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Abstract
Il cinema è stato una delle tante direzioni in cui si è espresso il multiforme talento del poeta-ingegnere Leonardo Sinisgalli. Si tratta di un’attività che resta tuttavia ancora poco indagata. L’articolo intende esplorare la produzione filmografica di questo autore, cercandovi collegamenti con la sua opera letteraria. La prima parte dell’articolo è dedicata ai pochi scritti che Sinisgalli ha dedicato al cinema. I paragrafi successivi esaminano in ordine cronologico tutti i film a cui – in diversi ruoli – Sinisgalli ha collaborato. In alcuni casi si tratta di film perduti, e quindi l’analisi, per questi titoli, si fonda su documenti d’epoca. Il paragrafo conclusivo pone in luce gli elementi ricorrenti nella filmografia di Sinisgalli. Sebbene non si sia dedicato in modo continuativo al cinema, Sinisgalli ha dato vita a una filmografia che non può essere vista solo come una serie di casuali committenze accettate per ragioni contingenti. I film a cui ha partecipano costituiscono tappe di una personale riflessione che si articola anche su altri media. Sul piano formale, diverse opere di Sinisgalli si caratterizzano per il tentativo di trovare un equivalente cinematografico del verso poetico. Sul piano contenutistico, questi film non sono propriamente opere didattiche, anche se ne possiedono alcune caratteristiche. Un tema cruciale è la contrapposizione tra la complessità e irregolarità del reale e lo sforzo conoscitivo compiuto per sottomettere e dominare questa complessità: per comprenderla razionalmente e per portarne alla luce la bellezza. Ha, però, forse un valore emblematico il fatto che la filmografia sinisgalliana inizi con Una lezione di geometria (1948) e termini con Ghizzardi pittore contadino (1966). Il primo film è caratterizzato dalla volontà di dominare, attraverso la razionalità, gli aspetti più complessi e irregolari della realtà. L’ultimo segna invece la prevalenza del mondo oscuro, rispetto al quale non sembrano esservi possibilità di comprensione razionale.