{"title":"Papini esoterico: L’occultismo come “millenario intruglio di ermetismo e di cabala”","authors":"Daria Bozzato","doi":"10.1177/00145858221128785","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"Agli inizi del Novecento, grazie alla frequentazione di fucine esoteriche come la Biblioteca Filosofica di Firenze e il caffè delle Giubbe Rosse, Giovanni Papini alimentò il suo interesse nei confronti della tradizione esoterica, dal momento che questa permetteva un allontanamento dall’eccesso razionale proprio del positivismo e, di conseguenza, una trasformazione della sensibilità umana. Come evidenziato in alcuni articoli pubblicati nella fase finale del Leonardo, Papini ammirava, però, solo alcuni aspetti dell’occultismo e ne criticava la mancanza di metodo e la superficialità di osservazioni. Il rapporto ambiguo di Papini con l’occulto rafforza, di fatto, i tratti non lineari e ossimorici del suo pensiero, tratti che saranno caratteristici anche del periodo post conversione. A differenza di precedenti studi sul rapporto tra Papini e l’occulto che si soffermano soprattutto sulla fase iniziale del Leonardo, l’obiettivo di questo saggio è evidenziare come l’intellettuale fiorentino, anche nella fase successiva alla conversione del 1919, continuò a parlare di maghi ed occultisti in maniera ambigua. Questo è ben evidente in un manoscritto inedito scoperto presso l’archivio Papini della Fondazione Primo Conti di Fiesole dal titolo Occultisti, che il seguente articolo esaminerà e citerà per la prima volta in maniera parziale.","PeriodicalId":12355,"journal":{"name":"Forum Italicum","volume":"57 1","pages":"75 - 90"},"PeriodicalIF":0.1000,"publicationDate":"2022-10-05","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":null,"PeriodicalName":"Forum Italicum","FirstCategoryId":"1085","ListUrlMain":"https://doi.org/10.1177/00145858221128785","RegionNum":4,"RegionCategory":"文学","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":null,"EPubDate":"","PubModel":"","JCR":"0","JCRName":"LANGUAGE & LINGUISTICS","Score":null,"Total":0}
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Abstract
Agli inizi del Novecento, grazie alla frequentazione di fucine esoteriche come la Biblioteca Filosofica di Firenze e il caffè delle Giubbe Rosse, Giovanni Papini alimentò il suo interesse nei confronti della tradizione esoterica, dal momento che questa permetteva un allontanamento dall’eccesso razionale proprio del positivismo e, di conseguenza, una trasformazione della sensibilità umana. Come evidenziato in alcuni articoli pubblicati nella fase finale del Leonardo, Papini ammirava, però, solo alcuni aspetti dell’occultismo e ne criticava la mancanza di metodo e la superficialità di osservazioni. Il rapporto ambiguo di Papini con l’occulto rafforza, di fatto, i tratti non lineari e ossimorici del suo pensiero, tratti che saranno caratteristici anche del periodo post conversione. A differenza di precedenti studi sul rapporto tra Papini e l’occulto che si soffermano soprattutto sulla fase iniziale del Leonardo, l’obiettivo di questo saggio è evidenziare come l’intellettuale fiorentino, anche nella fase successiva alla conversione del 1919, continuò a parlare di maghi ed occultisti in maniera ambigua. Questo è ben evidente in un manoscritto inedito scoperto presso l’archivio Papini della Fondazione Primo Conti di Fiesole dal titolo Occultisti, che il seguente articolo esaminerà e citerà per la prima volta in maniera parziale.