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Abstract
Il confronto a cui chiama questo contributo è un'ipotesi sulla distruttività e la guerra che le consideri come una possibilità umana, una possibilità di soglia, dalla quale una delle direzioni che può scaturirne è l'attrazione desiderante e giocosa del piacere che deriva dalla sofferenza e dall'annientamento dell'altro. Qualora dal livello di coppia si passi a quello di gruppo o collettivo, i rinforzi derivanti dalla molteplicità condivisa possono produrre, e producono, macchine di distruzione basate sul principio del piacere, fino all'appagamento e alla lunga elaborazione della colpa. Una simile ipotesi implica la necessità di accogliere l'inconscio come forza generativa più che come difesa. Sembra importante privi-legiare una lettura psicoanalitica dei fenomeni intesa come esperienza radicale di apertura, volta a comprendere anche uno dei fenomeni più perturbanti della nostra vita collettiva, come la guerra. Prima ancora che una terapeutica, solo una comprensione derivante da un adeguato esame di realtà potrà aprire a qual-che possibilità di intervento per prevenire la distruttività umana. Per ora, siamo ben lontani da una comprensione attendibile, e il moralismo non aiuta.