{"title":"Artroscopia del gomito","authors":"P. Mansat, S. Delclaux, N. Bonnevialle","doi":"10.1016/S2211-0801(20)30004-2","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"<div><h3>Riassunto</h3><p>Da oltre 30 anni l'artroscopia del gomito continua a progredire. La tecnica si è evoluta in particolare con l'impiego di nuove vie d'accesso. Se la tendenza iniziale era quella di utilizzare quattro vie d'accesso (due anteriori e due posteriori), l'aumento delle indicazioni ha condotto la maggior parte dei chirurghi ad aumentarne il numero. L'obiettivo è associare alla via classica strumentale una via supplementare per l'introduzione di divaricatori. Le vie d'accesso più a rischio sono quelle anteriori. Più sono prossimali rispetto all'epicondilo, più sono distanti dalle strutture vascolo-nervose. L'insieme delle vie d'accesso posteriori è relativamente sicuro, gli elementi vascolo-nervosi sono sufficientemente distanti dai punti d'accesso. Le indicazioni più comuni riguardano l'ablazione di corpi estranei, l'osteocondrite dissecante, la patologia sinoviale, l'artrolisi chirurgica, l'artrosi del gomito, il conflitto posteromediale, e infine il trattamento dell'epicondilite laterale. Altre indicazioni restano meno frequenti, o in via di validazione, come il trattamento di alcune fratture articolari o dell'instabilità posterolaterale del gomito. Si può effettuare un intervento endoscopico anche per la liberazione del nervo ulnare o per gesti extra-articolari di borsite preolecranica e di reinserimento dei tendini del bicipite o del tricipite. Il tasso di complicanze legato a questa tecnica si attesta intorno al 10-12%, il cui 4% per danno neurologico.</p></div>","PeriodicalId":100454,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Ortopedica","volume":"15 2","pages":"Pages 1-12"},"PeriodicalIF":0.0000,"publicationDate":"2019-02-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"https://sci-hub-pdf.com/10.1016/S2211-0801(20)30004-2","citationCount":"0","resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":null,"PeriodicalName":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Ortopedica","FirstCategoryId":"1085","ListUrlMain":"https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2211080120300042","RegionNum":0,"RegionCategory":null,"ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":null,"EPubDate":"","PubModel":"","JCR":"","JCRName":"","Score":null,"Total":0}
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Abstract
Riassunto
Da oltre 30 anni l'artroscopia del gomito continua a progredire. La tecnica si è evoluta in particolare con l'impiego di nuove vie d'accesso. Se la tendenza iniziale era quella di utilizzare quattro vie d'accesso (due anteriori e due posteriori), l'aumento delle indicazioni ha condotto la maggior parte dei chirurghi ad aumentarne il numero. L'obiettivo è associare alla via classica strumentale una via supplementare per l'introduzione di divaricatori. Le vie d'accesso più a rischio sono quelle anteriori. Più sono prossimali rispetto all'epicondilo, più sono distanti dalle strutture vascolo-nervose. L'insieme delle vie d'accesso posteriori è relativamente sicuro, gli elementi vascolo-nervosi sono sufficientemente distanti dai punti d'accesso. Le indicazioni più comuni riguardano l'ablazione di corpi estranei, l'osteocondrite dissecante, la patologia sinoviale, l'artrolisi chirurgica, l'artrosi del gomito, il conflitto posteromediale, e infine il trattamento dell'epicondilite laterale. Altre indicazioni restano meno frequenti, o in via di validazione, come il trattamento di alcune fratture articolari o dell'instabilità posterolaterale del gomito. Si può effettuare un intervento endoscopico anche per la liberazione del nervo ulnare o per gesti extra-articolari di borsite preolecranica e di reinserimento dei tendini del bicipite o del tricipite. Il tasso di complicanze legato a questa tecnica si attesta intorno al 10-12%, il cui 4% per danno neurologico.