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Abstract
Il problema del comunicare in medicina si colloca all’interno della relazione “medico-paziente”, una relazione la cui rilevanza è sottolineata dalle scienze della mente, mentre risulta tradizionalmente meno valorizzata della medicina organicistica, che considera il medico precipuamente nel suo “agire sul” e non nell’“interagire col” paziente. In Italia, le conseguenze lente ad annullarsi del ventennio fascista e del suo totale ostracismo dato alla psicologia, al suo inserimento accademico, alle sue applicazioni, hanno favorito il realizzarsi di una medicina estranea alle implicazioni psicologiche e orientata a operare sulla base di un organicismo rigorosamente meccanicistico. Tale orientamento è venuto rafforzandosi sulla base degli enormi e imprevedibili progressi nelle tecniche diagnostiche e di trattamento terapeutico e del sempre più rapido ampliamento delle conoscenze medico-biologiche. Ciò ha comportato la necessità di una specializzazione sempre più avanzata, che stimolava ogni specialista ad affrontare con sempre maggiore competenza un settore sempre più ristretto dell’organismo e a intervenire settorialmente sulla sua patologia. Col risultato che, con l’eccezione dei medici generalisti e dei pediatri di base, il sanitario concentrato su un settore notevolmente circoscritto rischiava di trascurare i problemi della persona a cui tale settore apparteneva e la dimensione psicologica di tale persona. Una dimostrazione del procedere della medicina verso un perfezionismo sempre più circoscritto e della tendenza a prescindere dal considerare l’uomo globalmente inteso e la sua psiche, risulta dal fatto che, fino allo scorso decennio, la formazione psicologica non veniva considerata, se non in modo subordinato e opzionale, dall’ordinamento relativo alla formazione del medico italiano, che poteva così iniziare la sua attività professionale ignorando le leggi del comportamento umano e le implicazioni di quel rapporto personale tanto rilevanti nella relazione medico-paziente. Questa mancata formazione psicologica esprimeva la tendenza del corso di laurea in medicina e chirurgia ad organizzarsi in modo da sostenere: