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Abstract
La Bolognina è storicamente ritenuto il più grande quartiere operaio bolognese. Negli anni Trenta la sua crescita è tale da rendere evidente la necessità, per le autorità fasciste, di una sua funzionale integrazione nella città organizzata. Le modalità privilegiate sono quelle di una nazionalizzazione piccolo-borghese fondata sull’intrusione senza precedenti del pubblico negli spazi anche privati della città, in termini di pratiche abitative, uso dello spazio urbano e logiche dei consumi. Tra questi specifici percorsi è in particolare l’ultimo quello su cui più mi concentro, quello che, finora, meno ha goduto dell’attenzione degli storici. Quello dove un ruolo significativo viene assunto dalle vie dei negozi e dagli spazi connessi al dettaglio commerciale, dai commercianti e dalle loro vetrine elevate ora a “nuovi e molto trasparenti confini tra pubblico e privato”.
Bolognina is considered the largest historic working-class district in Bologna. Given its rapid growth during the 1930s, fascist authorities decided it was time to integrate it with the city at the functional level. Their preferred strategy was a petit-bourgeois nationalization based on an unprecedented intrusion of the public even into the city’s private spaces, by way of housing practices, use of urban space and consumption patterns. Among these issues, the latter is the one I will focus on the most since it is the one that has so far received the least attention from historians. Shopping streets, retail spaces, shopkeepers and their shop windows – which have now become “new and rather transparent borders between public and private” – play a crucial role dealing with this theme.