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Abstract
Studi recenti hanno permesso di rivedere la storia della Tomba di Giulio II come un’elaborazione parallela di idee diverse, anche contrastanti tra loro. Questo saggio cerca di dimostrare come la centralità della figura del Mosè, evidente nella soluzione finale di San Pietro in Vincoli, sia un elemento già considerato da Michelangelo, seppur in forma diversa, nel primo progetto dell’opera concepito quarant’anni prima. Si cerca inoltre di ricondurre questa idea mosaica della tomba al contesto di Giulio II e ai rapporti tra Michelangelo e Machiavelli documentati nel 1506. Il saggio propone anche un ritorno alla tradizionale datazione della statua al 1514-1516, in contrasto con le recenti proposte di datare il Mosè molto più tardi, al 1532 o addirittura al 1542. Infine, interpreta questa idea mosaica della tomba, che celebra il papa defunto come un Mosè risorto, come un meta-soggetto, metaforico dello straordinario naturalismo di Michelangelo.