{"title":"Analogia e dimostrazione. Sviluppi nella tradizione medievale degli Analitici secondi","authors":"Amos Corbini","doi":"10.54103/2035-7362/19491","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"L’articolo analizza il problema dei nessi predicativi analogici nella teoria della dimostrazione di Aristotele, dove essi sono marginali, e i suoi sviluppi nella tradizione esegetica medievale latina del XIII secolo. \nGrossatesta sostiene che la dimostrazione può provare predicati detti analogicamente di soggetti diversi; Kilwardby e dopo di lui ancor più Egidio Romano mostrano che tale scopo è da raggiungere anche attraverso un termine medio connesso analogicamente ai termini estremi. Inoltre, Egidio sostiene in un passo l’esistenza di un ordinamento gerarchico tra le proprietà dimostrate per analogia, ma altrove mostra invece che esse si configurano più variamente. \nNel XIV secolo, Giovanni Buridano riprende i tratti fondamentali di queste interpretazioni, nel quadro di un generale allargamento dei caratteri della scienza aristotelica del quale, forse, le idee sull’analogia potrebbero rappresentare uno stadio iniziale. \n \nThe paper deals with the problem of predicative analogical connections in the Aristotelian theory of demonstration, where they are marginal, and with its developments in the thirteenth-century medieval latin exegetical tradition. \nGrosseteste claims that demonstration can prove predicates that are said analogically of different subjects; Kilwardby and, after him, even more Giles of Rome show that this aim can be reached also through a medium analogically connected to the extreme terms. Giles upholds in a passage the existence of a gerarchical order among properties analogically demonstrated; somewhere else, however, he shows that they can configure more variously. \nIn the following century, John Buridan resumes the basic lines of those interpretations, in the framework of a general widening of the features of Aristotelian science; maybe, his ideas on analogy could represent an initial stage of this tendence.","PeriodicalId":30063,"journal":{"name":"Doctor Virtualis","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.1000,"publicationDate":"2023-06-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":null,"PeriodicalName":"Doctor Virtualis","FirstCategoryId":"1085","ListUrlMain":"https://doi.org/10.54103/2035-7362/19491","RegionNum":0,"RegionCategory":null,"ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":null,"EPubDate":"","PubModel":"","JCR":"0","JCRName":"MEDIEVAL & RENAISSANCE STUDIES","Score":null,"Total":0}
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Abstract
L’articolo analizza il problema dei nessi predicativi analogici nella teoria della dimostrazione di Aristotele, dove essi sono marginali, e i suoi sviluppi nella tradizione esegetica medievale latina del XIII secolo.
Grossatesta sostiene che la dimostrazione può provare predicati detti analogicamente di soggetti diversi; Kilwardby e dopo di lui ancor più Egidio Romano mostrano che tale scopo è da raggiungere anche attraverso un termine medio connesso analogicamente ai termini estremi. Inoltre, Egidio sostiene in un passo l’esistenza di un ordinamento gerarchico tra le proprietà dimostrate per analogia, ma altrove mostra invece che esse si configurano più variamente.
Nel XIV secolo, Giovanni Buridano riprende i tratti fondamentali di queste interpretazioni, nel quadro di un generale allargamento dei caratteri della scienza aristotelica del quale, forse, le idee sull’analogia potrebbero rappresentare uno stadio iniziale.
The paper deals with the problem of predicative analogical connections in the Aristotelian theory of demonstration, where they are marginal, and with its developments in the thirteenth-century medieval latin exegetical tradition.
Grosseteste claims that demonstration can prove predicates that are said analogically of different subjects; Kilwardby and, after him, even more Giles of Rome show that this aim can be reached also through a medium analogically connected to the extreme terms. Giles upholds in a passage the existence of a gerarchical order among properties analogically demonstrated; somewhere else, however, he shows that they can configure more variously.
In the following century, John Buridan resumes the basic lines of those interpretations, in the framework of a general widening of the features of Aristotelian science; maybe, his ideas on analogy could represent an initial stage of this tendence.