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Abstract
a progettazione di politiche economiche e pubbliche tradizionalmente ha tralasciato due importanti fattori. Da un lato, si è fatto scarso utilizzo dei risultati ottenuti dalle scienze comportamentali e sociali (Shafir, 2012). Dall’altro, non si è riusciti a sfruttare la forza del metodo sperimentale. La prassi è stata piuttosto quella di seguire la linea tracciata dalla teoria economica neoclassica, che vede ogni individuo come un razionale calcolatore della propria utilità attesa. Questo modello astratto, che alla luce dei recenti risultati sperimentali mal si adatta ai reali meccanismi di scelta degli esseri umani, ha portato, nel policy making, a regolare i comportamenti dei cittadini per lo più tramite la modifica di incentivi economici, l’utilizzo di divieti e di regolamentazioni. A partire dagli ultimi cinque anni la fertile combinazione di due approcci innovativi tenta di trasformare questo panorama. La rivoluzione nudge mostra come far leva sui fattori sociali e cognitivi che influenzano le decisioni per promuovere comportamenti virtuosi, indirizzando la libertà di scelta degli individui, senza limitarla. L’evidence-based policy introduce la sperimentazione per valutare quali politiche effettivamente funzionino e quali no, sulla base dell’evidenza data dai risultati raccolti, sottraendo il disegno di public policy agli sterili dibattiti pregiudizievoli e ideologizzati.
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