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Abstract
Attraverso l’analisi di partiture e scritti di poetica di Jonathan Harvey, il saggio si prefigge di creare una tensione dialettica tra l’impiego compositivo di sempre piu progredite tecnologie elettroacustiche e l’insistenza (crescente nel corso dell’evoluzione creativa del maestro britannico) sul concetto di “ispirazione”, con un vasto corredo di riflessioni riconducibili in senso lato al tema di ascendenza romantica dello “spirituale nella musica”. Intesa dunque, questa, come «a medium for a higher mode of consciousness or awareness, or […] a connection with it or a representation or model of it».
E un dato di fatto che la digitalizzazione del suono, onnipresente ormai in ogni pratica musicale sia elitaria sia popular, se va coniugandosi con un appello alla riscoperta dei valori della tradizione umanistica, non puo che sollevare interrogativi a nostro avviso ineludibili: innanzitutto, circa la possibilita e la congruita stessa di tale problematica convergenza.
Con riferimento a diverse fonti (Benjamin, Messiaen, Bortolotto, Ferneyhough, Busoni, Adorno ecc.), l’Autore correla la prepotente tensione evolutiva dei materiali e delle pratiche musicali degli ultimi decenni – teatro di questo fenomeno epocale che vide Jonathan Harvey tra i protagonisti – con spinte in senso contrario che si potrebbero definire anche – stando alle prese di posizione poetiche ed estetiche – nostalgiche, regressive, arcaicizzanti se non addirittura irrelate al prodotto sonoro stesso cui pretendono di essere intimamente legate.