione alle cose celesti da parte dell’individuo umano.