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Abstract
Il saggio indaga il rapporto tra immaginario nazionale e culture femministe nell'eta di massima espansione dell'egemonia coloniale europea. Nella prima parte e tematizzata la struttura di genere delle narrative occidentali del progresso nelle loro declinazioni in altrettanti quadri nazionali. L'obiettivo e chiarire l'investimento sulle donne dei progetti identitari nazionali che concorre, con le sue ambivalenze, alla nascita dei femminismi occidentali e contrassegna il nazionalismo su scala globale. L'indagine si concentra quindi sui circoli femministi italiani tra Otto e Novecento, anch'essi impegnati a fronteggiare un'idea di progresso in ultimo suffragata dalla figura consensualmente subalterna della donna madre e madrina della famiglia-nazione. Le storie e cronache della famiglia nel mondo si offrono allora a una rivisitazione femminile della civilizzazione tesa a valorizzare le donne come soggetti attivi e dirimenti di ogni effettivo sviluppo nazionale. La critica agli arcaismi patriarcali occidentali si nutre di stereotipi orientalisti ma al contempo si propone come terreno di confronto con i primi gruppi femministi nati ai margini o all'interno degli imperi coloniali, in particolare col nascente femminismo egiziano, a sua volta condotto a ripensare le tradizioni di civilta al femminile del mondo arabo e musulmano e proprie del popolo egiziano. Un esempio di storie connesse sotto il segno normativo del nazionalismo, al tempo stesso omologante e conflittuale, nell'eta dell'imperialismo.