{"title":"Dall'invidia come negazione di sé e dell'altro, alla fiducia come giusta percezione di sé e riconoscimento del valore dell'altro","authors":"Emanuela Trotta","doi":"10.3280/qua2021-113011","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"L'invidia nasce dal confronto con l'altro, è una dinamica sociale importante, poiché è tramite l'altro che affermiamo noi stessi. Viviamo in una società competitiva, in cui la persona non vale per quello che è, ma in relazione agli altri. Paragonarci agli altri rischia di diventare il sistema di misura delle nostre presunte mancanze. Quando cadiamo in questa trappola il confronto ci opprime e ci rende infelici. Quando ci si imbatte nel limite, la fiducia nel proprio valore si trasforma in fallimento. Quella dell'invidia è una dinamica relazionale. Perche lui sì e io no? Questa è la domanda sottesa e lacerante. Il bene dell'altro appare come uno scacco del proprio destino, una diminuizione del proprio essere. L'altro irrompe nell'universo del soggetto interrompendone le pretese, incrinandone l'autostima, rivelandone l'inferiorità. L'eccellenza dell'altro viene percepita come una svalutazione di sé. Dalla consapevolezza della nostra mancanza possono scaturire senso di inferiorità, inadeguatezza e odio per la grandezza dell'altro che ci schiaccia. Perché il confronto sia costruttivo occorre prendere coscienza della propria fragilità e imperfezione. L'accettazione di sé non è rassegnazione, ma ci rende liberi di procedere fiduciosamente verso la vita. È questa fiducia che sarà capace di innescare il cambiamento, valorizzare noi stessi, percorrendo l'unica via che porta alla felicità e alla nostra crescita e nell'ambito lavorativo si ripercuoterà sulla produttività e sull'innovazione.","PeriodicalId":211105,"journal":{"name":"QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO","volume":"49 1","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0000,"publicationDate":"2022-07-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":null,"PeriodicalName":"QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO","FirstCategoryId":"1085","ListUrlMain":"https://doi.org/10.3280/qua2021-113011","RegionNum":0,"RegionCategory":null,"ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":null,"EPubDate":"","PubModel":"","JCR":"","JCRName":"","Score":null,"Total":0}
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Abstract
L'invidia nasce dal confronto con l'altro, è una dinamica sociale importante, poiché è tramite l'altro che affermiamo noi stessi. Viviamo in una società competitiva, in cui la persona non vale per quello che è, ma in relazione agli altri. Paragonarci agli altri rischia di diventare il sistema di misura delle nostre presunte mancanze. Quando cadiamo in questa trappola il confronto ci opprime e ci rende infelici. Quando ci si imbatte nel limite, la fiducia nel proprio valore si trasforma in fallimento. Quella dell'invidia è una dinamica relazionale. Perche lui sì e io no? Questa è la domanda sottesa e lacerante. Il bene dell'altro appare come uno scacco del proprio destino, una diminuizione del proprio essere. L'altro irrompe nell'universo del soggetto interrompendone le pretese, incrinandone l'autostima, rivelandone l'inferiorità. L'eccellenza dell'altro viene percepita come una svalutazione di sé. Dalla consapevolezza della nostra mancanza possono scaturire senso di inferiorità, inadeguatezza e odio per la grandezza dell'altro che ci schiaccia. Perché il confronto sia costruttivo occorre prendere coscienza della propria fragilità e imperfezione. L'accettazione di sé non è rassegnazione, ma ci rende liberi di procedere fiduciosamente verso la vita. È questa fiducia che sarà capace di innescare il cambiamento, valorizzare noi stessi, percorrendo l'unica via che porta alla felicità e alla nostra crescita e nell'ambito lavorativo si ripercuoterà sulla produttività e sull'innovazione.