{"title":"Book review: Paola Polito e Antonio Zollino (a cura di), Per Orsola Nemi ed Henry Furst. Saggi e testimonianze","authors":"A. Valentini","doi":"10.1177/00145858221129892","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"tizza, come già molti altri, e a conferma del volantino di rivendicazione delle BR, che l’attentato avrebbe dovuto essere un avvertimento non letale, un “limitarsi a invalidare la spia” (175), ma che Riccardo Dura, invece, forse eccitato da una reazione orale sfidante di Rossa già gambizzato, alla Montanelli, sia tornato sui suoi passi per uccidere. Questo libro di Luzzatto forse non si distingue per apportare novità sull’omicidio di Rossa, ma è il primo studio che indaga sulle sue origini e lo colloca in una cornice storica e sociale che rende giustizia alla figura protagonista. Trovo che il saggio vada letto in parallelo con il seminale libro-inchiesta della figlia di Guido, Sabina Rossa, scritto insieme al giornalista Giovanni Fasanella: Guido Rossa, mio padre (Rizzoli, 2006, 199 pp., 8,80€), perché anche in quel caso non ci troviamo dinanzi a un “monumento di carta” in favore del papà ucciso, ma a un saggio investigativo ricco di rigore, forte di interviste con un cospicuo numero di ex terroristi e di ex servitori dello Stato, e lo sviluppo di una tesi degna. I due lavori, se letti insieme, mettono bene in controluce l’isolamento di Guido Rossa all’interno dell’Italsider, ma anche della CGIL. Un isolamento riconosciuto dallo stesso sindacato, con un celebre discorso di Lama, ma in definitiva ammesso anche dal consiglio di fabbrica dell’Italsider che avrebbe dovuto denunciare il postino delle BR anziché lasciare l’incombenza sulle sole spalle di Guido Rossa.","PeriodicalId":12355,"journal":{"name":"Forum Italicum","volume":"57 1","pages":"262 - 267"},"PeriodicalIF":0.1000,"publicationDate":"2023-05-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":null,"PeriodicalName":"Forum Italicum","FirstCategoryId":"1085","ListUrlMain":"https://doi.org/10.1177/00145858221129892","RegionNum":4,"RegionCategory":"文学","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":null,"EPubDate":"","PubModel":"","JCR":"0","JCRName":"LANGUAGE & LINGUISTICS","Score":null,"Total":0}
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Abstract
tizza, come già molti altri, e a conferma del volantino di rivendicazione delle BR, che l’attentato avrebbe dovuto essere un avvertimento non letale, un “limitarsi a invalidare la spia” (175), ma che Riccardo Dura, invece, forse eccitato da una reazione orale sfidante di Rossa già gambizzato, alla Montanelli, sia tornato sui suoi passi per uccidere. Questo libro di Luzzatto forse non si distingue per apportare novità sull’omicidio di Rossa, ma è il primo studio che indaga sulle sue origini e lo colloca in una cornice storica e sociale che rende giustizia alla figura protagonista. Trovo che il saggio vada letto in parallelo con il seminale libro-inchiesta della figlia di Guido, Sabina Rossa, scritto insieme al giornalista Giovanni Fasanella: Guido Rossa, mio padre (Rizzoli, 2006, 199 pp., 8,80€), perché anche in quel caso non ci troviamo dinanzi a un “monumento di carta” in favore del papà ucciso, ma a un saggio investigativo ricco di rigore, forte di interviste con un cospicuo numero di ex terroristi e di ex servitori dello Stato, e lo sviluppo di una tesi degna. I due lavori, se letti insieme, mettono bene in controluce l’isolamento di Guido Rossa all’interno dell’Italsider, ma anche della CGIL. Un isolamento riconosciuto dallo stesso sindacato, con un celebre discorso di Lama, ma in definitiva ammesso anche dal consiglio di fabbrica dell’Italsider che avrebbe dovuto denunciare il postino delle BR anziché lasciare l’incombenza sulle sole spalle di Guido Rossa.